Ridere della vita, soprattutto quando vuol farti piangere

Cultura | 29 agosto 2017
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Un genere letterario umoristico attraverso il quale raccontare e raccontarsi. È proprio quello che don Stefano Trombatore, classe ’43, parroco presso la chiesa di Santa Caterina in Rosolino, riesce a fare con il suo ultimo libro dal titolo “Comico per forza - ma chi ha parlato di una partita di tennis” dove in 224 pagine riesce a strappare risate e sorrisi, ma soprattutto con sottile ironia a far riflettere. Riflettere sul dono della vita, sulla caducità delle cose e sull’importanza dell’autoironia. “Una specie di pensiero laterale – dice don Stefano - che mi permette di raggiungere meglio il nucleo delle cose. Col sottotitolo intendo spiazzare il lettore segnalandogli che il mio discorso va al di là della scorza del linguaggio comico che io trascendo in una serie di rimandi, doppi sensi, allusioni.”

 Il suo scritto che fa pensare ad umoristi ben conosciuti dal grande pubblico, come Guareschi, Zavattini, Campanile, Petrolini etc. costituisce un vero e proprio invito alla lettura. Con leggerezza, ma profonda analisi critica, don Stefano, giunto già al 50° anniversario di sacerdozio, ripercorre i ricordi della propria vita tra aneddoti vissuti con autocritica: dal telefonino sempre in agguato soprattutto durante la celebrazione della Santa Messa, allo scherzo subìto durante una importante partita di calcio, sua grande passione; dalla mancata estrema unzione ad un malato, a tanto ancora che sta al lettore scoprire.

Il messaggio che intendo trasmettere – spiega l’autore - è concentrato nel racconto iniziale dove un bambino (io stesso) perde le orme del padre per distrazione e ritrovandosi grazie al gioco (una palla di pezza), e sulle ginocchia del padre può raccontare a tutti la sua storia. Un racconto a partire dalla fine, dalla gioia del ritrovamento del padre. Tutto il libro è una serie di racconti autobriografici che appaiono come un'estensione di questo originario avvenimento dell'infanzia. E infatti, alla fine di esso, il protagonista scopre dove è il Padre, che, cioè, egli è avvolto da Lui lungo il suo stesso cammino”. Particolare è la struttura e l’impostazione del libro, dove i racconti, pur non avendo apparentemente alcun rapporto sostanziale tra loro, sono tuttavia collegati tanto da formare un unico racconto, dove l'ultimo brano riprende il tema del primo, anzi si conclude con le stesse parole del primo composte a incastro (Tutt'altro che distratto----distratto da tutt'altro). “La parola "tutt'altro" diventa la parola chiave dell'intero libro, parola che si ritrova puntualmente al centro di esso, - chiosa don Stefano - nel racconto dei "Due svagati siculi", a suggerire con grande discrezione che in fondo ciò da cui il protagonista è distratto non è una semplice palla (la partita di tennis del sottotitolo!) ma Dio stesso, "il tutt'Altro!”. Il riso e la gioia sono quindi non solo l'anticipo del futuro incontro col Padre, ma sono l'inevitabile ("Comico per forza) esperienza dell'incontro nel presente col Dio del futuro”. Don Stefano, già autore di altri libri, è convinto che l’uomo sia stato creato per ridere, non per piangere, per giocare, non per lavorare, e che lo stesso creatore abbia creato il mondo a forma di palla per poter giocare con essa e gli uomini per poter allestire una squadra. 

Ed è giocando e ridendo che l’autore, indossando gli “occhiali da bambino”, racconta molte verità, mettendo il dito su tante contraddizioni sociali, culturali e politiche. “Il mondo degli uomini – dice l’autore - è quello che Dio ama immensamente e che Egli va conducendo verso l'uguaglianza e  la fraternità; il mondo del male è il sistema basato su orgoglio e violenza che io, a partire dalla luce della Fine, so che sta per essere distrutto da Dio e mi sforzo... di darGli una mano”. Il libro di don Stefano Trombatore va letto d’un fiato, tra le sue pagine si comprende la sua forte personalità: un rivoluzionario, come lui stesso si definisce, che tende in ogni momento di adeguare il triste presente al lieto sogno di Dio per l'uomo che sovverte gli schemi della disuguaglianza tra ricchi e poveri.

 di Melinda Zacco

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