Priorità: legge contro la povertà, trasparenza e sviluppo
La legge contro la povertà e la disuguaglianza sociale, trasparenza amministrativa, anticorruzione e antimafia, sviluppo per la Sicilia e diritto allo studio. Questi i temi al centro del confronto programmatico tra i candidati alla Presidenza della Regione siciliana promosso dal Centro Pio La Torre e da alcune associazioni studentesche universitarie, tenutosi stamattina presso l’aula magna di Giurisprudenza e a cui hanno partecipato i candidati Claudio Fava, Roberto La Rosa e Fabrizio Micari.
“Nell’ultimo triennio – spiega Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre -abbiamo registrato un’esplosiva crescita della povertà assoluta e relativa delle famiglie che in base alle anticipazioni del rapporto Svimez è la più grave a livello nazionale: circa il 70% dei siciliani è relegato nelle fasce di minore reddito. Se l'Ars avesse approvato il disegno di legge d’iniziativa popolare contro la povertà firmato tre anni fa da 15 mila siciliani su iniziativa del Centro Pio La Torre e un nutrito cartello di associazioni, ora la Regione si troverebbe in mano lo strumento per aiutare quasi 400 mila famiglie.
Senza investimenti pubblici e privati finalizzati alla crescita e a un nuovo modello di sviluppo, quanto lavoro sarà disponibile per i poveri? Su questi temi chiediamo ai candidati alla Presidenza della Regione e all’Ars un impegno concreto”, conclude Lo Monaco. Lotta alla povertà - “In Sicilia - spiega Claudio Fava - il 39% delle famiglie viaggia sull’orlo del burrone della miseria, mentre il 12% delle famiglie è in condizioni di povertà assoluta. Non decidere di approvare il disegno di legge di iniziativa popolare per il contrasto alla povertà nella scorsa legislatura dimostra due cose: che il tema non sia stato considerato una priorità dall’Assemblea uscente e che le priorità per la politica attuale è quella di affrontare temi sui quali possano costruire clientele”.
Per Micari “la legge anti-povertà va approvata, ampliando se possibile la platea degli aventi diritto evitando però di trasformare il reddito di inclusione in un reddito di cittadinanza. Va infatti evitata ogni forma di assistenzialismo, uno dei grandi mali di questa terra”. Trasparenza e buona amministrazione - “La prima forma di limpidezza nella gestione della pubblica amministrazione - sostiene Claudio Fava - è la cancellazione di quella concezione proprietaria della P.A. che ha contraddistinto, come ultimo esempio, gli ultimi cinquanta giorni di governo dell’attuale giunta regionale.
Il governo Crocetta ha piazzato scientemente ai posti di dirigenza regionale tutti gli uomini appartenenti al loro partito. Uno scempio non più tollerabile”. “L’amministrazione pubblica - per l’ex rettore Micari - ha bisogno di cultura. Nei prossimi anni si dovrà affrontare un turnover di migliaia di funzionari regionali che andranno in pensione. Serve dunque una Scuola di Pubblica amministrazione che formi amministratori preparati che abbiano progettualità, visione e competenza”. Diritto allo studio - “Una legge per il diritto allo studio è ineludibile - sottolinea Micari - la scelta delle università spesso è legata ai costi dei pendolari e ai fondi delle borse di studio.
La Sicilia è la regione con la più bassa percentuale di laureati in Europa, ma questa terra ha bisogno di cultura per crescere e svilupparsi”. Sulla stessa linea anche Claudio Fava: “In Sicilia solo il 32% degli universitari ha diritto ad una borsa di studio, e solo il 12% dei richiedenti a un posto letto. Per questo molti ragazzi siciliani decidono di emigrare e frequentare facoltà fuori dalla Sicilia. Una legge per il diritto allo studio è dunque una delle priorità da affrontare nei primi giorni di governo”. Fondi europei e sviluppo della Sicilia - “L’Unione Europea non è la Cassa del Mezzogiorno - sottolinea Fava - servono progettualità, programmazione.
Un utilizzo oculato dei fondi può essere un volano per l’economia siciliana”. “La nostra regione - spiega Micari - ha a disposizione quindici miliardi di euro di fondi europei. Risorse che si potrebbero utilizzare, tra l’altro, per potenziare la rete infrastrutturale dell’Isola la cui situazione è al momento drammatico, soprattutto nelle strade provinciali”. Presente al dibattito anche Roberto La Rosa, candidato per la lista “Siciliani liberi”. “La mancata attuazione dello Statuto è la maggiore causa dell’impoverimento della Sicilia privandola di 10 miliardi di euro. Attuando l’articolo 36 della Carta Regionale si può abbattere la pressione fiscale nei confronti delle imprese e rilanciare l’economia.
A questo va affiancata l’indipendenza politica della Sicilia in continua subalternità rispetto al governo regionale”. Pur non presenti, i candidati Giancarlo Cancelleri e Nello Musumeci hanno inviato un messaggio al Centro Studi Pio La Torre. Nella sua lettera, Cancelleri spiega come, in merito alle misure di contrasto alla povertà la proposta è quella di un’analisi accurata del fondo sociale europeo affinché si possa prevedere un suo utilizzo per il reddito di cittadinanza. “A questo – scrive ancora Cancelleri - va affiancato un piano di sviluppo industriale per le imprese, i lavoratori e le lavoratrici con l’adozione di strumenti che garantiscano la crescita dell’occupazione”.
Musumeci invece ha ribadito la “scelta organizzativa di non partecipare a confronti con altri candidati e dedicare il maggior tempo possibile agli incontri spontanei nei Comuni dell’Isola”.
Il video integrale del confronto è disponibile sul sito del Centro Pio La Torre, www.piolatorre.it
Decalogo per il presidente della Regione che verrà
Alla vigilia del rinnovo dell’Ars, proposte di buon governo del Centro studi Pio La Torre. Nel 2012, alla vigilia delle elezioni regionali, il Centro La Torre si fece promotore, assieme a un vasto arco di rappresentanze sociali, culturali dell’Isola, di un’articolata proposta programmatica per il buon governo rivolta ai candidati all’Ars e al Governo della Regione. A conclusione della legislatura è possibile (e utile) fare un resoconto di quanto è stato realizzato sul piano legislativo e di governo, considerato l’apprezzamento unanime allora ricevuto dai candidati.
Nel 2012, dopo quattro anni di recessione economica globale, durante i quali sono cresciute nella società italiana e nel mondo in modo sensibile povertà, disuguaglianza, sfiducia, insicurezza, chiedemmo a tutti i candidati di esplicitare le loro proposte programmatiche che, allora come oggi, non riuscivamo a decifrare. Tutti i candidati parlano genericamente di riforme, discontinuità, di rivoluzione sfuggendo a un vero confronto sui contenuti programmatici.
Per tale motivo riproviamo a sollecitare un pubblico confronto sui temi, a nostro avviso, essenziali per tirare fuori dalla crisi e dal ritardo di sviluppo la Sicilia. Alla fine del 2012 il Governo Crocetta ereditò una situazione finanziaria della Regione al limite del collasso in un quadro economico mondiale di recessione. Le varie Giunte del Governo Crocetta hanno tentato di avviare diverse riforme senza riuscire, però, a realizzarle –dal fallito scioglimento delle Provincie alla ristrutturazione e alla paralisi della formazione professionale e delle partecipate sino alla mancata occasione dell’approvazione dell’unico disegno di legge regionale di iniziativa popolare contro la povertà-.
Sul riequilibrio del bilancio regionale (sostanzialmente risanato ma rimasto sempre a rischio) il Governo può vantare un risultato positivo, ma non sul “Piano straordinario industriale” incentrato sulle potenzialità inespresse della Regione- dallo sviluppo delle aree industriali e artigianali a quello agroalimentare ambientale integrato con il turismo, la tutela del territorio, i giacimenti culturali, il patrimonio enogastronomico, l’agricoltura biologica. Infatti, le politiche della Regione (e dello Stato) e l’economia siciliana non sono riuscite ad arginare l’incombere della crisi. Nel 2012 proponemmo di affrontare la crisi dell’elettronica a Catania, dei poli chimici, la chiusura della Fiat di Termini, l’implosione delle aree di sviluppo industriale e artigianale, delle infrastrutture materiali e dei servizi alle imprese- i crolli stradali e autostradali, l’arretramento della rete intermodale del trasporto, la riduzione degli investimenti nella ricerca e nell’innovazione, l’indebolimento delle università siciliane, la fuga dei laureati e degli studenti.
Nel triennio 2014/2016, a fronte di una lenta crescita nazionale, la media annuale cumulata di crescita del Pil regionale è stata negativa, -0,4, contro la sostanziale invarianza dell’intero Mezzogiorno e la crescita dell’0,6% dell’Italia (Svimez). Un ritardo di crescita che difficilmente sarà attenuato dal miglioramento congiunturale previsto per il corrente 2017. Nello stesso triennio la disoccupazione è calata di 1,2 punti percentuali (1,3 a livello nazionale) con un incremento medio dell’occupazione dell’0,8% e un’esplosiva crescita della povertà assoluta e relativa delle famiglie che in base alle anticipazioni del rapporto Svimez 2017 sarebbe la più grave a livello nazionale (circa il 70% dei siciliani è relegato nelle fasce di minore reddito della media). Se la Regione avesse approvato il disegno di legge d’iniziativa popolare contro la povertà, ora, dopo l’approvazione del Reddito d’inclusione deciso dal Governo Gentilone per il 2018, si troverebbe in mano lo strumento per allargare la ristretta area dei potenziali utilizzatori. Infatti, con i fondi nazionali appena 40mila famiglie siciliane ne fruirebbero a fronte di quasi 364mila stimate (in Italia quattrocentomila a fronte 4,5 milioni).
Il reddito d’inclusione prevede la presa in carico dei destinatari per formare e accompagnare al lavoro quanti tra loro siano abili, ma senza investimenti pubblici e privati finalizzati alla crescita e a un nuovo modello di sviluppo che ribalti le scelte fallite del neoliberismo perseguito a livello europeo, quanto lavoro sarebbe disponibile?
Su questi temi chiediamo ai candidati alla Presidenza della Regione e all’Ars:
- Intendete approvare all’inizio della prossima legislatura i contenuti del ddl d’iniziativa popolare contro la povertà? - - quale Piano di sviluppo industriale e artigianale presenterete e concerterete con tutte le rappresentanze sociali?
- Come pensate di utilizzare il nuovo ciclo di programmazione europea della spesa dei Fondi strutturali per finanziare e attuare un Piano straordinario per la creazione di lavoro produttivo per giovani e disoccupati (senza nuove forme di precariato)?
- Pensate di attivare una cabina di regia, anche con le forze sociali, per spendere subito le somme disponibili del Patto per la Sicilia e per le aree metropolitane (3mld euro) favorendo l’avvio immediato d’interventi medio piccolo in funzione anticongiunturale e di sostegno occupazionale?
- Rimaste irrisolte tutte le questioni concernenti sviluppo e modernizzazione dell’agroalimentare siciliano condizionato anche dalla presenza mafiosa e dallo strapotere delle multinazionali (vedi i recenti arresti riguardanti il mercato di Vittoria) cosa proponete in concreto?
Il rapporto con il mercato nazionale ed estero va affrontato chiudendo la filiera con un prodotto di qualità confezionato e con servizi incorporati atti a soddisfare i consumatori finali per negoziare da posizione di forza con la Grande distribuzione organizzata e la rete dei negozi specializzati.
D’altra parte il mercato globale offre grandi opportunità che vanno colte sostenendo l’innovazione produttiva, organizzativa e commerciale delle imprese. Tutto ciò sosterrà lo sviluppo della filiera agroalimentare integrata col turismo quale industria della mobilità e con la tutela del paesaggio e del territorio verso il quale si dovranno attivare politiche di prevenzione sociale contro gli incendi;
- Irrilevante è stata sinora l’azione finalizzata all’agevolazione dell’accesso al credito alle imprese e alle famiglie. Nel 2016 (secondo l’Osservatorio regionale sul credito) gli impieghi in Sicilia evidenziano un valore complessivo inferiore rispetto a quello registrato nel 2014 e nel 2015. Inoltre sono aumentati gli impieghi alle famiglie consumatrici, mentre sono diminuiti quelli alle famiglie produttrici. Qualche progresso è stato fatto con il recepimento della direttiva CEE per il pagamento delle fatture entro 30gg dall’emissione, in Sicilia il tempo medio è di 78gg, in Italia di 95gg;
- L’organicità dei rapporti dei rapporti tra sistema politico, burocratico, corruttivo e mafioso, nonostante gli sforzi del Governo Crocetta per rendere sempre più trasparente l’azione amministrativa, non è stata scalfita. Come e quando attiverete un’azione legislativa e di governo conseguente? I Piani triennali anticorruzione sono stati redatti in modo corretto, ma non hanno dato corso a una più efficace azione preventiva anticorruttiva e antimafiosa. I risultati di un’efficiente azione repressiva confermano ancora una formidabile presenza territoriale delle organizzazioni mafiose (dal mercato di Vittoria ai recenti omicidi di Palermo, dalla presenza nel mercato della droga, della tratta, dei rifiuti e dei loro sospetti incendi alla mafia dei pascoli e alle collusioni e alle infiltrazioni corruttive e mafiose nella pubblica amministrazione).
Che fine ha fatto la promessa di una zona franca per la legalità, ma non “affrancata dalla legalità”, nelle aree interne della Sicilia e della premialità delle imprese che rifiutano la contaminazione con la mafia? Rispetterete il Protocollo dell’Antimafia nazionale sull’incandidabilità dei corrotti, dei collusi, dei rinviati a giudizio per reati amministrativi o di mafia, preso atto che la proposta avanzata dalla Commissione antimafia regionale non è stata presa in considerazione dall’Ars? - Riuscirete ad ascoltare e coinvolgere i corpi intermedi della società (rappresentanze del lavoro, delle imprese, del volontariato, dell’antimafia sociale) nell’elaborazione delle politiche pubbliche per riconquistare la fiducia nella politica dei cittadini riducendone la disaffezione e l’astensionismo?
- In conclusione, considerata la presenza tra i candidati di accademici di alto profilo, chiediamo cosa faranno concretamente per trasferire l’innovazione dai centri di ricerca e di eccellenza alle strutture produttive, onde agevolarne la sinergia innescando un sistema di domanda/offerta, condizione fondamentale per sostenere un nuovo modello di sviluppo?
Quale ruolo devono svolgere in questo processo il sistema bancario e gli istituti regionali di finanziamento del credito (Ircac, Crias, Irfis)?
- Come trattenere capitale umano in Sicilia con lo sviluppo di start-up innovative e di un’industria ad alta tecnologia? Infine per ristabilire un clima di fiducia e di speranza, la Politica dovrà dare maggior peso ai bisogni e alle scelte dei cittadini e operare per una nuova stagione dei diritti, prima di tutto quello al lavoro, alla giustizia sociale, a essere liberi dalla mafia e dalla corruzione tra le cause dell’attuale ritardo di sviluppo.
Ultimi articoli
- La nuova Cortina
di ferro grande campo
di battaglia - La riforma agraria che mancò gli obiettivi / 2
- Mattarella, leggi
di svolta dall'incontro
con il Pci - Mattarella fermato
per le aperture al Pci - La legalità vero antidoto per la cultura mafiosa
- Natale, un po' di rabbia
e tanta speranza
nella cesta degli auguri - Lotte e sconfitte
nelle campagne siciliane
al tempo di Ovazza / 1 - La legge bavaglio imbriglia l'informazione
- Perché l’Occidente si autorinnega
- Ovazza, storia di un tecnico
prestato alla politica