Povertà educativa e resilienza nei ragazzi delle scuole italiane

Giovani | 15 maggio 2018
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Sono più di 100.000 su un totale di quasi mezzo milione - secondo lindagine PISA, riportata nel rapporto di Save the ChildrenNuotare contro corrente. Povertà educativa e resilienza in Italia”- gli alunni di 15 anni in povertà educativa cognitiva, ovvero quelli che non raggiungono i livelli minimi di competenze in matematica (il 23%) ed in lettura (21%). Questi minori non sono in grado di utilizzare le formule matematiche e i dati per descrivere e comprendere la realtà che li circonda, o non riescono ad interpretare correttamente il significato di un testo appena letto. Nella maggior parte dei casi, gli alunni che non raggiungono queste soglie provengono da contesti svantaggiati dal punto di vista socio-economico e culturale. Sono i minori che vivono in famiglie con un più basso livello socio-economico e culturale (25% delle famiglie più disagiate) quelli che hanno più del triplo delle probabilità di non raggiungere le competenze minime, rispetto ai coetanei che provengono da famiglie più benestanti (il 25% delle famiglie più agiate). La disuguaglianza in Italia è così marcata che i minori che vivono in famiglie più svantaggiate ottengono risultati ai test PISA, in media, tra i più bassi in Europa; mentre i loro coetanei che vivono in famiglie con i livelli socio-economici e culturali più elevati, si trovano allo stesso livello degli studenti che vivono nei paesi tra i top perfomers a livello mondiale, quali Singapore e Giappone.

LOCSE definisce i minori che hanno messo in campo processi di resilienza come gli adolescenti di 15 anni i quali, nonostante provengano da famiglie che si trovano nel quartile socio-economico e culturale più basso, non solo superano i livelli minimi di competenze in matematica e in lettura - misurate attraverso i test PISA - ma acquisiscono un bagaglio di competenze tali da favorire lapprendimento lungo tutto larco della vita, fondamentale per avere un ruolo attivo nelle loro comunità. Sono in grado quindi di riprodurre le nozioni apprese a scuola ed applicarle in contesti scolastici ed extrascolastici non familiari. Gli alunni che superano la soglia minima nei test OCSE-PISA e raggiungono livelli di competenze più elevati, come dimostrato da molte ricerche accademiche, hanno una minore predisposizione ad abbandonare precocemente gli studi e una maggiore probabilità di proseguire il loro percorso educativo nonché di avere posizioni lavorative più stabili. Sono minori che, da adulti, potranno realizzare le proprie aspirazioni, far fiorire i loro talenti ed esercitare pienamente i propri diritti di cittadini. In Italia nel 2015, su un totale di quasi mezzo milione di alunni di 15 anni iscritti a scuola, circa 130.000 appartenevano al quartile socio-economico e culturale più basso (il 25% delle famiglie in maggior disagio). Tra questi, sono 34.000 i ragazzi resilienti che provengono dalle famiglie più svantaggiate - il 26% - che non soltanto superano il livello minimo di competenze ai test PISA, sia in matematica che nella lettura, ma raggiungono un livello di competenze tale da favorire lapprendimento lungo tutto larco della vita. Analizzando le competenze acquisite soltanto in matematica, la percentuale sale al 37%, mentre i resilienti solo in lettura si attestano al 36%.Tra i ragazzi resilienti, quasi 5.000 (3,79%) raggiungono i livelli di competenze più alti in matematica, e circa 1.000 sono considerati top performer(0,75%), ovvero raggiungono il livello massimo di competenze. In lettura, la percentuale di top performer si riduce allo 0,09% (120 alunni). Il numero di minori resilienti, dopo una crescita sostanziale tra il 2006 ed il 2009, ha avuto un aumento più esiguo dal 2009 al 2012 (+2% circa), cui è seguita una pari flessione fino al 2015 che sostanzialmente ha riportato la percentuale ai livelli del 2009. Le differenze regionali sono molto marcate: prendendo in esame la mappa della resilienza, infatti, si nota che man mano che si scende dal Nord al Sud dell’Italia, la percentuale dei bambini resilienti tende a diminuire considerevolmente. Se nelle regioni del Nord, infatti, ad eccezione della Ligura, più di un terzo dei minori di 15 anni svantaggiati dal punto di vista socio-economico, sono resilienti educativi, con punte del 45% in Veneto e 46% in Lombardia, al Centro tale percentuale si attesta tra il 20% e il 30%, mentre nelle regioni del Sud e delle Isole scende sotto il 20%. Soltanto la Puglia si distingue positivamente, con una percentuale superiore al 25%. Fanalino di coda Calabria e Sicilia con il 12% e 14% rispettivamente.

Dallanalisi svolta con il contributo dellUniversità di Roma Tor Vergata, emergono una serie di fattori protettivi della resilienza educativa. La scuola, innanzitutto, è il luogo dove i bambini apprendono a comprendere, a vivere con se stessi, con gli altri, a costruirsi quel bagaglio di conoscenze ed esperienze che li accompagnerà per tutta la vita. Lofferta educativa di qualità a scuola rappresenta quindi un fattore protettivo primario della resilienza. La qualità si misura principalmente dalla capacità della scuola di accogliereil minore, stimolarlo allapprendimento, sin dalla prima infanzia. Linsegnante e la sua relazione con i genitori e con lalunno sono fattori essenziali della resilienza, così come la qualità delle infrastrutture scolastiche. La scuola, così come lambiente che circonda il minore, a partire dalla famiglia, è essenziale per lacquisizione di quelle abilità definite “non-cognitive, fondamentali per apprendere e vivere nel mondo di oggi, complesso, fatto di innovazione, rapidi cambiamenti, connessioni, quali la motivazione, la fiducia in se stessi, la perseveranza, le aspirazioni. La comunità ‘educante altresì influenza fortemente la capacità dei bambini di superare le difficoltà. Luoghi dove è maggiore lofferta educativa anche fuori dalla scuola, dove è possibile quindi svolgere le attività sportive, ricreative e culturali, dove maggiori sono le opportunità di lavoro per i giovani, dove minore è lincidenza della criminalità e della povertà, sono comunità dove i bambini e le loro famiglie, anche quelli in condizioni di maggior svantaggio economico, trovano gli stimoli ed il sostegno necessari a sviluppare percorsi di resilienza educativa.

Dal rapporto emerge altresì che i minori di 15 anni che appartengono al quartile socio-economico e culturale più basso (il 25% della famiglie più disagiate), ma che hanno frequentato un nido o un servizio per linfanzia, hanno il 39% di probabilità in più di essere resilienti, ovvero di raggiungere un livello di competenze tale da favorire lapprendimento lungo tutto larco della vita, misurate at- traverso i test PISA in matematica e lettura, rispetto ai loro coetanei che non lo hanno frequentato.

Le probabilità di essere resilienti aumentano di più del 100%, per quei minori svantaggiati, appartenenti al primo quartile socio-economico più basso, che frequentano scuole dove non ci sono particolari problemi di disciplina, e quindi gli alunni possono concentrarsi sullapprendimento e gli insegnanti svolgere il loro compito, anche sostenendo, prestando maggiore attenzione, ai minori più vulnerabili. Puntando lo sguardo ai resilienti separatamente in matematica e lettura, invece, risultano significative alcune variabili relative alla qualità dellinsegnamento. Ad esempio, i minori che frequentano scuole dove la relazione tra gli insegnanti e gli alunni è positiva, hanno l87% in più di probabilità di essere resilienti in matematica, mentre la resilienza in lettura è maggiormente legata alla presenza di insegnanti che interagiscono regolarmente con i genitori sui progressi dei ragazzi a scuola(quasi il doppio di probabilità).

La qualità degli spazi fisici della scuola, inoltre, influenza notevolmente le capacità di resilienza dei minori in maggior svantaggio economico. I bambini che frequentano scuole caratterizzate da un livello di infrastrutture che favoriscono lapprendimento, misurato attraverso lindicatore OCSE-PISA sulla condizione degli edifici, sia rispetto alla qualità delle aule e al funzionamento di cucina, riscaldamento ed elettricità, hanno infatti, quasi il doppio delle probabilità di superare il livello di competenze minime sia in matematica che in lettura, rispetto ai loro coetanei che frequentano scuole con infrastrutture insufficienti.

Un altro indicatore essenziale per comprendere la qualità della scuola, infine, è il tasso di dispersione. La dispersione descrive quanto la scuola non riesca ad accogliere i bisogni educativi dei minori, soprattutto quelli in situazioni di maggior svantaggio. LUnione Europea definisce i “dispersi”, i cosiddetti early school levers, quei ragazzi tra i 18 e i 24 anni che non conseguono il diploma superiore e lasciano prematuramente ogni percorso di formazione. I ragazzi meno abbienti, che vivono in contesti dove il tasso di dispersione scolastica è più basso rispetto alla media nazionale (17,3%), hanno più del 50% in più di probabilità di essere resilienti sia in matematica che in lettura.

Questi dati sottolineano quanto linvestimento nella scuola sia importante, ma anche e soprattutto leffettivo utilizzo delle risorse investite, al fine di favorire la resilienza dei minori più svantaggiati. Unipotesi rafforzata anche dai risultati delle analisi relative alla presenza delle Tecnologie dellIn- formazione e della Comunicazione a scuola, attraverso alcuni indicatori presenti nel dataset OCSE- PISA, riguardanti ad esempio la quantità di computer per alunno, o lutilizzo di internet a scuola. La presenza di entrambi, in una scuola, non necessariamente sembra aiutare la resilienza. In questo caso, dunque, non si rileva la marcata correlazione che esiste invece nel rapporto con gli altri fattori sopra indicati, quali la frequenza allasilo, le relazioni interne alla scuola e lo stato delle strutture scolastiche. Questo risultato sembra indicare che il solo investimento nelle strumentazioni tecnologiche in ambito scolastico può rimanere infruttuoso se non si investe, allo stesso tempo, sul cambiamento della didattica ed in particolare sulla formazione dei docenti per un utilizzo consapevole ed educativo delle TIC.

 di Melania Federico

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