La marcia del 1983, si rinnova la sfida alla mafia
Società | 14 gennaio 2025
In occasione del 42° anniversario della storica marcia antimafia Bagheria-Casteldaccia, il Consiglio comunale di Bagheria ha ribadito il suo forte impegno nella sensibilizzazione per la lotta contro la criminalità organizzata.
Il consiglio comunale di Bagheria ha ricordato la storica marcia antimafia Bagheria-Casteldaccia. Ribadito l’impegno per la sensibilizzazione nel ricordo di un evento che nel 1983 portò centinaia di persone in piazza in una fase calda e sanguinosa dell’attacco mafioso.
la seduta è stata aperta dal presidente Andrea Sciortino che ha auspicato una larga partecipazione alla prossima marcia antimafia che si terrà il 26 febbraio (raduna alle 9:00 davanti a villa Palagonia) . La lotta alla mafia, ha sottolineato, è una battaglia che riguarda tutti. "La nostra comunità è unita e determinata a costruire un futuro migliore, libero dalla paura e dalla violenza", ha affermato Sciortino.
Il presidente onorario del Centro studi Pio La Torre, Vito Lo Monaco, ha sottolineato l'importanza di non sottovalutare la pervasività della mafia, infiltrata nelle istituzioni. "La mafia – ha detto – non è sconfitta. È sommersa e prolifica anche a causa di una minore attenzione politica. Se non rompiamo il rapporto con la politica non distruggeremo la mafia che si lega sempre più ad altre forme di criminalità tra cui il traffico di droga. Non possiamo per questo delegare l'impegno antimafia solo alle forze dell'ordine e alla magistratura".
Padre Francesco Michele Stabile, uno degli organizzatori della marcia di 42 anni fa, ha lanciato un appello alla comunità cristiana: 'La mafia è un peccato mortale contro Dio e contro l'uomo. È nostro dovere combatterla con tutti i mezzi a nostra disposizione, a partire dalla preghiera e dall'impegno civile".
Il presidente della Commissione regionale Antimafia, Antonello Cracolici, ha sottolineato che la mafia non è ancora sconfitta neanche sul piano culturale. “Dobbiamo continuare a combattere l'indifferenza e il consenso sociale che la sostengono – ha detto – perché la mafia continua a uccidere meno con le pistole e le bombe ma uccide i nostri ragazzi con la droga, con il crack. Si articola e condiziona le nostre vite, corrompe, condiziona le istituzioni. Ecco perché è necessario costruire un impegno civile che porta ad isolare i mafiosi. Non dobbiamo solo aspettare l'arresto, la condanna. Il nostro ruolo deve avere un peso, nelle istituzioni, nella società. La lotta alla mafia – ha concluso – non è solo del poliziotto o del magistrato ma del cittadino".
Padre Salvatore Lo Bue ha raccontato l'esperienza della Casa dei Giovani, “un'oasi di speranza” nel cuore di Bagheria, nata non solo per aiutare i ragazzi ad uscire dalla droga ma anche come simbolo contro la mafia.
E tra i giovani è intervenuto Valerio Tartamella, presidente della Consulta giovanile cittadina che ha invitato i giovani a non farsi ingannare dalle false promesse. "La mafia non offre futuro, ma solo illusioni e sofferenza", ha dichiarato.
Non poteva mancare il ricordo e l'importanza della Legge Rognoni-La Torre. È toccato ricordarlo a Emilio Miceli, presidente del Centro Studi Pio La Torre. "Quella legge – ha detto – è stata uno strumento fondamentale nella lotta alla mafia".
La lunga seduta del consiglio è stata poi chiusa dal sindaco di Bagheria, Filippo Maria Tripoli, con un appello all'unità: "Solo insieme possiamo combattere la mafia. È un impegno di tutti. La marcia del 1983 è stata un punto di svolta nella storia della nostra comunità ma non è solo importante il ricordo: oggi, più che mai, dobbiamo essere uniti e determinati nel contrastare ogni forma di illegalità".
"La mafia degli anni '70, '80, '90 – ha concluso – determinava tutto: chi doveva essere il sindaco, come doveva essere composto il consiglio comunale, come doveva funzionare il sistema degli appalti pubblici. C'è stata, per fortuna, una riscossa culturale anche grazie alla scuola, alla forza repressiva della magistratura. Le famiglie di allora sono state per la maggior parte azzerate, quel sistema non c'è più e questo è un punto a favore. Ma non vi è dubbio - aggiunge il sindaco - che la mafia a Bagheria c'è. C'è a Bagheria come c'è in Sicilia, ma c'è in tutta Italia”.
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