Piccoli schiavi invisibili ma necessari all'economia malata

Economia | 29 luglio 2018
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Secondo quanto riportato nel rapporto Piccoli schiavi invisibili 2018 di Save the Children – lOrganizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro nei 28 Paesi dellUnione Europea sono 30.146 di cui oltre 1.000 minori, le vittime registrate di tratta e sfruttamento. Si stima che quasi 10 milioni di bambini e adolescenti, nel mondo, solo nel 2016 siano stati costretti in stato di schiavitù, venduti e sfruttati principalmente a fini sessuali e lavorativi. Un numero che corrisponde al 25% del totale delle persone in questa condizione, oltre 40 milioni, di cui più di 7 su 10 sono donne e ragazze. Circa 1 milione, secondo le stesse stime, i minori vittime di sfruttamento sessuale nel 2016, mentre in cinque anni tra il 2012 e il 2016 - 152 milioni di bambini e ragazzi tra i 5 e i 17 anni sarebbero stati coinvolti in varie forme di lavoro minorile, di cui oltre la metà in attività particolarmente pericolose per la loro stessa salute.

In Italia risulta essere significativa, al confine italo-francese di Ventimiglia, lemersione del fenomeno del cosiddetto survival sex, ovvero delle minorenni in transito provenienti per lo più dal Corno dAfrica e dai Paesi dellAfrica-sub-sahariana che vengono indotte a prostituirsi per pagare i passeurs per attraversare il confine o per reperire cibo o un posto dove dormire. Si tratta - ha spiegato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children- di ragazze giovanissime e particolarmente a rischio che fanno parte del flusso invisibile dei tanti minori migranti non accompagnati in transito alla frontiera nord italiana i quali, nel tentativo di ricongiungersi ai propri familiari o conoscenti in altri Paesi europei, privati della possibilità di percorrere vie sicure e legali, sono fortemente esposti a gravissimi rischi di abusi e sfruttamento, in molti casi ritrovandosi a vivere in condizioni di grande degrado e promiscuità. In Italia, secondo i dati del Dipartimento per le Pari Opportunità, nellambito della Piattaforma Nazionale Anti-Tratta, nel corso del 2017, le vittime minorenni inserite in programmi di protezione sono state complessivamente 200 (quasi il doppio rispetto allanno precedente, 111 vittime), di cui la quasi totalità – 196 - sono ragazze. In circa la metà dei casi (46%) si tratta di vittime di sfruttamento sessuale e in più del 93% delle situazioni si tratta di ragazze nigeriane tra i 16 e i 17 anni.

Tra gennaio 2017 e marzo 2018, in alcuni territori chiave nel fenomeno tratta e sfruttamento come le regioni Abruzzo, Marche, Sardegna, Veneto e la città di Roma, sono entrate in contatto con 1.904 vittime, di cui 1.744 neomaggiorenni o sedicenti tali e 160 minorenni, in netta prevalenza (68%) nigeriane, seguite dalle rumene (29%). Una percentuale prettamente superiore rispetto al periodo maggio 2016-marzo 2017, quando erano state contattate 1.313 vittime. In una sola notte, a ottobre 2017, la rete di organizzazioni riunite nella Piattaforma Nazionale Anti-Tratta ha, inoltre, rilevato 5.005 vittime in strada, tra cui 211 minori, registrando un incremento del 53% rispetto alla precedente rilevazione effettuata a maggio dello stesso anno.

Sono 4.570 i minori che, al 31 maggio 2018, risultano irreperibili nel nostro Paese: hanno cioè abbandonato le strutture di accoglienza in cui erano stati inseriti, in particolare nelle regioni del sud. Si tratta per lo più di minori eritrei (14%), somali (13%), afgani (10%), egiziani (9%) e tunisini (8%). Labbandono del sistema di accoglienza e lingresso nellinvisibilità, sottolinea il rapporto Piccoli schiavi invisibili 2018, espone i minori in transito a rischi notevoli, in particolare per i più vulnerabili come le ragazze minorenni provenienti dal Corno dAfrica. Sebbene le comunità di accoglienza ospitino per lo più ragazzi, infatti, particolarmente significativa risulta la presenza di ragazze minorenni eritree (178) e somale (65), la cui propensione allabbandono è molto alta e che, una volta entrate nellalveo dellinvisibilità, rimangono esposte ad abusi e soprusi enormi. A Ventimiglia ci sono delle minorenni che si vedono costrette a prostituirsi per guadagnare i soldi necessari ad attraversare la frontiera, pagando ai passeurs somme tra i 50 e i 150 euro per il viaggio in auto. Le nostre evidenze -ha spiegato Raffaela Milano- ci dicono che linterruzione, a settembre 2017, del programma europeo di relocation ha contribuito in maniera importante a costringere i minori in transito a riaffidarsi ai trafficanti o a rischiare la propria vita pur di varcare i confini, così come continua ad accadere a Ventimiglia, a Bardonecchia o al Brennero. Nonostante numeri troppo bassi e difficoltà procedurali, il programma di relocation aveva comunque segnato una strada importante per i minori non accompagnati, garantendo un valido argine ai rischi di abuso e sfruttamento.

Vittime di tratta e sfruttamento sessuale, nel nostro Paese, sono soprattutto le ragazze nigeriane e rumene. Tra le ragazze nigeriane che giungono via mare in Italia, secondo quanto emerge dal rapporto, 8 su 10 sarebbero potenziali vittime di tratta a fini di sfruttamento sessuale. Un numero che ha fatto registrare, tra il 2014 e il 2016, un incremento del 600 per cento. Indotte dai loro sfruttatori a dichiararsi maggiorenni al momento delle operazioni di identificazione in seguito allo sbarco, molte giovanissime nigeriane sfuggono così al sistema di protezione per minori. Le unità di strada dei servizi anti-tratta stimano una presenza media di vittime di tratta richiedenti asilo pari a circa il 30%, quasi 1 su 3. Allo stesso modo, le evidenze raccolte da Save the Children provano che spesso i trafficanti utilizzano i Centri di accoglienza straordinari (Cas) per reclutare le giovani e sfruttarle anche nelle vicinanze delle stesse strutture. Le vittime nigeriane di tratta e sfruttamento provengono per lo più da contesti di forte indigenza e vengono reclutate con linganno già nei loro luoghi di origine, facendo leva sulla finta prospettiva di un futuro migliore in Europa. Per il viaggio che dalla Nigeria le porterà in Italia, le ragazze contraggono un debito che si aggira tra i 20.000 e i 50.000 euro, che potranno ripagare solo sottostando alla prostituzione forzata, un meccanismo di sfruttamento e schiavitù dal quale non riescono a liberarsi anche per via del voodoo o juju, un rituale che stabilisce una catena simbolica molto potente e fa sì che una volta ridotte schiave, le ragazze obbediscano alle organizzazioni da cui dipendono per paura delle ritorsioni su di loro o sulle loro famiglie.

Le ragazze rumene costituiscono il secondo gruppo più numeroso nella prostituzione su strada in Italia. In base alla rilevazione di Save the Children e della rete di organizzazioni partner, che nel corso del 2017 e dei primi tre mesi del 2018 ha intercettato 528 minori e neomaggiorenni rumene, a fronte delle 375 nello stesso periodo dei due anni precedenti, rappresentano il 29% del totale; il 20% in base alla stima della Piattaforma Nazionale Anti-Tratta. Si tratta soprattutto di adolescenti provenienti dalle aree più svantaggiate della Romania, come le regioni della Muntenia e della Moldova, in particolare i distretti di Bacau, Galati, Braila, Neamt e Suceava.

I casi emersi di lavoro minorile nel nostro Paese nel 2017, riguardanti sia minori italiani che stranieri- secondo il rapporto di Save the Children- ammontano a 220. Nello specifico, oltre il 70% delle violazioni riguarda il settore terziario in cui si producono o forniscono servizi, in particolare nei servizi di alloggio e ristorazione, nel settore del commercio allingrosso e al dettaglio, in agricoltura e in attività manifatturiere. Tra i minori stranieri vittime di sfruttamento lavorativo in Italia, la maggior parte sono ragazzi egiziani, sebbene il numero degli arrivi si sia progressivamente ridotto dal 2016. Si tratta di ragazzi che avvertono la necessità di iniziare a lavorare per inviare i soldi a casa e ripagare il debito contratto per il viaggio. Per tale ragione tendono ad abbandonare precocemente il sistema di accoglienza (al 31 maggio 2018 si registrano 421 minori egiziani irreperibili) e sono particolarmente esposti al rischio dello sfruttamento lavorativo. Nella maggioranza dei casi, i minori egiziani vengono sfruttati nel lavoro in nero a Torino e a Roma negli autolavaggi, dove lavorano 7 giorni su 7 per 12 ore al giorno per 2 o 3 euro allora, o nelle pizzerie, nelle kebabberie e nelle frutterie dove lavorano anche di notte per compensi che raramente superano i 300 euro mensili. In tali condizioni di sfruttamento, è purtroppo facile, per loro, essere coinvolti forzatamente in attività illegali, come spaccio e furti, o assumere mix di cocaina, crack e farmaci a base di benzodiazepine per sostenere turni lavorativi massacranti.

 di Melania Federico

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