Partiti e ideologie defunti, ora guidano i think tank

Politica | 19 agosto 2018
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Think tank, fondazioni e associazioni politiche. Sono i nuovi centri di aggregazione e formazione politica in Italia, un tempo appannaggio dei partiti. Con la crisi dei partiti tradizionali, aggravata anche dalle difficoltà economiche in cui questi ultimi versano, le emergenti strutture associative stanno diventando il primo passo per fare politica o per intraprendere la carriera politica a livello nazionale o locale. Di fatto, costituiscono organismi paralleli ai partiti, i cui membri spesso finiscono per ricoprire incarichi negli organi elettivi e non, o comunque rappresentano realtà in cui ‘costruire reti’, instaurare relazioni con rappresentanti del mondo politico, economico, accademico e giornalistico.

 Non sorprende, dunque, se nell’attuale governo 5stelle-Lega alcuni degli esponenti appartengono ad associazioni vicine ai partiti che sostengono l’esecutivo Conte. È il caso, ad esempio, di Paolo Savona e del suo sotto sottosegretario, Luciano Barra Caracciolo. Entrambi sono membri del comitato scientifico di a/simmetrie, associazione vicina alla Lega e di cui è vicepresidente Marcello Foa, indicato come presidente del Cda Rai dal governo in carica. Sebbene per anni l’attuale ministro agli affari europei sia rimasto lontano da ruoli politici, i numerosi incarichi in associazioni e fondazioni politiche ricoperti nel tempo gli hanno consentito, probabilmente, di mantenere quelle relazioni che hanno contribuito alla sua nomina nell’esecutivo Conte. Oltre ad a/simmetrie, infatti, Savona fa parte di Aspen Institute Italia, Icsa, della struttura Ugo La Malfa e della Fondazione Iustus. Di quest’ultima è membro anche il ministro Giovanni Tria. 

Sul versante M5S, la più nota associazione vicina ai pentastellati è l’Associazione Rousseau, di cui fanno parte il ministro Bonafede e il sottosegretario Di Stefano. Scopo dell’Associazione, fondata dai Casaleggio, è perseguire le finalità del Movimento 5 stelle, nonché gestire il sistema operativo del partito. 121 sono le realtà associative politiche censite da Openpolis negli ultimi tre anni, tutte accomunate dalla presenza di politici nei ruoli di vertice, dal desiderio di diventare luoghi in cui confrontarsi e formare una nuova classe politica, oltre che dalla volontà di avviare processi di policy making. Di queste, solo 101 sono ancora attive con un sito web, o hanno partecipato all’indagine conoscitiva di Openpolis. Secondo i dati raccolti, oltre il 52% delle realtà nasce o come corrente di partito o come progetto di aggregazione politica. Un’aggregazione mossa da una specifica ideologia – è il caso, ad esempio, del Centro studi del pensiero liberale vicina a Silvio Berlusconi o di Europa 21 secolo di Tommaso Nannicini - o dall’ambizione di un leader politico di sviluppare un suo progetto autonomo – come, ad esempio, Futura di Laura Boldrini o DemA del sindaco De Magistris.

 Il 35% di queste strutture svolge attività di ricerca scientifica e accademica e intende promuovere la formazione politica. Rientrano in questa categoria la fondazione Magna Carta di Quagliariello, Italianieuropei di Massimo D’Alema o la fondazione De Gasperi di Angelino Alfano. L’11,88% delle realtà censite, infine, si occupano di policy making tematico, e sono impegnate su specifiche materie per le quali cercano di contribuire al dibattito pubblico. Tra queste, la fondazione Icsa (Intelligence culture and strategia analysis) del generale Tricarico e il Centro per un futuro sostenibile di Francesco Rutelli.

 La centralità di think tank, fondazioni e associazioni politiche nella vita politica italiana è sempre maggiore. Sebbene le realtà politiche vicine al centrodestra sono tra le più grandi e strutturate, numerose sono anche quelle attorno al Partito democratico. Prima tra tutte la Fondazione EYU, che da statuto si ispira proprio ai valori del Partito democratico ed è presieduta da Francesco Bonifazi, tesoriere del Pd. Altre associazioni vicine al PD sono l’associazione libertàEguale, la fondazione iDemLab e FutureDem. Il peso di queste strutture va visto con una certa cautela. Rispetto ai partiti, infatti, queste realtà hanno meno obblighi di trasparenza.

 Solo il 45% delle 101 censite da Openpolis rende disponibile online lo statuto costitutivo che ne delinea obiettivi, forma giuridica e soci fondatori. Anche altre informazioni sono spesso assenti. Ad esempio, solo 19 bilanci sono stati rintracciati durante l’indagine. E, talvolta, i dati rinvenuti sulla gestione economica non sono risultati aggiornati. È il caso, ad esempio, della Fondazione Di Vittorio e della Fondazione Nilde Iotti, i cui ultimi rendiconti disponibili risalgono al 2014. Oltre ai bilanci, il peso di queste strutture passa anche dalla presenza o meno di associati e di finanziatori/donatori privati. Premettendo che la mancanza di informazioni sugli associati e sui finanziatori possa derivare dall’assenza di tali figure o che ciò possa essere condizionato anche dalla normativa sulla privacy attualmente in vigore, gli elenchi dei soci sono resi disponibili online solo dal 6,93% delle strutture (7 su 101), mentre quelli dei finanziatori/donatori privati dal 2,97% (3 su 101). Proprio in virtù della legge sulla privacy, l’associazione Rousseau pubblica solo le iniziali dei propri donatori, mentre la fondazione Open omette sia il nome sia la donazione delle persone fisiche che non hanno esplicitamente autorizzato la diffusione dei loro dati. Il peso che fondazioni e associazioni politiche rivestono nella vita politica richiede che queste strutture siano coinvolte in un processo di regolamentazione che deve accompagnare la riforma del sistema dei partiti politici in Italia. 

 di Alida Federico

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