Verità ufficiali e occulte nella Colombia vivisezionata
Alle pagine 449 e 450 dell’ultimo romanzo di Juan Gabriel Vasquez – quarantaquattrenne colombiano con cinque titoli all’attivo e tutti di enorme qualità – c’è il nocciolo che lo anima. «Ci sono verità – si legge fra le altre cose – che non sono meno veritiere perché nessuno le conosce». Sono quelle che non riportano i libri e nemmeno i giornali. La storia, e la cronaca perfino, sono il più delle volte una narrazione vincente.
Ci sono invece verità che non sopravvivono, perché nessuno le racconta. «È ingiusto e triste», conclude Carlos Carballo – figura che emana fascino e repulsione – dialogando col narratore, Vazquez stesso, che non ha resistito a una specie di autofiction – con tanto di racconti sulla complicata nascita delle sue figliolette gemelle e sulla gestazione dei propri romanzi – per “La forma delle rovine” (507 pagine, 20 euro), edito da Feltrinelli, tradotto da Elena Liverani. Di cospirazioni e verità occulte si nutre questa vertiginosa storia che sembra quasi l’altra metà della mela de “Il rumore delle cose che cadono”, capolavoro di Vasquez, pubblicato da Ponte alle Grazie. Intimissimo quello (senza dimenticare cruciali pezzi di storia colombiana), più “politico” il più recente, che vivisezione Bogotà («città furiosa», «città in guerra», «città dura, ostile e intollerante») e la Colombia, i loro eterni misteri e un paio di delitti irrisolti che hanno probabilmente cambiato il corso della storia a quelle latitudini.
Per tutto il volumone due anime vanno in conflitto, quella di coloro che guardano alla storia come al «prodotto casuale di un’infinita catena di atti irrazionali, contingenze imprevedibili ed eventi variabili», e quella cospirativa, fra ombre e mani invisibili, senza nessuno spazio per incidenti e coincidenze. Uscire dal primo mondo e immergersi nel secondo è quello che, a più riprese, il paranoico Carlos Carballo (arrestato nelle prime righe del romanzo) chiede al narratore, per “mantenere in vita” il ricordo del padre (Carballo senior) e dipanare i misteri legati agli omicidi di due storici leader (leader tra riformismo sociale e populismo), invisi alla destra reazionaria e alla Chiesa, il generale Rafael Uribe Uribe, risalente al 1914, e Jorge Eliécer Gaitán, avvenuto nel 1948. Buchi neri e gialli irrisolti, entrambi, in qualche modo collegati perfino al delitto Kennedy. Talvolta ridondante e obliquamente imperfetto, “La forma delle rovine” ha il coraggio di non fermarsi davanti al già visto, letto e scritto.
L’autore scandaglia la propria storia personale, quella di un uomo tornato in patria da straniero, si prende dei rischi, sbanda, affastella storie su storie, e delira, attraverso un suo personaggio, che prova a confutare le verità ufficiali, ma soprattutto viviseziona la storia della Colombia, terra violenta e immutabile, come probabilmente neppure Gabo era stato capace di fare.
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