Reddito di cittadinanza o reddito minimo, cosa cambia
![](/public/rubrica/foto/big/04032017091629.jpg)
Se e quando la politica italiana ricomincerà a discutere di merito, si imporrà come priorità la questione di come assicurare una condizione di vita dignitosa a coloro che sono privi di redditi da lavoro o da assistenza, e ai cosiddetti working poors, ovverosia quanti pur lavorando percepiscono una retribuzione al di sotto della soglia minima necessaria alla soddisfazione dei bisogni fondamentali. Il tema si presta a campagne demagogiche e se parla spesso a sproposito, aumentando la confusione in un'opinione pubblica che ha invece diritto ad essere correttamente informata.
Arriva a proposito l'agile ma esauriente libro di Stefano Toso docente di Scienze delle Finanze all'Università di Bologna (S. Toso, Reddito di cittadinanza o reddito minimo, Bologna 2016) che consente innanzitutto di capire di cosa esattamente si discuta, di quali siano le discriminanti nel dibattito europeo e mondiale, di cosa contengano le proposte politiche sul tappeto nel nostro paese. L'assunto da cui il libro trae spunto è che il rapporto tra reddito di cittadinanza e reddito minimo si configura come antagonistico, “intendendo il primo come garanzia di un reddito incondizionato e il secondo come un trasferimento monetario condizionato alla prova dei mezzi, anche se nelle conclusioni, in parziale contraddizione con la premessa, l'autore si schiera tra coloro che ritengono auspicabile la contaminazione tra i due schemi.
Nel mondo non esistono, con le eccezioni che si vedranno appresso, esempi di reddito di cittadinanza, mentre tutti i paesi europei, tranne l'Italia e la Grecia, hanno dato vita a forme di reddito minimo. Come si definisce il reddito di cittadinanza, o basic income, come ormai la letteratura internazionale preferisce chiamarlo? Nello statuto della Bien (Basic Income Earth Network), la rete mondiale di studiosi e di associazioni che propugna tale strumento, esso viene definito come “una garanzia di reddito che a) è corrisposto sui base individuale anziché familiare, b) è erogato a prescindere dal reddito eventualmente posseduto dal beneficiario, c) non dipende dalla qualità/quantità del lavoro prestato o dall'eventuale disponibilità a lavorare, nel caso in cui chi lo percepisce sia disoccupato”. L'idea non è nuova: la proposta circola per l'Europa dal 1984 grazie agli studi del filosofo belga Philippe van Parijs ed al saggio Une reflexion sur l'allocation universelle pubblicato dal Collectif Fourier dell'Università di Lovanio. Nella concezione del Collectif il reddito di cittadinanza rappresentava il punto d'approdo di una radicale riforma dell'assetto del welfare.
Conviene riportare, citando dal testo di Toso, la suggestiva apertura del saggio: Sopprimete le indennità di disoccupazione, le pensioni pubbliche, i salari minimi, gli aiuti alle famiglie, le esenzioni e crediti d'imposta per le persone a carico, le borse di studio (…) gli aiuti di stato alle imprese in difficoltà. Ma versate ogni mese a ciascun cittadino una somma sufficiente a coprire i bisogni fondamentali di un individuo single. Datelo a quanti lavorano e a quanti non lavorano, al povero ed al ricco...indipendentemente dal fatto che abbia lavorato o meno nel passato ...il valore dell'importo sia modulato solo tenendo conto dell'età e dell'eventuale grado di disabilità . E finanziate tutto ciò attraverso un'imposta progressiva su tutti gli altri redditi di ciascun individuo. Contemporaneamente deregolamentate il mercato del lavoro...Eliminate tutti gli ostacoli amministrativi al lavoro a tempo parziale. Abbassate l'età di scolarità obbligatoria . Sopprimete l'obbligo di ritirarsi dal lavoro ad un'età determinata. Nel 2012 l'economista inglese Gay Standard, co-presidente della Bien in un libro dedicato all'ascesa del precariato come “vera e propria classe sociale alla stregua del proletariato” ha proposto una forma di reddito di cittadinanza (pur definendolo reddito minimo garantito) così concepita: “ogni persona legalmente residente in un paese ...adulto o bambino che sia dovrebbe ricevere un modico introito mensile …ciascuno avrebbe una carta prepagata che consentirebbe di ritirare una somma mensile per i bisogni primari l'erogazione avverrebbe a beneficio di ogni individuo..permettendo a chi lo riceve di utilizzarlo come meglio crede, senza predeterminarne paternalisticamente l'uso come avviene nel caso della distribuzione dei buoni alimentari...” ( G. Standing, Precari la nuova classe esplosiva, Bologna 2012, pag. 271).
Tali le basi culturali e le motivazioni politico-ideologiche. Quali esperienze concrete ne sono germogliate? Il volume dell'economista bolognese ne cita alcune: il referendum recentemente bocciato dagli elettori svizzeri, il progetto pilota allo studio in 30 città dell'Olanda per l'introduzione di un programma di aiuti monetari alle famiglie simile al reddito di cittadinanza, l'incarico dato dal governo finlandese ad un gruppo di lavoro di progettare una ricerca pilota che dovrebbe condurre entro il 2017 alla sperimentazione su scala nazionale di una forma di reddito di base. La Repubblica del 26 febbraio riporta la notizia ( A. De Nicola Si fa presto a dire reddito di cittadinanza) che in Finlandia sono stati sorteggiati 200 cittadini che dovranno far da cavia alla sperimentazione; “per vedere l'effetto che fa” commenta caustico l'autore dell'articolo. Un evidente scetticismo rafforzato dalla constatazione- qui torno a Toso- che le uniche esperienze in paesi industrializzati si sono realizzate in situazioni del tutto particolari: oltre a quello promosso dal 1975 al 1979 nella città a di Dauphin (Manitoba) il caso più noto riguarda il Permanent Fund Dividend in Alaska. Ad ogni cittadino alaskiano o residente da almeno due anni è pagata una quota dei proventi che lo stato ricava dalle concessioni di sfruttamento dei pozzi petroliferi.
L'autore segnala che dal 2000 ad oggi è stato mediamente corrisposto ad ogni cittadino un ammontare oscillante tra i 900 e i 2000 dollari annui. Assai più diffuse sono invece le esperienze di reddito minimo, che sono state recentemente riformate nei principali paesi europei anche per dare risposte alla pressione della Commissione Europea sulle politiche di contrasto alla povertà ed all'esclusione sociale. Toso passa in rivista tre grandi paesi europei- Francia, Germania e Regno Unito- e gli Usa, ed individua nell'universalismo selettivo la soluzione alla dichiarata contrapposizione tra misure universalistiche e provvedimenti selettivi legati alla “prova dei mezzi”, cioè alla dimostrazione da parte del beneficiario di essere in possesso dei requisiti richiesti. In Francia esiste dal 2009 il Revenu del solidarité active formato da due componenti, una di base (RSA socle) e una cosiddetta di attività (RSA activitè). Il RSA socle è un vero e proprio schema di reddito minimo a favore delle famiglia con il reddito al di sotto di una certa soglia. Il RSA activitè, che è la vera novità concepita al fine di evitare la “trappola della povertà”, è concesso solo se all'interno del nucleo vengono recepiti redditi da lavoro. Nel paese transalpino il dibattito è vivissimo: Benoit Hamon, il candidato del Ps alle elezioni presidenziale, propone in prospettiva l'introduzione del reddito universale, ma individua come misura immediata un aumento del 10% del RSA dagli attuali 500 fino a 600 euro mensili per un singolo. (CNEWS Matin “Presiedentielle 2017: le programme de Benoit Hamon consultato il 3/3/2017 alle ore 10,54). La Germania dal 2005 ha un sistema di disoccupazione contributiva (Arbeitlosengeld 1) che copre fino a 24 mesi, cui si aggiunge un sussidio di disoccupazione finanziato dalla fiscalità generale e subordinato alla prova dei mezzi (Arbeitlosengeld 2) che vale circa 400 euro per un singolo, mentre il Sozialhilfe viene destinato agli individui più poveri. Il Regno Unito ha nell'Income Support (450 euro mensili per un singolo) l'istituto che fornisce una rete di protezione di ultima istanza esente da imposta a coloro il cui reddito è inferiore ad una soglia di minimo vitale e che non partecipano a tempo pieno al mercato del lavoro. Gli Stati Uniti non conoscono il modello europeo di stato sociale e non hanno un istituto di reddito minimo. Tuttavia le politiche federali di contrasto alla povertà sono state caratterizzate dal progressivo spostamento degli interventi a sostegno del reddito dai soggetti del tutto privi di occupazione verso i cosiddetti working poors. Per il primo tipo di assistenza si utilizza il Temporary Assistance for needy families (TANF) mentre al secondo obiettivo si fa fronte con l'Earned Income Tax Credit (Etic) che funziona attraverso un meccanismo in qualche modo simile all' imposta negativa. L'ultima parte del libro, Toso la dedica alla situazione italiana attuale ed alle prospettive derivanti dalle proposte legislative presentate da vari soggetti politici o istituti di ricerca.
Dell'arretratezza del nostro paese si è già detto: la recente approvazione da parte del Senato della delega governativa sugli interventi di contrasto alla povertà è un passo avanti, ma siamo ancora lontani dalla soluzione dei problemi. E' utile notare, rispetto alla qualità della discussione politica in corso, che il disegno di legge n.1148 presentato da M5S propone in realtà un reddito minimo con prova dei mezzi (anche se lo chiama reddito di cittadinanza), “essendo la misura del Rdc fissata in funzione del raggiungimento della soglia UE di povertà relativa”, cioè con un importo massimo del beneficio pari al 60% del reddito mediano. Infine una curiosità: nel capitolo dedicato alle esperienze regionali l'autore cita anche la legge regionale siciliana 5/2005 che tentò di dare continuità alla sperimentazione del reddito minimo di inserimento (che nella nostra regione interessò Caltanissetta ed Enna) attraverso i cantieri di servizio, strumento a mio avviso del tutto inadeguato allo scopo. In ogni caso emerge che la Sicilia è tra le poche regioni a non avere ancora legiferato in materia di reddito di contrasto alla povertà. Responsabilità ancor più grave- non mi stancherò di ripeterlo- in considerazione del pervicace rifiuto di discutere il disegno di legge di iniziativa popolare che da oltre un anno giace all'ARS. Usque tandem abutere patienta nostra?
Ultimi articoli
La nuova Cortina
di ferro grande campo
di battagliaLa riforma agraria che mancò gli obiettivi / 2
Mattarella, leggi
di svolta dall'incontro
con il PciMattarella fermato
per le aperture al PciLa legalità vero antidoto per la cultura mafiosa
Natale, un po' di rabbia
e tanta speranza
nella cesta degli auguriLotte e sconfitte
nelle campagne siciliane
al tempo di Ovazza / 1La legge bavaglio imbriglia l'informazione
Perché l’Occidente si autorinnega
Ovazza, storia di un tecnico
prestato alla politica