Una politica senza respiro tra reticenze ed illusioni
Come da tutti riconosciuto la nostra vita negli ultimi anni si è notevolmente impoverita . Tutti ricordiamo il fervore di iniziative ed il crescere della domanda di beni e servizi che hanno caratterizzato gli anni ‘ 60 e gli anni ’70 (gli anni del boom), tutti ricordiamo la fiducia e le fedi che allora caratterizzavano le nostre azioni.
Era il periodo in cui non esisteva il debito pubblico nella misura attuale, non c’erano le regioni a statuto ordinario con le loro esigenze finanziarie, lo Stato non aveva le ristrettezze attuali ed era in grado di assicurare alle amministrazioni pubbliche i dovuti “trasferimenti” .
Era il periodo in cui si affrontava concretamente il divario Nord-Sud (adesso scomparso dal dibattito politico nazionale e regionale) con la Cassa per il Mezzogiorno, con gli istituti di credito speciale come l’Isveimer, con le sezioni del credito speciale del Banco di Napoli, del Banco di Sicilia e della Cassa di Risparmio, oltre che con le Banche d’Interesse Nazionale, era il periodo in cui si poneva il problema dell’industrializzazione del Sud non solo con gli incentivi ma anche con la predisposizione delle infrastrutture necessarie prima tra tutte l’Autostrada del Sole.
Certo anche allora c’ era chi stava male, chi emigrava, ma intanto chi andava via non era, come avviene ora, il laureato o il diplomato ma il bracciante agricolo e comunque persone con basso grado d’istruzione, poi non tutto era negativo perché l’emigrato di allora faceva le rimesse alla famiglia di origine di parte di ciò che guadagnava svolgendo dal punto di vista economico un doppio ruolo- Da un lato consolidava la situazione della propria famiglia fornendole risorse da destinare al consumo, dall’altro sosteneva lo sviluppo del paese attraverso gli investimenti, tipicamente in fabbricati e terreni, e l’istruzione dei figli
Purtroppo ora tutto è cambiato anche rispetto agli anni ’80 e ‘90: non c’è più il clima di fiducia di allora anche per effetto della recente crisi legata ai prodotti subprime ed abbiamo un enorme debito pubblico che limita moltissimo non solo i “trasferimenti” agli enti pubblici territoriali ma anche le possibilità di realizzare una vera e propria politica economica con notevoli riflessi negativi sulla vita delle famiglie e delle imprese sempre più in difficoltà oppresse come sono dal carico fiscale e da un crescente degrado dei servizi pubblici.
Non solo si è accantonata la “questione meridionale” ma si è determinata anche per questo una crescita notevole della disoccupazione che è soprattutto giovanile e femminile oltre che meridionale , disoccupazione che appesantisce le finanze delle famiglie e che spesso sfocia nell’emigrazione di giovani per altro, come si è detto, laureati e diplomati
In questo quadro la logica avrebbe suggerito una campagna elettorale per il governo del paese senza “promesse” finanziariamente insostenibili, una campagna basata su realistiche proposte per l’abbattimento del debito, la riduzione della disoccupazione, il recupero del sud, il miglioramento dei servizi pubblici.
Invece i politici , per motivi demagogici o forse perché erroneamente convinti che altri pagheranno i nostri debiti, hanno posto in atto una campagna elettorale astiosa e piena di “promesse” incompatibili con la nostra situazione finanziaria, determinando non solo attese che difficilmente potranno essere soddisfatte ma anche una situazione di stallo in cui, complice la legge elettorale vigente, coloro che dichiarano di avere vinto le elezioni non riescono a fare un governo con il serio pericolo di un ritorno alle elezioni. E tutto questo mentre i mercati a cui ci rivolgiamo per collocare i nostri titoli del debito pubblico ci guardano pronti a venderli e/o non acquistarli senza un governo forte e coeso capace di affrontare con le riforme i gravi problemi del paese, primo tra tutti quello finanziario.
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