Morto a Catania Pippo Failla
Scultore e disegnatore surreale e dissacrante

Cultura | 30 agosto 2018
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Catania ha perso uno dei suoi figli più eclettici e geniali. Artista straordinario, scultore imprevedibile, disegnatore surreale, ironico, dissacratore dal tratto deciso ed elegante, poeta dialettale, Pippo Failla è morto nella sua casa di via Carducci nella serata di lunedì 27 agosto, lasciando un vuoto incolmabile in una città già così avara di personalità artistiche insolite. 

Sorprendentemente e genialmente stravagante, bizzarro, del tutto avulso da corrive e retoriche adulazioni avverso l’aborrito potere o fuggevoli mode trionfanti, fin da piccino Failla (nato a Catania nel 1933), frequenta la bottega del padre e come umile, ma dotato, apprendista rinascimentale impara a forgiare il duro metallo, che già si arrende alle sue piccole mani in forme leggere e originali: “Povero e rude è il mio vestito è vero/ callose ho le mani e il viso nero/ ma chi felice al mondo è più di me/ che della mia fucina sono il Re/ Ferro forgiato con le mani, dimmi qualcosa, non tacere/ dimmi che m’ami amore mio, dimmi che stai con me potente e vivo”. 

Per anni ordinario di Laboratorio all’Accademia di Belle Arti di Zurigo, dopo aver conseguito a Vigevano l’abilitazione come Maestro d’Arte, infaticabile, dall’estro debordante, torna a lavorare nella sua piccola bottega, fucina incantata di via S. Pietro, proprio accanto alla Chiesa di Monserrato per la quale scolpisce nel 1959 le porte bronzee. Nel 1954 realizza un medaglione cesellato raffigurante Pio XII, oggi esposto al Museo Vaticano d’arte moderna e nel 1963 consegna le porte della Chiesa di S.M. di Gesù a Caltagirone. 

Ancora nel 1970 scolpisce l’altare maggiore della Cattedrale di Enna in rame sbalzato ed argentato. Generosamente dona al Comune di Catania una scultura in ferro raffigurante la “Guardia municipale” (1979). “Anticlericale credente” offre a Papa Giovanni Paolo II una “Natività” in ferro battuto, ora al Museo d’arte moderna del Vaticano e nel 1989 incide per la porta di legno all’interno della Cattedrale di Enna, sei pannelli in rame sbalzati e cesellati (Annunciazione, Visita a S. Elisabetta, Natività, Presentazione al tempio, Assunzione e Incoronazione). 

All’estero alcune sue opere significative si trovano nel Museo di Abu Dhabi nel Golfo Persico. Irriverente e pur rispettoso, estroverso e del tutto privo di sussieguo, con le sue figure grottesche, deformi, inquietanti - donne dai grandi seni (simbolo d’una natura prosperosa e benigna), pesci metallici nati dall’inquinamento, figure femminili imprigionate in gabbie dorate, musici cantori, mitici animali da bestiario, preti dai larghi copricapo, misteriose figure dai lunghi mantelli (emblema del potere) - Failla ha denunciato i mali del mondo, bramando e difendendo quell’essenziale libertà espressiva come necessità imprescindibile non soltanto per la creatività artistica, ma soprattutto indispensabile per vivere una vita che sia davvero umana, antropica, tollerante. 

Scultore ineguagliabile, in grado di plasmare con i più disparati materiali (ferro, bronzo, legno, creta…) creazioni imprevedibili, Failla lascia una quantità impressionante di opere, tra disegni, sculture, quadri a china e carboncino, che un’amministrazione avveduta e rispettosa del “genius loci” dovrebbe far propri al fine di allestire un museo permanente ed onorarne degnamente la memoria. 

Tra le sue più importanti personali catanesi nel 1990 quella realizzata a Palazzo della Borsa e l’ultima nel novembre 2014 a Palazzo della Cultura, forse la più completa, dal titolo “Il disegno per la materia” (70 opere in bronzo, ferro e rame ed oltre 100 disegni), dove molti artisti catanesi gli hanno reso omaggio. “Disegno ogni giorno. Tutto quello che è esposto è una piccola parte di ciò che in verità ho fatto. Descrivo la realtà umana. Mi piace definirmi surrealista”. 

 di Franco La Magna

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