L'estremo tentativo di non restituire i soldi a Bruxelles

Economia | 4 agosto 2023
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La novità emersa dal Comitato di sorveglianza del FESR Sicilia dello scorso 26 luglio non è che la Sicilia rischiasse di perdere circa un miliardo di fondi del ciclo di programmazione 20142020, cosa da tempo nota e denunciata. L'elemento inedito è che si è attivato un confronto con la Commissione per tentare di recuperare “in limine mortis” la gran parte di tali risorse. Recita infatti il comunicato finale che “andranno condivise misure correttive da 823,5 milioni per garantire gli obiettivi di spesa. Tali misure, da negoziare con Bruxelles, andranno approvate entro il 15 settembre.
Tra le principali novità un nuovo asse prioritario, denominato “Safe Fesr”, con 369,5 milioni di euro per le piccole e medie imprese colpite dal caro-energia e per le famiglie vulnerabili (al suo interno “Bonus energia Sicilia” e “Bonus energia famiglie” nazionale). Inoltre l’inserimento nell’asse 1 “Ricerca e innovazione” del grande progetto “Ipcei Microelettronica” da 68 milioni, per il potenziamento di tecnologie chiave e componenti innovative (soprattutto nei settori dell’industria automobilistica e dell’internet delle cose). E ancora, circa 50 milioni per incrementare la dotazione del Fondo di garanzia per il sostegno agli investimenti delle imprese siciliane, più altri 70 per finanziare lo scorrimento della graduatoria relativa al bando Misura “Finanziamento agevolato a tasso zero”, gestito da Irfis.
Se ci è consentito un giudizio, si tratta dell'estremo tentativo di non restituire risorse all'Unione. Restano invece tutti da determinare gli efficientamenti amministrativi e le modalità di accelerazione della spesa che eviteranno alla Sicilia di perdere anche quest'estrema occasione di utilizzare pienamente un programma che si concluderà senza ulteriori possibilità di proroga, il 31 dicembre del 2023 allo scadere del decimo anno di esistenza.
Assai più complicata appare invece, anche per le sue conseguenze sulla nostra isola, la vicenda della rimodulazione del PNRR. Risulta innanzitutto che in data 7 marzo 2023 è stata trasmessa alla Commissione una prima nota preliminare sui progetti del capitolo REPowerEU e una nota sulla rimodulazione del Piano, mentre il successivo 17 aprile è stata trasmessa una nota concernente la revisione degli obiettivi del primo semestre 2023, oggetto di un incontro con i servizi tecnici della Commissione il19 aprile. Infine, il 18 maggio 2023 è stata trasmessa una versione aggiornata dei progetti da includere nel capitolo REPowerEU.I.
Il piano REPowerEU, lanciato dalla Commissione in conseguenza della crisi energetica provocata dall'aggressione russa all'Ucraina, si basa sulla piena attuazione del pacchetto "Pronti per il 55%". Il pacchetto fissa l'obiettivo di realizzare una riduzione pari almeno al 55% delle emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2030 e la neutralità climatica entro il 2050, in linea con il Green Deal europeo. I paesi UE aggiungono capitoli specifici ai rispettivi piani nazionali di ripresa e resilienza (PNRR) nel quadro di Next Generation EU per finanziare investimenti e riforme chiave che contribuiranno al conseguimento degli obiettivi di REPowerEU. Tra questi obiettivi figurano i risparmi energetici, la diversificazione degli approvvigionamenti energetici e una diffusione più rapida delle energie rinnovabili.
Il nuovo capitolo REPowerEU.I si articola in 6 riforme e 19 investimenti, di cui 4 costituiscono un rafforzamento (c.d. scale-up) di misure già contenute nel PNRR, riviste e potenziate in coerenza con il REPowerEU. Si tratta:  della misura numero 1 del nuovo capitolo REPowerEU (“Smart grids”), di rafforzamento della misura M2C2I2.1;
 della misura numero 2 del nuovo capitolo REPowerEU (“Interventi su resilienza climatica”), di rafforzamento della misura M2C2 I 2.2;
 della misura numero 7 del nuovo capitolo REPowerEU (“Hydrogen valleys”), di rafforzamento della misura M2C2I3.1;
 della misura numero 8 del nuovo capitolo REPowerEU (“Ricerca e sviluppo sull’idrogeno”), di rafforzamento della misura M2C2 I 3.5. La proposta di riforma del piano italiano, dovrà però essere approvata dal Consiglio europeo. Esattamente qui si colloca il nodo della polemica: per finanziare Repower EU sono state definanziate 144 misure per un totale di 15,9 miliardi, la gran parte delle quali attinenti a interventi ritenuti di estrema urgenza come quelli relativi al riassetto idrogeologico dei territori colpiti da calamità naturali e diverse misure facenti capo al sistema delle autonomie locali. Colpisce in modo particolare il definanziamento totale della misura, dal valore di 300 milioni di euro, per il recupero e l'utilizzo sociale dei beni confiscati alla mafia. Ciò spiega la reazione dura dell'ANCI che sottolinea come la rimodulazione dei finanziamenti del PNRR destinati ai Comuni, per un ammontare complessivo di 13 miliardi di euro, è fonte di seria preoccupazione.

“Il cambio di rotta avviene infatti mentre gli Enti stanno portando avanti importanti progettualità, alcune delle quali a buon punto di realizzazione, e programmano nuovi interventi.
Ci troviamo di fronte a una decisione che non solo si ripercuote su quella parte di Amministrazione pubblica che, fattivamente, stava raggiungendo i più importanti risultati, anche nella tempistica, nell’attuazione del PNRR, con il rischio di ingenti conseguenze a livello locale, che colpirebbero inevitabilmente i territori e le comunità.” La stessa Conferenza delle Regioni, pur essendo formata per due terzi da presidenti di centrodestra, non sottace le proprie preoccupazioni, anche se con un linguaggio più diplomatico: “Alla fase di elaborazione del documento di revisione non abbiamo lavorato, ma cogliamo positivamente la disponibilità del ministro al confronto e al dialogo.

Si propone pertanto una revisione che individua per le misure oggetto di revisione, o di stralcio dal Pnrr, fonti di finanziamenti afferenti alle politiche di coesione e in particolare al FSC.
Occorre, per questo, rafforzare i meccanismi di raccordo e il supporto con le Amministrazioni regionali e le Province autonome, soprattutto in relazione alle questioni tecniche, di attuazione e monitoraggio, in considerazione della definizione di misure correttive necessarie al superamento delle criticità o propedeutiche alla formulazione di proposte di aggiornamento o modifica del PNRR, anche attraverso la costituzione di una specifica Cabina di regia.”
Secondo l'ANCI Sicilia, la cui stima sostanzialmente coincide con quella dello Spi-Cgil, oltre 2,4 miliardi riguardano la Sicilia di cui 1 miliardo di fondi strutturali (quelli oggetto della prima parte dell'articolo che si sta tentando di recuperare) e 1,4 dal PNRR. Sono dati che derivano semplicemente dalla somma delle misure che il governo propone di eliminare, in assenza di certezze sui rifinanziamenti. Aggiungerei, per esempio, con particolare preoccupazione, ciò che sta avvenendo per le ferrovie: ricomincia il balletto sull'incertezza dei finanziamenti che riguardano il sistema ferroviario, in particolare la Palermo-Catania, la Palermo -Trapani ed il prolungamento fino all'aeroporto della metropolitana gestita a Catania dalla FCE. Ciò che è avvenuto nell'ultima decade di luglio, l'incendio ch eha paralizzato l'aeroporto della città etnea mentre il resto dell'isola bruciava, è la dimostrazione di quanto poco resiliente sia il sistema infrastrutturale siciliano. Immaginare ritardi nella realizzazione delle poche e parziali opere in fase di esecuzione fa tremare i polsi.
La parola finale la lasciamo all'ufficio studi del Parlamento: “Si sottolinea come il Rapporto non specifichi quali saranno gli strumenti e le modalità attraverso i quali sarà mutata la fonte di finanziamento delle risorse definanziate dal PNRR. La determinazione di tali strumenti e modalità appare opportuna soprattutto con riguardo ai progetti che si trovano in stadio più avanzato, in ragione dei rischi di rallentamenti o incertezze attuative che potrebbero conseguire al mutamento del regime giuridico e finanziario e del sistema di rendicontazione cui tali misure sarebbero sottoposte. Tale determinazione appare fondamentale, inoltre, al fine di verificare che le fonti alternative di finanziamento dispongano di una adeguata dotazione di competenza e di cassa nell’ambito del bilancio dello Stato.” Più chiaro di così!
 di Franco Garufi

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