Marcia antimafia, Casteldaccia
alza un muro
di democrazia
Società | 19 febbraio 2025
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Si è tenuto lunedì scorso, a Casteldaccia, l’ultimo consiglio comunale straordinario in preparazione (e a sostegno) della 42° Marcia antimafia Bagheria-Casteldaccia. Ad aprire la seduta il presidente del consiglio Roberto Russo che con una breve introduzione ribadisce l’impegno dell’amministrazione attuale rispetto alla lotta alla mafia. “Ognuno di noi - afferma - deve esprimere il proprio grido, facendo la propria parte”.
Primo intervento quello del sindaco Giovanni Di Giacinto che pone l’attenzione su come “la mafia sia una questione culturale e che è necessaria una discontinuità - a tutti i livelli - rispetto al passato”. Si dice inoltre soddisfatto, dopo ventidue anni di attesa, per l’avvenuto e recente abbattimento della villa confiscata a Filippo Marchese (detto Fifuzzu), volto noto della criminalità organizzata che rappresentò una risorsa preziosa per i corleonesi soprattutto durante la seconda guerra di mafia tra il 1981 e il 1982. Un dato, questo, certamente positivo ma che pone adesso (o almeno dopo la riqualificazione dell’area) un interrogativo rispetto al futuro utilizzo.
A seguire l’intervento di Vito Lo Monaco, presidente emerito del Centro studi Pio La Torre. Lo Monaco sottolinea come la mafia sia un fenomeno tutt’oggi esistente (e i numerosi arresti avvenuti qualche giorno fa ne sono un chiaro segno) e che continua ad operare, prolificando nel tessuto sociale e influenzandone le scelte. Ed è facendo riferimento alla storia del nostro paese - e in particolar modo richiamando alla memoria la figura di padre Ignazio Modica, prete ucciso nel 1921, e quella di Andrea Raia, sindacalista ucciso nel 1944 - che ribadisce come “parlare di questi fatti significa parlare di noi stessi”, in un orizzonte di reale consapevolezza e presa di posizione/coscienza a cui tutti, nessuno escluso, siamo chiamati. Vito Lo Monaco, infine, si definisce preoccupato per lo stato attuale della nostra democrazia che, in maniera sistematica, viene minacciata da scelte e azioni politiche che non assicurano più, come prima, una positiva lotta alla criminalità organizzata e alle mafie in particolar modo.
A seguire l’intervento del presidente della Commissione regionale antimafia Antonello Cracolici che auspica - ribadendo quanto detto da Lo Monaco in precedenza - ad una maggiore consapevolezza non solo della memoria storica, fondamentale anch’essa, ma dell’oggi. Ciò che deve essere rilanciata è la consapevolezza poiché, ciò che ha fatto forte la mafia non è la mafia (in sé) ma l’indifferenza della gente. “Oggi, più di ieri - afferma Cracolici - dobbiamo coltivare, metterci l’acqua nella pianta della reazione civile, questa (stessa) reazione civile”.
Positiva la partecipazione di padre Cosimo Scordato e padre Francesco Michele Stabile, preti e protagonisti del primo Coordinamento popolare antimafia nato proprio a Casteldaccia; autori, da sempre impegnati, di studi e proposte concrete per la lotta alla mafia. L’appello dei due religiosi è chiaro: fare resistenza al fenomeno mafioso, in primo luogo sul piano culturale (sostenendo il dialogo) e lavorare affinché la coscienza si modifichi e guardi con fedeltà alla dignità che individualmente, e non solo comunitariamente, ci appartiene.
A seguire diversi interventi di consiglieri e referenti di varie realtà civili. Salvatore Manzella ha ricordato, citando alcuni “fatti eclatanti”, come l’attuale amministrazione sia da sempre impegnata rispetto a questi temi; Pippo Pinello ha affermato quanto la lotta alla mafia debba essere un modus vivendi, uno stile di vita e le amministrazioni, in questa direzione, “devono porsi a servizio e mai padroni”; Giuseppe Di Giacinto ha proposto una riflessione rispetto alla questione mafia, alla sua lotta, e al contributo di prevenzione che gli organismi comunali possono attuare guardando anche alle normative di cui disponiamo oggi; Nino Amato, richiamando l’articolo 3 della Costituzione, si dice preoccupato per l’avanzare di una regressione politica che danneggia il fare politico e l’espressione, oltre che della magistratura, della nostra stessa democrazia; Maria La Monica ha ribadito, nella sua posizione di assessore alle politiche sociali, quanto sia fondamentale il compito degli amministratori rispetto alla lotta alla mafia e alla cultura della legalità e della trasparenza. “Più le comunità sono sane - afferma - più il fenomeno mafioso non trova spazio per insinuarsi”; Giuseppe Piazza ribadisce anche lui come “l’amministrazione Di Giacinto” ha da sempre fatto lotta alla mafia; Pino Fricano ha ricordato quanto, nonostante le capacità e le risorse umane di noi siciliani, la mafia non abbia permesso, nel tempo, uno sviluppo di molti siciliani nella propria terra. “L’antimafia - afferma - è l’azione di ognuno di noi”. Anna Manzella ha espresso il suo fermo sostegno alla marcia; Mariapia Di Salvo, vice sindaco, si è associata a quanto detto dai colleghi e tiene a precisare che questo è il secondo consiglio comunale aperto in preparazione alla marcia. “Noi siamo l’amministrazione - afferma - che ha sempre combattuto la mafia con i fatti e non con le parole. Abbiamo avuto sempre posizioni chiare”.
L’intervento a favore della marcia si è trasformato in poco tempo, tra le altre cose, ed era inevitabile, in una occasione propizia per ricordare le “azioni concrete” fatte dall’amministrazione; Antonella Aquilino, assessore alle politiche giovanili, ritiene opportuno sensibilizzare i giovani rispetto a questi temi; Susanna Liga si è detta “gioiosa” per l’abbattimento della, più volte citata, villa Marchese. “La vera sfida adesso - afferma - è costruire un dialogo aperto coinvolgendo tutta la comunità.”
A questi ultimi interventi si aggiunge quello di Giovanni Taibi, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo locale, che ha ricordato quanto la marcia sia un’occasione unica per educare i giovani ai valori della giustizia e della solidarietà e che si affianca alle altre attività già organizzate dall’Istituto durante tutto l’anno. A seguire l’intervento della professoressa Gisella Farina, referente alla legalità, che ha rafforzato l’importanza della partecipazione a questo evento, ricordando ai ragazzi che fuori c’è un mondo che li aspetta e loro sono chiamati a fare delle scelte. A seguire due alunne hanno espresso un breve pensiero.
E poi, ancora: Antonino Lo Coco, in rappresentanza di Confcommercio, che ha affermato quanto la mafia abbia bisogno delle aziende per fare business; Giuseppe Marchesini, in rappresentanza della Cgil, ha ribadito l’impegno del sindacato e la partecipazione attiva alla marcia; Antonio Maggiore, in rappresentanza della Consulta giovanile di Casteldaccia, ha ricordato - ancora una volta - come la memoria da sola non basta; Alessandro Miranda, in rappresentanza della Cisl, si dice "a supporto" della marcia antimafia; Rosalba Ventura ha ribadito come l’Azione Cattolica, in Italia, sia da sempre impegnata contro la mafia e le violenze. “Il primo obiettivo di un socio di Azione Cattolica - afferma - è quello di essere buon cittadino”. Paola Russo si augura di riuscire a “debellare” la mafia; Vittorio Panno, infine, si trova d’accordo con gli interventi che lo hanno preceduto e riporta alla memoria - oltre gli eventi storici di cui Casteldaccia è stata protagonista negli "anni forti" - l’oggi. “Dobbiamo costruire - afferma - un muro di democrazia”. La gratificazione e l’impegno, è il messaggio di tanti interventi, non deve fermarsi all’abbattimento di un bene confiscato alla mafia - azione anch’essa importante - ma deve derivare anzitutto dalla coerenza tra il risultato delle azioni e il resto (infinitamente più grande) della vita politica e personale di ognuno di noi.
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