“Smafiato”, storia di Guido che dice no alla violenza
Romanzo di esordio di Francesco Tarantino
Cultura | 2 gennaio 2024
Arriva in libreria “Smafiato”, primo cimento narrativo di Francesco Tarantino, noto e stimato dirigente sindacale e runner tenace (Francesco Tarantino, Smafiato, Book Sprint, 126 pagine, 17 euro). Ambientato in un quartiere affacciato sul mare della Palermo a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso il romanzo, nonostante la scelta di narrare gli eventi in prima persona, non è un’autobiografia. Si tratta piuttosto di una sorta di biografia di una generazione nata e cresciuta immersa dentro a un ambiente in cui il mondo di sopra (la relativa serenità economica appena conquistata dai genitori con i primi segni del benessere, la casa acquistata con i duri sacrifici di una vita di lavoro, la possibilità di frequentare la scuola superiore ) si incontra e spesso si intreccia con il mondo di sotto; con la mafia onnipresente e pervasiva della quale, per paura neanche si parla, ma nei cui confronti v'è sostanziale e silenziosa accettazione.
Lo storia di Guido, il protagonista, è segnata dal lento e complesso allontanamento dall'ambiente in cui è nato e cresciuto; presa di distanza che si concretizza innanzitutto nel rifiuto della violenza intrinseca alla sottocultura mafiosa. La scomparsa di Coluccio, un aspirante “picciotto” di mafia che non ha saputo stare alle regole e si è bruciato toccando ciò che non poteva toccare, è il punto di avvio del racconto: ai “barroni”, luogo simbolo del racconto, dove i ragazzi ogni pomeriggio si incontrano - punto di confine tra il quartiere e la città “degli altri” - si discute il mistero della scomparsa, che non è però tale per la tragica madre che va gridando per le strade del quartiere il suo dolore e la sua richiesta agli assassini di avere almeno un cadavere da seppellire.
C'è la musica, naturalmente, al centro degli interessi: la chitarra e il sogno di creare un gruppo, i capelli lunghi alla John Lennon, i pantaloni aderentissimi e a zampa di elefante. Gli ingenui segni distintivi di una generazione che, senza averne ancora acquisito piena coscienza, pensò davvero di poter cambiare la propria vita; ed insieme ad essa il mondo. La parrocchia come unico luogo di possibile aggregazione, ma non certo di liberazione. Bisogna però riscattarsi dai silenzi e dalle ambiguità dell'ambiente e della stessa famiglia di provenienza: soprattutto lo zio Antò, personaggio “‘ntiso” nella borgata, del quale il giovanissimo Guido scopre l'arsenale nascosto e che diventa la causa degli incubi del giovane protagonista.
La via maestra sembra il lavoro in un'azienda del comparto agroalimentare, lontana dalle strade del quartiere d'origine. L'esperienza del luogo di lavoro consente a Guido di acquisire la consapevolezza delle ingiustizie sociali e delle compromissioni che investono il mondo delle aziende: la scelta è l'impegno nel sindacato come strumento per il miglioramento delle condizioni collettive, ma al tempo stesso come occasione di liberazione personale. Attraverso queste dure e non sempre lineari esperienze, che riguardano naturalmente anche la vita personale e sentimentale, Guido cambia in profondità, si libera delle sue interne contraddizioni, recide i vincoli che ancora lo legano al sottomondo della mafiosità. Alla fine ne risulterà, appunto, “smafiato”, come alla fine di un intimo percorso di emancipazione che ne trasforma al tempo stesso il ruolo nella società. Scritto in uno stile snello e scorrevole, “Smafiato” è un romanzo intenso e interessante che dimostra buon possesso delle tecniche di scrittura, passione per il narrare, ma anche sincero e non retorico impegno civile. La biografia di una generazione, appunto, che ha vissute sulla propria pelle le contraddizioni esplosive tra le proprie aspirazioni e l'ambiente in cui sembrava destinata a trascorrere la propria esistenza. Non tutti ci sono riusciti, ma la lezione di Guido è che sono soprattutto la volontà, la costanza nell'impegno, la chiarezza delle scelte a fornire l'indispensabile viatico. Una buona prova narrativa, che val davvero la pena di leggere e meditare.
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