Storia di un paese che scopre la debolezza delle sue banche
L’anno che si è chiuso dal punto di vista finanziario , della Borsa di Milano, non è stato positivo . Ciò soprattutto per l’andamento altalenante e tendenzialmente negativo dei titoli bancari quotati , alcuni dei quali hanno subito un vero e proprio tracollo delle quotazioni. Il fatto per chi non conosce i problemi del settore può apparire strano, sia perché in passato i titoli delle banche venivano considerati meno rischiosi di quelli di altri settori, sia perché fino a qualche tempo fa si è sentito spesso ripetere che le nostre banche erano molto solide.
In realtà negli ultimi tempi, diciamo dopo il 2008, sono intervenuti alcuni fatti che hanno profondamente alterato la realtà e le prospettive del settore bancario , fatti che hanno inciso notevolmente nella percezione delle banche da parte di una clientela abituata ad avere fiducia in queste istituzioni e frastornata da notizie contrarie a questa visione.
Ci si riferisce agli effetti della crisi scatenata dai prodotti subprime, che ha visto alcuni nostri istituti di credito esposti sul piano finanziario, alla crisi innescata dalla globalizzazione dell’economia che ha provocato molti danni alle piccole e medie aziende, alla forte incidenza dei crediti deteriorati che ha condizionato e condiziona gli attivi delle nostre banche, all’obbligo della trasformazione delle banche popolari più grandi in società per azioni che ha fatto emergere situazioni critiche, ci si riferisce soprattutto all’entrata in vigore anche nel nostro paese del bail- in che ha avuto effetti devastanti e che ha fatto perdere al risparmiatore molte certezze.
Per comprendere ciò che è avvenuto nella psicologìa del risparmiatore basta considerare che si è passati da un tempo in cui si riteneva che le banche non potessero fallire, da un tempo in cui tutto ciò che riguardava le banche, comprese le loro crisi, avveniva in modo riservato e si definiva con la moral suasion sotto l’occhio vigile della Banca d’Italia , ad un tempo in cui giornali, televisioni, partiti, movimenti hanno cominciato a parlare quasi quotidianamente , della cattiva amministrazione di molte banche, degli alti emolumenti del loro personale apicale , della risoluzione di alcune di esse con conseguenti perdite per i risparmiatori , azionisti e creditori.
Se a questo si aggiungono le notizie diffuse a piene mani con dovizia di particolari da giornali e tw sull’esito non del tutto o non sempre positivo degli stress test a cui nel quadro della Unione Bancaria sono stati sottoposti alcuni grandi nostri istituti da parte della Bce si comprende l’andamento altalenante di cui si è detto della Borsa di Milano ed anche il panico dei risparmiatori oltre che degli operatori di borsa.
Eppure gran parte di questi effetti negativi potevano evitarsi, oltre che con gestioni più attente agli equilibri “reali” dei nostri istituti di credito, con la limitazione della vendita dei “bond subordinati” alla sola clientela istituzionale, con una gradualizzazione dell’entrata in vigore del bail-in, con una maggiore informazione preventiva sui suoi effetti , con una maggiore attenzione negli anni scorsi ai crediti deteriorati anche in vista dell’ evento predetto, con una maggiore riservatezza sull’esito degli stress test ed in genere sulla situazione delle varie banche.
Salve le eventuali azioni di responsabilità contro gli organi dirigenti colpevoli della violazione delle leggi che disciplinano il settore, avremmo evitato lo scandalo di tanti risparmiatori che hanno perso i loro risparmi con investimenti estremamente rischiosi, si sarebbe ridotto l’impatto negativo dei risparmiatori con una situazione totalmente nuova rispetto a quella del passato, si sarebbe evitata o almeno ridotta quella crisi di fiducia nelle banche che purtroppo è operante e che complica il rilancio pure necessario del settore del credito.
Per avere un’idea di ciò che è in ballo con la crisi predetta si consideri che le banche per definizione lavorano soprattutto con capitale di prestito (i nostri depositi, i nostri conti correnti) e che per ottenere credito è fondamentale quella fiducia (nel rimborso) oggi da molti messa in discussione, fiducia per il ripristino della quale i governi, non solo quello italiano, spesso decidono d’intervenire nelle crisi bancarie nell’interesse dei risparmiatori che in caso contrario perderebbero in tutto o in parte i loro risparmi.
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