L'anticorruzione fa un passo indietro

Società | 19 febbraio 2025
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Con un punteggio pari a 54, l’Italia arretra di due posizioni (52°) rispetto alla rilevazione del 2023 nella classifica globale dell’indice di percezione della corruzione 2024 di Transparency International e si assesta al 19° posto tra i 27 paesi membri dell’Unione europea. A determinare il cambio di rotta, dopo oltre un decennio in cui il nostro Paese ha registrato una tendenza alla crescita (+14 punti dal 2012), sarebbero le più recenti riforme e alcune questioni irrisolte che stanno indebolendo i progressi nel contrasto alla corruzione.
Come ricorda la Ong che si occupa di corruzione, i risultati positivi in chiave di anticorruzione sono frutto di una serie di norme adottate in materia nel Bel Paese - come quella che regola il whistleblowing e quella che disciplina gli appalti pubblici – e del lavoro dell’Autorità nazionale anticorruzione che ha creato un database pubblico costituente uno strumento per una rinnovata fiducia nei sistemi di trasparenza.
Tuttavia la stessa Ong denuncia anche quegli aspetti che incidono negativamente sulla capacità del sistema di prevenzione della corruzione nel settore pubblico. In Italia manca una regolamentazione in tema di conflitto di interessi nei rapporti tra pubblico e privato, così come una disciplina in materia di lobbying. Inoltre, ad oggi, non c’è stato sostegno alla Direttiva europea anticorruzione, sulla cui proposta la Commissione politiche dell’Ue della Camera dei deputati ha espresso un parere motivato negativo (luglio 2023). Una Direttiva che consentirebbe all’Unione europea di consolidare il proprio ruolo nella lotta alla corruzione, armonizzando la legislazione anticorruzione degli Stati membri e rendendo obbligatoria nel diritto comunitario l’incriminazione per i reati previsti dalla convenzione delle Nazioni unite contro la corruzione (Uncac). E, ancora, nelle more imputabili al nostro paese vi è l’essere stato tra gli ultimi a rendere operativo il Registro dei titolari effettivi, per poi rinviarne l’implementazione - inficiando potenzialmente l’efficacia delle misure antiriciclaggio.
A guidare la classifica globale di Transparency International, che coinvolge 180 paesi, è la Danimarca per il settimo anno consecutivo (90 punti), seguita dalla Finlandia (88) e da Singapore (84). I punteggi più bassi nell’indice di percezione della corruzione 2024 sono quelli dei paesi più fragili e colpiti da conflitti come il Sud Sudan (8), la Somalia (9), il Venezuela (10), la Siria (12), la Libia (13), l’Eritrea (13) e lo Yemen (13). Su una media globale dell’indice di percezione della corruzione pari a 43, l’Europa Occidentale rimane la regione con il punteggio più alto (64), mentre l’Africa subsahariana (33), l’Europa orientale e l’Asia centrale (35) sono le aree con il punteggio più basso. 
Nonostante i paesi occidentali del vecchio continente continuino a guidare la classifica sulla corruzione percepita, gli sforzi per combattere la corruzione sono fermi o in diminuzione. Le maggiori economie della regione (Francia e Germania) registrano un calo e persino quelle tradizionalmente più forti (Norvegia e Svezia) ottengono i loro punteggi più bassi. Ciò compromette la capacità di affrontare le sfide più urgenti quali la crisi climatica, la questione dello Stato di diritto e l’efficienza dei servizi pubblici.
“Prevenzione, regolamentazione e cooperazione sono le parole chiave per un’Europa e un’Italia che mettono al primo posto la lotta alla corruzione a tutti i livelli, a partire da quello culturale - ha dichiarato Michele Calleri, presidente di Transparency International Italia. In Europa, la Direttiva anticorruzione è un’opportunità che non dobbiamo lasciarci sfuggire per migliorare gli standard anticorruzione dell’intera regione, delle istituzioni europee e di ogni Stato membro. In Italia, la regolamentazione di questioni chiave come il conflitto di interessi e il lobbying sono il primo obiettivo di questa nuova stagione di cambiamento”.
 di Alida Federico

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