Rifiuti e riciclaggio, così la mafia prospera a spese dell'ambiente

Economia | 10 luglio 2018
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Sono state 538 le ordinanze di custodia cautelare emesse per i reati ambientali nel 2017. Un numero mai raggiunto prima nella storia del nostro paese, il 139,5% in più rispetto al 2016. Ma il 2017 è stato anche l’anno record per le inchieste sui traffici illeciti di rifiuti, quasi 7.400 i reati rilevati contro i 5.700 dell’anno precedente. È questo il settore in cui si concentra la percentuale più alta di illeciti ambientali, quasi il 24% del totale. Nel complesso, i reati ambientali accertati (31mila) sono aumentati del 20% rispetto al 2016, con una media di 84 al giorno. In crescita anche il numero delle persone denunciate (39.211, + 36%) e dei sequestri effettuati (11.027, +51,5%). Questi i dati del Rapporto Ecomafia 2018 di Legambiente. Numeri che mostrano l’efficacia dell’applicazione della legge 68 del 2015 sugli ecoreati, come emerge dai dati del Ministero della Giustizia: 158 arresti per i delitti di inquinamento ambientale, disastro e omessa bonifica, con 614 procedimenti penali avviati contro i 265 del 2016. Il Rapporto da merito anche al lavoro sempre più accurato delle forze dell’ordine contro i reati ambientali: 76 inchieste per traffico organizzato (erano 32 nel 2016), 177 arresti, 992 trafficanti denunciati e 4,4 milioni di tonnellate di rifiuti sequestrati (otto volte di più rispetto alle 556 mila tonnellate del 2016). “La legge 68 – sottolinea Legambiente - è stata applicata dalle forze dell’ordine 484 volte, portando alla denuncia di 31 persone giuridiche e 913 persone fisiche, arrestandone 25, chiudendo il cerchio con 106 sequestri per un valore complessivo di oltre 11,5 milioni di euro”. Se da un lato l’azione repressiva è diventata più efficace, i numeri mostrano anche una maggiore tendenza a delinquere. Solo nel 2017, il fatturato delle mafie legato ai reati ambientali è stato di 14,1 miliardi, il 9,4% in più rispetto al 2016 per via della lievitazione nel ciclo dei rifiuti, nelle filiere agroalimentari e nel racket animale.

Quasi la metà delle infrazioni è stata registrata nelle regioni a tradizionale insediamento mafioso. La Campania ha il maggior numero di illeciti ambientali - 4.382, il 14% del totale nazionale - seguita dalla Sicilia (3.178), dalla Puglia (3.119), dalla Calabria (2.809) e dal Lazio (2.684).

Il settore dei rifiuti è quello in cui si concentra quasi un quarto dei crimini ambientali. Seguono i delitti contro gli animali e la fauna selvatica (22,8%), incendi boschivi (21,3%). In lieve calo rispetto all’anno precedente i reati legati al ciclo illegale del cemento (12,7%), con 3.908 infrazioni e 4.977 persone denunciate. Ancora una volta, quasi la metà di questi illeciti si concentra nelle regioni a tradizionale presenza mafiosa. L’abusivismo edilizio continua ad aumentare: nel 2017 sarebbero state costruite circa 17.000 nuove case abusive. “Rimane ancora molto da fare pure sul fronte delle demolizioni, dove solo pochi e impavidi sindaci hanno il coraggio di far muovere le ruspe, rischiando in prima persona. Più in generale, le poche demolizioni realizzate sono da attribuire al lavoro delle procure”.

In crescita anche gli illeciti nel settore agroalimentare, con 37mila reati, 22mila persone denunciate o diffidate, 196 arresti, 2.733 sequestri per oltre un miliardo di euro (nel 2016 il valore era intorno ai 700 milioni). Continua pure l’aggressione al patrimonio di biodiversità, sulla pelle di lupi, aquile, pettirossi, tonni rossi, pesci spada. La Sicilia è in testa per numero di illeciti (1.177 pari al 16,8% del totale nazionale), seguita dalla Puglia (946 reati), dal Lazio (727) e dalla Liguria per la prima volta in quarta posizione (569), prima della Calabria (496) e della Campania (430).

“I numeri di questa nuova edizione del rapporto Ecomafia – ha dichiarato il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani - dimostrano i passi da gigante fatti grazie alla nuova normativa che ha introdotto gli ecoreati nel Codice penale, ma servono anche altri interventi, urgenti, per dare risposte concrete ai problemi del paese. La lotta agli eco criminali deve essere una delle priorità inderogabili del governo, del parlamento e di ogni istituzione pubblica, così come delle organizzazioni sociali, economiche e politiche, dove ognuno deve fare la sua parte, responsabilmente. Contiamo - prosegue Ciafani - sul contributo del ministro dell’ambiente Sergio Costa e sulla costruzione di maggioranze trasversali per approvare altre leggi ambientali di iniziativa parlamentare come avvenuto nella scorsa legislatura. Noi lavoreremo perché tutto questo avvenga nel più breve tempo possibile, continuando il nostro lavoro di lobbying per rendere ancora più efficace la tutela dell’ambiente, della salute dei cittadini e delle imprese sane e rispettose della legge”.  

 di Alida Federico

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