Savona: una procura internazionale contro le mafie globalizzate
Una Procura internazionale contro le mafie globalizzate. Questo, secondo Ernesto Savona, direttore di Transcrime e professore di Criminologia dell’Università Cattolica di Milano, lo strumento più efficace per combattere quella che al momento è una “lotta impari” tra magistratura e mafie. La proposta è stata lanciata durante la terza conferenza del Progetto educativo antimafia e antiviolenza 2017-18 promosso dal Centro Studi Pio La Torre, incontro dal tema "La globalizzazione delle mafie".
“Le Procure e le Forze dell’ordine hanno competenza solo sul proprio territorio e per agire oltre confine devono chiedere degli interventi su rogatoria. Spesso le rogatorie vengono ignorate o non vengono comunque attuate, magari perché la legge del paese non prevede il reato di associazione mafiosa. Affinché le indagini siano davvero efficaci bisognerebbe creare una Procura internazionale, composta da magistrati esperti provenienti da quelle parti del pianeta che “sfornano” le mafie, che possa operare con un altrettanto preparata polizia giudiziaria che conosca le lingue e che non debba basarsi solo su traduttori ma possa affrontare sia i dialetti che le lingue diverse internamente”.
Oggi, sottolinea ancora Savona, “La presenza delle mafie italiane si concentra nelle destinazioni tradizionali dell’emigrazione italiana (Germania, Nord America, Svizzera, Belgio, Australia) e negli snodi fondamentali dei principali traffici illeciti (Spagna e Paesi Bassi). La ‘Ndrangheta è l’organizzazione maggiormente proiettata all’estero. La Camorra resta più concentrata in Europa occidentale, mentre Cosa nostra è presente anche nelle Americhe. Più limitata e circoscritta la presenza all’estero della criminalità organizzata pugliese. Spagna, Germania e Paesi Bassi rappresentano sia importanti hub per l’importazione delle droghe (provenienti per lo più da Colombia e Albania) sia piazze per il riciclaggio dei proventi illeciti e l’infiltrazione nell’economia legale (insieme a Svizzera, San Marino, Regno Unito e Nord America).
“La globalizzazione è un fenomeno antico - sottolinea Salvatore Lupo, docente di Storia contemporanea dell’Università di Palermo - La mafia siciliana è la forma di criminalità organizzata più conosciuta al mondo, spesso celebrata in forma apologetica. Ma quella che è stata celebrata non è una mafia siciliana, ma siculo-statunitense che esiste fino dalla fine dell'Ottocento. La mafia siciliana non avrebbe avuto questa ‘fortuna mediatica’ se non avesse avuto la ‘gemella’ americana. Alla fine dell’800 e nei primi anni del ‘900 si sono verificate quelle condizioni per cui un mafioso siciliano andava in America e trovava migliaia di connazionali. Le mafie sono diventate così etniche, mimetizzandosi facilmente con la gente perbene della propria etnia e assumendo la loro difesa. Così - conclude Lupo - hanno maturato un’ampiezza di mentalità affaristica, relazioni e capacità di sottrarsi all’attenzione delle autorità”.
La prossima conferenza si terrà venerdì 12 gennaio sul tema: “Migrazioni del XXI secolo: l’Italia e l’Europa tra disuguaglianza, accoglienza e integrazione”.
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