Il mondo alla rovescia nel lascito politico di Silvio Berlusconi

L'analisi | 4 aprile 2024
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Silvio Berlusconi è morto da quasi un anno e nessuno se ne è accorto. Anzi, sembra proprio che sia ancora presente in certe pubbliche occasioni, ma anche nelle sedi istituzionali, in Parlamento, nella sede del suo partito. Di lui si parla ogni giorno - per un motivo o per l’altro. E sembra essere lì, ad impartire disposizioni sul suo lascito politico, ma soprattutto a consolidare la struttura di Forza Italia che è il suo partito e deve continuare ad esserlo anche dopo la sua dipartita.
Tutto ha inizio quando Marina Berlusconi decide di rendere pubblica la lettera che il padre aveva scritto durante il suo ricovero all’ospedale San Raffaele, il 10 giugno 2023, due giorni prima di morire. Fu il suo ultimo scritto e Marina Berlusconi lo pubblica sul “Corriere della sera”. Nella forma si tratta di una lettera-intervista nella quale l’ex cavaliere immagina di interloquire con il suo intervistatore. Ma l’aspetto suggestivo è che manca l’intervistatore e pertanto Berlusconi, non avendo interlocutori, pone delle domande a sé stesso e risponde a sé stesso.
Insomma, fino all’ultimo vuole essere presente e quindi – sicuramente conscio della gravità delle sue condizioni di salute – decide di lasciare un testamento politico a tutti gli uomini della sua cerchia operativa e di Forza Italia.
Ecco la lettera trascritta testualmente.

D. Presidente che partito è Forza Italia?
R. Forza Italia è il partito del cuore, Forza Italia è il partito dell’amore per i propri figli, per i propri nostri nipoti, per tutti. Forza Italia è il partito di chi crede in Dio e nel suo amore per tutti noi. Forza Italia è il partito di chi aiuta chi ha bisogno. È il partito che dà a chi non ha, è il partito della casa che tutti dovremmo avere. Forza Italia è il partito del mondo senza frontiere, del mondo che si ama, del mondo unito e rispettoso di tutti gli Stati. Forza Italia è il partito del mondo che ama la pace, del mondo che considera che la guerra è la follia delle follie dove si uccidono degli altri che neanche si conoscono. Forza Italia è il partito del mondo senza frontiere, degli Stati che si aiutano l’un l’altro. Forza Italia è il partito della libertà, della democrazia del cristianesimo, è il partito della dignità. Forza Italia è il partito del garantismo, della giustizia giusta. Ripeto, Forza Italia è il partito per me, per te, per tutti.
D. Ah, appunto dimenticavo, ma lei di che partito è?
R. Sono di Forza Italia, il partito che ho fondato io, che vorrei possa essere così, convincendo tutti i cittadini dell’Italia e del mondo.
 

Ebbene, c’è un aspetto – quello umano – che non può passare inosservato. E lo percepiamo leggendo l’originale della lettera più su trascritta, vergata a mano. Il documento ovviamente – e non poteva essere diversamente – mostra lo stato di fragilità di un uomo che morirà da lì a qualche ora. Il tratto incerto, la scrittura confusa, il periodo forzato, le molteplici correzioni danno perfettamente l’idea dello sforzo compiuto da un morente nel tentativo d’interpretazione dell’ultimo canto del cigno.
Tutto questo va bene. Ma al di là di una sorta di rispetto, che si può avere per quel particolare momento della morte, a me, che sono laico, interessa di più valutare il contenuto della lettera-intervista.
Silvio Berlusconi continua a prenderci in giro anche dopo la sua dipartita. Questo documento non solo presenta tratti di provocazione politica, ma può apparire offensivo dell’intelligenza umana. Per credere a tutte le peculiarità che Berlusconi attribuisce al partito Forza Italia, bisogna vivere fuori dal mondo.
Come possono gli italiani apprezzare questo testamento politico di Berlusconi ben sapendo qual è stata la sua vita politica?
Libertà, amore, giustizia giusta, democrazia, dignità. Ma quando mai, nel corso dei suoi governi, ha posto in essere concrete politiche della casa per fare in modo che ogni cittadino abbia un tetto sotto il quale vivere? Quando mai abbiamo assistito all’introduzione di leggi in favore dei bisognosi? O non dobbiamo forse ricordare i suoi acquisti di fastose ville o di capricci personali spesi nella villa della Certosa, una delle più costose al mondo?
C’è un aneddoto che vorrei raccontare perché l’ho vissuto personalmente. Correva il 2002 e io ero consulente della Procura di Palermo nel processo a carico di Marcello dell’Utri, grande amico di Berlusconi e accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Bisognava interrogare Berlusconi e fu così che si organizzò un’udienza a palazzo Chigi – con trasferta del Tribunale, per evitare di fare spostare il presidente. In quell’udienza al palazzo del Governo alla quale partecipai anch’io, tutti ci aspettavamo che Berlusconi rispondesse alle domande dei pubblici ministeri Antonio Ingroia e Domenico Gozzo. Ebbene, a spregio di uno Stato democratico, Berlusconi dichiara di non volere rispondere. “Su indicazione dei miei avvocati, intendo avvalermi della facoltà di non rispondere.” Così si espresse Berlusconi: con quel rifiuto di rispondere intendeva, fra l’altro, dare una mano al suo amico Marcello Dell’Utri, che poi fu però ugualmente condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Ma non dimentichiamo che proprio Dell’Utri fu, insieme a Berlusconi, il fondatore di Forza Italia. Dalle motivazioni della sentenza di condanna di Marcello Dell’Utri emerge con chiarezza come il senatore di Forza Italia sia stato garante nel rapporto tra Berlusconi e cosa nostra.
Nei rapporti con ambienti di mafia si percepisce la preoccupazione di Berlusconi di cercare condizioni di sopravvivenza per sé e per la propria famiglia.
E quali sono stati gli interventi dei suoi governi in materia fiscale, per ridurre le tasse ai cittadini italiani, così come più volte aveva promesso in campagna elettorale? Ebbene, poi abbiamo scoperto che le leggi promulgate in materia non solo appesantivano ulteriormente il carico fiscale dei cittadini ma favoriva piuttosto gli evasori fiscali per mezzo di sanatorie, condoni, scudi fiscali e quanto fosse utile per beneficiare le classi più ricche del Paese.
Berlusconi dunque ricorre a una forzatura politica anche in punto di morte, quando piuttosto avrebbe avuto l’occasione per esternare un vero ravvedimento politico.
Io ho un grande rispetto per la morte (e non in senso rituale ma in senso umano) e ho un grande rispetto per colui che, morente, decide di mettere in discussione la propria vita, le proprie scelte, i propri errori soprattutto se questi hanno prodotto danni ad altri; ma purché questa sorta di confessione non venga usata come strumento per mortificare l’intelligenza degli italiani.

 di Elio Collovà

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