Tratta e sfruttamento, una vittima su quattro è minore

Società | 18 agosto 2020
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Nel mondo si stima che sono oltre 40 milioni le vittime di tratta o sfruttamento costrette in condizioni di schiavitù, e ben 1 su 4 avrebbe meno di 18 anni. Una realtà perlopiù sommersa che trova conferma nei pochi dati disponibili sui casi segnalati nel 2019 da 164 paesi del mondo, più di 108.000, il 23% dei quali relativi a minorenni e, in 1 caso su 20, addirittura a bambini con meno di 8 anni. Si tratta di bambini e adolescenti spesso privati anche del diritto alleducazione visto che il 10% non ha mai frequentato la scuola e circa un quarto non è andato oltre la scuola media. In Europa, i dati della Commissione sono fermi ai circa 20.000 casi della rilevazione del 2015-2016, che confermano la proporzione di un quarto per i minori e segnala la prevalenza di vittime di sesso femminile (68%). 

Anche in Italia tratta e sfruttamento coinvolgono minori giovanissimi e lemergenza Covid-19 ha reso le vittime ancora più isolate e difficilmente raggiungibili. Nella decima edizione del rapporto Piccoli schiavi invisibili”, Save the Children offre una fotografia aggiornata della tratta e dello sfruttamento dei minori in Italia, con un’attenzione specifica per le vittime del sistema dello sfruttamento sessuale e della loro vulnerabilità, anche in relazione allimpatto dellemergenza per la pandemia di Covid-19. In Italia, tra le 2.033 persone prese in carico dal sistema anti-tratta nel 2019, la forma più diffusa di sfruttamento resta quella sessuale (84,5%) che vede come vittime principalmente donne e ragazze (86%). Nonostante lemersione sia molto più difficile nel caso dei minori, ben 1 vittima su 12 ha meno di 18 anni, il 5% meno di 14. Se la nazionalità di origine delle piccole vittime è principalmente nigeriana (87%), ivoriana (2,5%) e tunisina (1,9%), la regione con più casi emersi è la Sicilia (29,8%), seguita da Liguria (14,3%), Campania (9,3%) e Piemonte (13,7%). Gli illeciti riguardanti lo sfruttamento lavorativo minorile inoltre nel 2019 si attestano a 243 casi accertati, quasi tutti nel settore terziario (210) e in particolare in quello dellalloggio e della ristorazione (142) o del commercio (36) , con la consapevolezza che questi dati sono solo la punta di un iceberg rispetto alle tante bambine, bambini e adolescenti vittime invisibili di violenza e sfruttamento nel nostro Paese. Lemergenza Covid-19 ha altresì visto trasformare alcuni modelli tipici della tratta e dello sfruttamento dei minori.

 I gruppi criminali dediti allo sfruttamento sessuale in particolare sono stati ovunque rapidissimi nelladattare il loro modello operativo attraverso luso intensivo della comunicazione online e dello sfruttamento nelle case, indoor, e il lockdown ha costretto le istituzioni e le organizzazioni non governative ad affrontare maggiori difficoltà nelle attività di prevenzione e supporto alle vittime. A livello globale, tra gli effetti più diretti che riguardano i minori, il lockdown ha limitato da un lato gli spostamenti e la possibilità per le vittime di incontrare altre persone, trovare aiuto o fuggire, dallaltro, con la chiusura delle scuole che in molti casi sono lunica occasione di un pasto quotidiano garantito, ha spinto tantissimi bambini in strada in cerca di cibo o di reddito esponendoli al rischio di essere sfruttati o di diventare vittime di traffico, mentre ha iper-esposto al mondo digitale tanti altri accrescendo il rischio di finire vittime delladescamento dei predatori sessuali della rete. Il cybercrime connesso alla tratta e sfruttamento ha sviluppato nel tempo enormi capacità operative con laumento della richiesta di sevizi erotici online, in video-chat o webcam durante il lockdown. A questo fenomeno si associa quello delle torture e delle coercizioni perpetrate per produrre e commercializzare materiali pedopornografici. Secondo la Commissione Europea la domanda di materiale pedopornografico sarebbe aumentata durante il lockdown fino al 30% in alcuni Stati membri dellUnione. Secondo EUROPOL, inoltre, il 30% degli offender che sono in possesso di materiale pedopornografico e attivi negli scambi online e nella darknet è anche coinvolto direttamente nelle azioni di coercizione ed estorsione sessuale che coinvolgono i minori. Anche in Italia lo scoppio della pandemia Covid-19 ha avuto gravi conseguenze sulle condizioni di vita delle vittime di tratta e sfruttamento. 

Gli operatori partner del progetto Vie dUscita di Save the Children per il contrasto e la fuoriuscita dal sistema di sfruttamento sessuale di minori e giovani tra i 12 e i 24 anni, hanno intercettato e sostenuto nei primi 6 mesi del 2020 e in sole 6 regioni circa 1.000 nuove vittime, sia in strada che online, in gran parte di origine nigeriana o dei paesi dellest Europa. Le vittime, esposte a maggiori pressioni e violenze da parte dei loro controllori, si sono spesso trovate costrette ad accettare richieste sempre più spinte e prezzi sempre più bassi dai clienti che comunque hanno continuato ad alimentare il fenomeno, sia su strada o chiedendo incontri al proprio domicilio o in altri luoghi. In molti casi gli incontri sono avvenuti nellassoluta mancanza di misure di protezione personale rispetto al virus, in altri le ragazze hanno ricevuto informazioni errate sulluso dei dispositivi, come la mascherina, difficili anche da procurare per il loro costo elevato, o si sono anche trovate in balia di fake news diffuse ad arte sulla falsità dei rischi di contagio o su presunte immunità di origine etnica. In molti casi sono state spinte a iniziare nuove attività di prostituzione indoor, condividendo a volte in 4 o 5 appartamenti prima utilizzati da 2 ragazze dove ricevere in contemporanea anche 4 o 5 clienti, o prestazioni in video-chat e webcam, o per la produzione di materiali pornografici. Nel rapporto sono messi in luce anche i diversi profili dello sfruttamento in base alla provenienza delle ragazze. La rete di trafficanti che controlla le vittime di origine cinese, ad esempio, sembra provvedere a tutti gli aspetti dellorganizzazione dellattività indoor che coinvolge ragazze anche giovanissime, che non conoscono la lingua italiana o hanno documenti falsi per cui sono ancor più controllabili, mentre alle vittime di origine nigeriana o rumena viene imposto a volte di organizzarsi da sole per promuoversiin rete.

 Laccresciuta centralità dello snodo internet in questa fase di emergenza per intercettare la domanda di prostituzione legata al traffico di esseri umani e per promuovere servizi sessuali tra i potenziali clienti ha moltiplicato i luoghi virtuali dove le vittime sono catalogatecome pura merce, secondo le caratteristiche personali o delle prestazioni disponibili.

 di Melania Federico

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