La marcia antimafia, gli studenti rivivono una memoria di 41 anni
Società | 18 febbraio 2024
Un momento corale ha unito società civile, movimenti antimafia, rappresentanti istituzionali, forze dell’ordine insieme, dettaglio non indifferente, con studenti e docenti. È stata una mattinata di profondo significato, quella promossa dal Centro Studi “Pio La Torre” al liceo “Francesco Scaduto” di Bagheria, fondamentale tappa del percorso in vista del 41° anniversario della Marcia antimafia da Bagheria a Casteldaccia. La prima edizione risale al 26 febbraio 1983. Tutti sono stati accolti dalla dirigente scolasdtica Giuseppina Muscato.
L’anniversario viene ricordato anche quest’anno grazie al coinvolgimento delle scuole e dei Comuni di Altavilla Milicia, Bagheria, Casteldaccia, Ficarazzi, Santa Flavia e Villabate, comprensorio attorno al quale ogni anno si fa memoria. Interessati a capire cosa è successo in questi 41 anni sul fronte dell’impegno antimafia sono stati gli studenti, che non hanno risparmiato domande e input ai presenti, aiutati anche da video che raccontano le tante edizioni della marcia.
«Grazie al Progetto educativo antimafia giunto quest’anno alla diciottesima edizione – dice Loredana Introini, presidente del Centro Pio La Torre – siamo in costante contatto con i giovani sviluppando un’attenzione a temi da loro stessi sollecitati. Occasioni per crescere tutti insieme. Momenti come questo confermano l’importanza del percorso che ci impegna quotidianamente per proteggere il valore dell’impegno antimafia».
«Il ritorno avuto dai ragazzi – aggiunge Vito Lo Monaco, presidente emerito del Centro La Torre – testimonia il valore educativo permanente che ha la memoria, a partire dalla prima marcia intesa come rivolta popolare contro la mafia».
«Ciò che ha reso forte la mafia, rendendola un grande potere in grado di condizionare l’economia, la società e la cultura, è stata l’indifferenza. Per questo essere in una scuola a ricordare la prima marcia antimafia – sottolinea Antonello Cracolici, presidente della Commissione regionale Antimafia – è un momento di memoria fondamentale per tramandare il senso di una comunità che deve ancora liberarsi dalla mafia, ma che ora può sconfiggerla. Due anni dopo quella marcia ne seguì un’altra dentro il quartiere di Ciaculli, feudo del ‘papa’ Michele Greco. Sono stati due momenti di grande mobilitazione spontanea nei quali un popolo, senza bandiere e appartenenze, ha rotto il muro dell’omertà e il mito dell’indifferenza. Ora tocca a noi costruire una civiltà della cittadinanza, isolando i boss e dando i ai ragazzi gli strumenti per riconoscere il sistema criminale da quello legale».
Forti, capaci di fare calare il silenzio sostenendo il valore della testimonianza, gli interventi di don Cosimo Scordato e di padre Michele Stabile, ma anche quelli di chi, all’epoca della prima marcia, era un semplice studente e oggi segue questi eventi nel ruolo di professore, come Maurizio Padovano. Presente anche Michelangelo Amato, protagonista della trentesima edizione della marcia e ora in corso per la carriera in magistratura.
A portare i saluti dell’amministrazione comunale il vicesindaco di Bagheria, Michele Vella, mentre quelli dell’Arma dei carabinieri sono giunti dal maggiore Francesco Battaglia.
Ultimi articoli
- Lotte e sconfitte
nelle campagne siciliane
al tempo di Ovazza / 1 - La legge bavaglio imbriglia l'informazione
- Perché l’Occidente si autorinnega
- Ovazza, storia di un tecnico
prestato alla politica - Si smantella l’antimafia
e si indebolisce lo Stato - C’era una volta l’alleanza progressista
- Vito Giacalone, un secolo
di lotte sociali e politiche - Violenza sulle donne, come fermare
l’ondata di sangue - Ovazza, l'ingegnere ebreo comunista
padre della riforma agraria - Uno studio sui movimenti
studenteschi e le università