Tanti giovani alla marcia per dire no alla mafia

No al silenzio, all'indifferenza, alla mafia che semina morte e con la droga distrugge il futuro di tanti giovani. Alte, forti, unanimi le voci degli studenti delle scuole medie e superiori del comprensorio Bagheria - Casteldaccia che hanno sfilato lungo la cosiddetta ''Strada del Vallone'', l’arteria che veniva utilizzata come via di fuga dei killer e dai latitanti mafiosi. Oggi è simbolo di percorsi di riscatto. Senza accusare alcun segno di stanchezza, sfidando anche un paventato pericolo di pioggia, decisi a fare sentire la loro presenza erano davvero tanti giovani e meno giovani.
E c’erano anche quelli che 42 anni fa hanno partecipato alla prima marcia antimafia. Un appuntamento ormai irrinunciabile che quest’anno, forse più degli altri anni, ha visto la mobilitazione delle scuole e l’organizzazione di consigli comunali aperti alle comunità.
E il fatto che, nella piazza Madrice di Casteldaccia, si è giunti in oltre duemila è la dimostrazione che il lavoro fatto dal centro Pio La Torre, in vista di questa manifestazione, è andato nella giusta direzione.
«La dimostrazione che le cose sono cambiate - dice padre Francesco Michele Stabile - è appunto data dal fatto che si è creata la giusta sinergia tra scuole, associazioni, chiesa e comunità.
Quarantadue anni fa ci siamo riuniti per fare fronte comune e dimostrare alle persone che quello che era il “Triangolo della morte”, dove quasi ogni giorno qualcuno veniva ucciso, poteva diventare prima o poi un ricordo, memoria. Oggi siamo qui per raccogliere ulteriori frutti di un lavoro che ha raggiunto i più giovani e questo mi riempie il cuore».
«Basta vedere - afferma Vito Lo Monaco, presidente emerito del centro Pio La Torre -in quanti hanno aderito. Oltre quaranta, tra associazioni culturali, Comuni, scuole, fondazioni e non solo. L’antimafia dimostra di avere fatto grandi passi in avanti.
Ha sconfitto la mafia stragista ma non tutta la mafia che continua a uccidere con la droga, la repressione, le estorsioni, mettendo in discussione il sistema democratico del Paese e la libertà dei cittadini. Tanta partecipazione indica che c’è un allargamento anche del pensiero di chi vuole lottare contro la mafia».
Da un palco pieno di vibrazioni è arrivato anche il fremente appello dell’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, rivolto soprattutto ai più giovani, proprio coloro che la mafia prende di mira attraverso la seduzione della droga. A tutti loro ha chiesto un minuto di silenzio per ricordare i tanti, troppi ragazzi morti a causa dell’assunzione di sostanze stupefacenti.
«Avevano la vostra età, 18 o 19 anni - tuona monsignor Lorefice – ed ecco perché siamo qui: prendere parte a una marcia antimafia significa esserci anche per loro con la consapevolezza che oggi si comincia ad assumere droghe anche a 10 e 12 anni. Sapete chi porta avanti l’industria delle droghe? La mafia che non vuole la vostra felicità, la droga non vi offre felicità.
Questo significa mettersi in marcia contro la mafia oggi. I mafiosi vi chiedono cinque euro per una dose di crack, vi fanno diventare consumatori e anche spacciatori. Ragazzi, a noi adulti chiedeteci di stare con voi, non abbiate paura delle vostre fragilità, delle vostre incertezze, di fare domande. Noi adulti, noi ‘istituzioni’, stiamo scappando da voi ma voi dovete dire di no alla droga che vi ammazza.
Ditelo ai vostri compagni, state insieme diversamente, divertitevi senza assumere droga, senza assumere alcol».
«Dobbiamo rilanciare l'impegno contro la mafia - ha aggiunto il presidente della Commissione regionale antimafia, Antonello Cracolici - oggi come 42 anni fa, quando questo territorio era il triangolo della morte e si registrava una violenza inusitata che spaventava tantissima gente, con la consapevolezza, però, che la mafia non è un fenomeno del passato, ma va contrastata. Dobbiamo ricostruire gli anticorpi della società civile. Cosa nostra oggi ha una presenza consolidata nei nostri territori con un consenso sociale crescente e una bassa percezione della sua pericolosità che invece rischia di favorire l’offensiva mafiosa.
Dobbiamo creare le condizioni per suscitare la reazione dell'opinione pubblica, per questo è importante essere alla marcia».
«Sono 42 anni che generazioni diverse, che professori diversi, dirigenti scolastici diversi costruiscono una manifestazione che è sempre e da sempre il più forte segno di democrazia che si possa mai fare. Questo - afferma Emilio Miceli, presidente del centro Pio La Torre - credo che sia l’eredità di quanti 42 anni fa immaginarono che bisognava fare qualcosa per spezzare un clima di odio e di terrore. E ancora oggi non solo ricordano quel tema ma cercano di costruire spazi di vita e di democrazia. La lotta alla droga è questo, è recuperare alla vita la nostra gente, i nostri ragazzi, è evitare che questa strage silenziosa che vediamo giorno dopo giorno e che cresce giorno dopo giorno si possa spezzare e si possa fermare.
È vero, per noi la lotta alla mafia e la lotta alla droga sono la stessa cosa, quindi con la stessa intensità chiediamo che coloro i quali debbano fare tutto il proprio dovere lo facciano. Perché questo è un grande pericolo per la nostra gente. Questo è il senso di questa marcia. Grazie a tutti e soprattutto a Vito Lo Monaco che da 42 anni tiene fede alla promessa di fare memoria».
Messaggi, moniti, inviti alla riflessione, sostenuti e rafforzati dai ragazzi, quelle “nuove generazioni” alle quali si chiede di costruire il futuro e che sono pronti a raccogliere il testimone.
Ultimi articoli
Assostampa, "aderiamo alla marcia per ricordare i giornalisti uccisi"
La pax di Trump e Putin
L'anticorruzione fa un passo indietro
Marcia antimafia, Casteldaccia
alza un muro
di democraziaI tanti messaggi civili
della marcia antimafiaCosa nostra non cambia ma si adatta e si rinnova
La tecno mafia progetta
un ritorno al futuroMiceli, pagina nuova nell’azione antimafia
Lezione di Mattarella contro neofeudatari e "vassallaggi felici"
Casteldaccia, si demolisce villa confiscata alla mafia