Palermo sarà capitale italiana della cultura, traffico a parte

Cultura | 31 gennaio 2017
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Culla di civiltà e arti millenaria, patria di uomini come Don Puglisi e Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ma anche sede del più grande Gay Pride del sud d’Europa. Soprattutto «città dell’accoglienza e dei diritti». Dopo Mantova per il 2016 e Pistoia per il 2017, sarà Palermo la Capitale italiana della cultura del 2018, annunciata oggi dal ministro di beni culturali e turismo Dario Franceschini al termine dei lavori della giuria presieduta da Stefano Baia Curioni e un rush finale «contro» le concorrenti Alghero, Aquileia, Comacchio, Ercolano, Montebelluna, Recanati, Settimo torinese, Trento e l’Unione dei comuni elimo-ericini. Una vittoria che porta alla città anche un milione di euro per la realizzazione del progetto presentato e l’esclusione delle risorse investite dal vincolo del patto di stabilità.

"La nostra cifra culturale più significativa e che rivendichiamo è la cultura dell’accoglienza», commenta a caldo il sindaco Leoluca Orlando, che per il suo dossier può contare «su 6 milioni e mezzo di budget, più altri 70 che avremmo speso comunque», ma che più di tutto tiene a raccontare l’anima del progetto vincente. «Noi - dice - rivendichiamo il diritto di ogni essere umano di essere e restare diverso, ma di essere e restare uguale». E’ il suo assessore alla cultura, Andrea Cusumano, a illustrare i dettagli di un programma che «avremmo realizzato comunque.

Già la settimana prossima - dice - inaugureremo la restaurata Chiesa dei Ss. Euno e Giuliano», che diventerà spazio per mostre e iniziative culturali. «Verrà potenziata - prosegue - l’edizione 2018 del Festival della letteratura migrante, nato due anni fa con oltre 140 autori del Mediterraneo. E dopo San Pietroburgo e Zurigo, nel 2018 sarà Palermo ad accogliere Manifesta, la più grande Biennale di arte contemporanea migrante, che sarà declinata sui temi dell’accoglienza». C'è poi il piano di «riqualifica de La Kalsa», il waterfront della città, «con Francesca e Massimo Valsecchi, tra i più grande collezionisti d’arte d’Europa, che nel 2018 riapriranno il restaurato Palazzo Butera. E ancora, apre l’ex Convento di S. Francesco, un tempo esattoria dei fratelli Salvo, trasformato in Centro di cultura araba e del Mediterraneo.

Il progetto - sottolinea - non riguarda solo il mio assessorato, ma ha costruito un sistema per la città». I complimenti, sportivamente, arrivano anche dalla grande battuta, Ercolano. «Sono contento che abbia vinto una bellissima città del Sud», dice il primo cittadino, Ciro Bonajuto. «La competizione ogni anno diventa più virtuosa - commenta il Ministro Franceschini - perché spinge verso una programmazione complessiva della città. Già essere tra le dieci della short list è una medaglia al petto, un orgoglio come una candidatura all’Oscar. L’esperienza di Mantova, Capitale del 2016, è un esempio da guardare e studiare» e anche «Pistoia sicuramente funzionerà. Palermo - prosegue - naturalmente era ed è già una Capitale. Ma questo titolo la valorizza ancora di più» e «il progetto che punta sull'inclusione sociale invia un bel messaggio».

  Per il 2019 niente competizione, perché sarà l’anno di Matera Capitale della cultura europea. «Ricominceremo nel 2020 - conclude Franceschini - e poi il Paese non si fermerà più perché di città, comuni o borghi in grado di essere Capitale ce ne sono veramente infiniti». «Tutto quello che faremo lo avremmo fatto anche senza riconoscimento. Era già tutto previsto, deliberato, finanziato. È messo in sicurezza anche rispetto al cambio politico: se arriva un altro sindaco e la pensa diversamente, sarà costretto a fare quello che abbiamo già deliberato. Certo, è sempre meglio se resto io». È un fiume in piena il sindaco Leoluca Orlando alla notizia che la «suà' Palermo sarà Capitale della cultura italiana 2018. A vincere, prima ancora che le manifestazioni, i piani di riqualificazione, le mostre, ne è convinto è stata la «valorizzazione della diversità come ricchezza in cui crediamo profondamente».

  E ci ha creduto tanto, ammette sorridendo, che è qui a Roma, «anche se oggi è il compleanno di mia moglie Milly». ''Il tema di fondo è che noi abbiamo dimostrato di avere un progetto da Capitale anche senza il riconoscimento». Dopo che per tre anni «ho dovuto evitare il dissesto finanziario», dice, oggi Palermo «sta vivendo uno straordinario risveglio. È diventata - dice in inglese - exiting, safe e not expensive: eccitante, sicura e non cara. Un tempo da noi venivano solo i giornalisti per le inchieste di mafia e a piazza Pretoria c'erano auto e proteste degli operai, oggi arrivano migliaia di turisti. E la nostra proposta al mondo è ben precisa: considerare la mobilità umana un diritto inviolabile. Noi siamo per abolire il permesso di soggiorno. Non il passaporto - precisa - perché non vorrei che i siciliani girassero liberi per il mondo senza controllo, oltre che i bengalesi o i tedeschi. Ma il permesso di soggiorno è una nuova schiavitù, una nuova pena di morte. Una posizione che non è umanitaria, ma giuridica.

Questo diritto alla mobilità internazionale è la nostra cifra culturale e costituisce un’occasione straordinaria di sviluppo economico, oltre che di pace sociale e attività artistica». Come esempi cita il Jazz e il flamenco, «espressioni artistiche di migranti e anche di chi non è mai emigrato», accostandoli al lavoro a Palermo del Festival delle letterature migranti, il Coro arcobaleno al Massimo, la Biennale di arte sacra e quella dell’arcipelago. «Quando mi chiedono quanti sono i migranti a Palermo, io dico 'nessunò. Perché chi risiede a Palermo diventa palermitano. E il migrante che arriva a Palermo è un ex migrante», come «i bengalesi del centro storico che hanno denunciato i siciliani che chiedevano loro il pizzo» o «le comunità che avvisano i sindaco quando arriva qualche soggetto che potrebbe essere un terrorista».

  Per il progetto Palermo Capitale della cultura italiana, prosegue, sono stati previsti » due tipi di investimento: specifici di circa 6 milioni e mezzo di euro, più altri 70 che avremmo speso comunque», così come «i 624 milioni di euro di opere pubbliche previsti per i prossimi tre anni». Ma soprattutto, conclude, la città che «ha dato i natali a Don Pino Puglisi» e ospita «il più grande Gay pride d’Europa» ha messo al centro «i diritti. Rivendichiamo il diritto di una cultura che promuove i diritti, in primo luogo il rispetto del diverso. Il coro arcobaleno del Massimo, le 27 etnie presenti in una scuola del centro storico, i 140 diverse gruppi etnici che vivono a Palermo, la partecipazione del sindaco a tutte le feste più importanti musulmane, ebraiche, indu e naturalmente cristiane, protestanti, evangeliche o valdesi sono tutti segni di una città che è diventata accoglientè'



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