Sfuma la valorizzazione dei beni confiscati in Sicilia, Meloni taglia fondi per 82 milioni di euro
Economia | 25 agosto 2023
«Con la riprogrammazione del Pnrr presentata dal governo Meloni alla Sicilia verranno meno 82 milioni di euro per la valorizzazione dei beni confiscati alla mafia con il riuso ai fini sociali e istituzionali, 10 milioni alla Regione e 72 milioni ai comuni. Nel complesso sfumeranno interventi per quasi un miliardo e mezzo di euro». Per la Cgil e lo Spi regionali è «un fatto grave» e lanciano un appello al presidente della Regione, Renato Schifani, affinché si opponga a questa riprogrammazione.
«La Sicilia - scrivono i segretari generali delle due sigle Alfio Mannino e Maria Concetta Balistreri - anche per l’insipienza della sua classe dirigente rischia di pagare un prezzo salatissimo per le scelte del governo Meloni. Senza finanziamenti salteranno importanti servizi per i soggetti più fragili e a rischio di esclusione sociale - sottolineano- senza considerare il segnale negativo sul fronte della legalità e della lotta alla mafia che viene da questo definanziamento».
I progetti presentati prevedono, ad esempio, trasformazioni dei beni confiscati in centri antiviolenza, case rifugio per donne, sedi per i servizi dei comuni come info point e spazi polifunzionali, luoghi di socializzazione. Ma anche riqualificazioni come quella del feudo Verbumcaudo a Polizzi Generosa, da destinare ad attività connesse all’agricoltura. Tutti questi interventi rischiano di saltare. «In questi giorni- affermano Mannino e Balistreri rivolgendosi a Schifani - avremmo voluto sentire la sua voce, al pari dei presidenti delle altre regioni, per stigmatizzare la riprogrammazione di questo investimento e chiedere al governo nazionale di sostenere gli enti locali nello sforzo di rispettare i tempi imposti dalla Commissione europea. C’è stato invece un silenzio che ha mortificato il lavoro dei cittadini che sono impegnati per la legalità e lo sviluppo della Sicilia. Chiediamo oggi -concludono - azioni decise del governo regionale contro questo definanziamento affinché i beni confiscati siano riassegnati alla collettività per gli usi sociali».
«La Sicilia - scrivono i segretari generali delle due sigle Alfio Mannino e Maria Concetta Balistreri - anche per l’insipienza della sua classe dirigente rischia di pagare un prezzo salatissimo per le scelte del governo Meloni. Senza finanziamenti salteranno importanti servizi per i soggetti più fragili e a rischio di esclusione sociale - sottolineano- senza considerare il segnale negativo sul fronte della legalità e della lotta alla mafia che viene da questo definanziamento».
I progetti presentati prevedono, ad esempio, trasformazioni dei beni confiscati in centri antiviolenza, case rifugio per donne, sedi per i servizi dei comuni come info point e spazi polifunzionali, luoghi di socializzazione. Ma anche riqualificazioni come quella del feudo Verbumcaudo a Polizzi Generosa, da destinare ad attività connesse all’agricoltura. Tutti questi interventi rischiano di saltare. «In questi giorni- affermano Mannino e Balistreri rivolgendosi a Schifani - avremmo voluto sentire la sua voce, al pari dei presidenti delle altre regioni, per stigmatizzare la riprogrammazione di questo investimento e chiedere al governo nazionale di sostenere gli enti locali nello sforzo di rispettare i tempi imposti dalla Commissione europea. C’è stato invece un silenzio che ha mortificato il lavoro dei cittadini che sono impegnati per la legalità e lo sviluppo della Sicilia. Chiediamo oggi -concludono - azioni decise del governo regionale contro questo definanziamento affinché i beni confiscati siano riassegnati alla collettività per gli usi sociali».
L'appello è condiviso dal Centro Pio La Torre : "Rinunciare al riutilizzo sociale dei beni confiscati - afferma la presidente Loredana Introini - è tradire la memoria di quanti hanno dato la vita per contrastare la mafia come Pio La Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Piersanti Mattarella e tanti altri".
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