Un notturno siciliano, l’eros e due ragazze sventurate
Temperamento e autenticità. Esuberanza lessicale e immaginifica fantasia narrativa. Tutte qualità intatte in Silvana Grasso, autrice di un altro romanzo che lascia bei riverberi dentro. La scrittrice di Macchia di Giarre (ex enfant prodige che aveva, letterariamente, sedotto Giulio Einaudi) riparte dalla sua cifra stilistica inconfondibile – una lingua sontuosa, ma anche cruda ed esplicita, con intarsi dialettali, ma senza concessioni al siciliano da laboratorio tanto di moda, e perfino qualche vocabolo inglese alla maniera dei paisà – da sentimenti forti e tragedie che riesce ancora una volta ad accostare a teneri idilli. Era stato così, qualche anno fa, con “L’incantesimo della buffa”, sua prima opera affidata alle cure dell’editore Marsilio: l’incantevole e innocente rapporto fra Gesù e Tea, sullo sfondo della seconda guerra mondiale, in Sicilia. Adesso la casa veneziana, tornata a pieno titolo indipendente, fuori dall’ex galassia Rcs e da Mondazzoli, pubblica il nuovo romanzo di Silvana Grasso, dalla splendida copertina, “Solo se c’è la luna” (222 pagine, 17 euro), candidato sia al premio Strega che al Campiello.
Ambientato in Sicilia negli anni Cinquanta, “Solo se c’è la luna”, non rischia mai di impantanarsi in un realismo trito, ma vive di incursioni nel fantastico e nell’irrealtà – perché verità e inganno vivono fianco a fianco – attraverso i tumulti delle sue antieroine, creature notturne. Grasso dipana tante storie: quella della Gerri Soap, fabbrica di successo in cui si producono saponi e profumi, che appartiene appunto a Girolamo Franzò, ex garzone di campagna, tornato nell’Isola «ricco di dollari ed evoluto» dall’America; quella di Gelsomina Caltabellotta, semianalfabeta e taciturna, sedicenne costretta a sposare il cinquantenne Gerri, incapace di dargli un erede maschio, interessata solo a intagliare figure di legno; quella di Luna, figlia di Gerri e Gelsomina, giovane e minuta, che non può esporsi ai raggi del sole per una rara malattia alla pelle, che s’istruisce e legge, ma non s’accontenta di romanticismi letterari, vuol conoscere la vita vera, a costo di restarne delusa (da Leo, manovale, con aspirazioni cinematografiche…); di Gioiella, ragazza di «spaventosa sensualità», comperata da Gerri per fare da compagna di giochi, quasi sorella, a Luna, silenziosamente innamorata di lei, non intenzionata ad abbandonarsi agli uomini, seppure circondata dai loro sguardi. Le due sventurate adolescenti, così vicine così lontane così umane, si avventureranno inesorabilmente verso un epilogo da tragedia greca…
“Solo se c’è la Luna” è un romanzo di una Sicilia carnale e metafisica, e di mille altre dissonanti, un romanzo colmo di Eros e Thanatos, di notti piene di desideri e paure: un viaggio per cui vale la pena partire.
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