Montalbano o Ficarra&Picone, ecco la Sicilia che sbanca al botteghino
Divertente, leggera, ma anche con un rinnovato linguaggio alla ricerca dei valori umani condivisi, come la giustizia, la sincerità e la fragilità, la Sicilia dei numeri da capogiro all’auditel e al botteghino rivela un inedito “Fattore S”, una marcia in più che sa fare i conti anche con il lato oscuro dell’isola. Non un punto di vista ombelicale, ma una questione di numeri. “Il covo di vipere”, il nuovo episodio della serie del “Commissario Montalbano”, su Rai Uno lunedì sera ha incollato davanti alla televisione un sesto del Paese: 10.700.000 spettatori pari al 40.8 per cento di share piazzandosi sul podio della classifica assoluta degli episodi più visti di sempre.
Al cinema, invece, il film italiano più visto dal 1 agosto a oggi è “L’ora legale” di Ficarra e Picone, con un incasso al botteghino, fino alla scorsa settimana, di 10.138.552 euro. Tornando al piccolo schermo, lo scorso anno la serie tratta dal film di Pif “La mafia uccide solo d’estate” ha fatto in media 5 milioni di spettatori e uno share del 20 per cento. Alla Sicilia esibita si aggiunge quella interpretativa, quella di autori siciliani che trovano consensi al di là del fatto che il loro racconto implichi l’Isola come oggetto della narrazione. La Sicilia di Emma Dante è un tratto della sua espressione artistica, che sia la foresta di fichi d’India del Macbeth, o il pastiche linguistico dell’0dissea a/r, il successo al botteghino è clamoroso. Lo spettacolo interpretato dagli allievi della scuola di teatro del Biondo, ha incassato durante le nove recite palermitane 63.512 di euro: con il solo ricavato di Odissea a/r il Biondo ha colmato il disavanzo provocato dal calo degli abbonamenti.
Ancora un siciliano, il meno siciliano di tutti, ma uno dei punti di riferimento pop delle nuove generazioni, il palermitano Alessandro D’Avenia che in libreria con “L’arte di essere fragili”, il diario dialogato con Giacomo Leopardi, ha venduto in quattro mesi 270 mila copie, 15 settimane in classifica tra primo e secondo posto. Un successo che può essere secondo solo a Camilleri, in classifica ormai da sempre. La Sicilia che sbanca è, insomma, pop e trasversale. Bravura personale, prodotti ben eseguiti, tematiche centrate, tutti elementi importanti ai quali si aggiunge probabilmente anche un certo “fattore S”, la Sicilia che risuona, diverte, incuriosisce, ma che nello stesso tempo non ha paura di mostrare il suo lato fragile, le debolezze e le ataviche arretratezze. «Il fenomeno è indiscutibile, una ricognizione dall’alto racconta una Sicilia che piace. Un fenomeno che non è nuovissimo e che forse in questo momento è anche ridotto rispetto al passato », dice Gianfranco Marrone, saggista, scrittore, docente di Semiotica all’Università di Palermo. Secondo Marrone l’effetto Sicilia in questo momento è concentrato sulle elaborazioni artistico culturali, filone nel quale siamo sempre stati padroni, dagli scrittori più significativi del ‘900 italiano, agli artisti pop della televisione come Pippo Baudo o Fiorello.
«Fino a quindici o dieci anni fa - continua Marrone - c’erano forse più opportunità economiche di vendere e raccontare la Sicilia, attraverso il settore enogastronomico, per esempio». Per Marrone parte di questo successo è ascrivibile all’aumento del divario nord sud che ci rappresenta come luogo esotico «Siamo il paese straniero più vicino - dice - Ma è interessante notare che il dato oggettivo può essere ribaltato, leggendo l’efficienza lavorativa del nord come alienazione, o la disoccupazione del sud come tempo per il sogno e la creatività, la speculazione filosofica». Esotismo dunque, ma anche una certa resistenza alla modernità intesa nel suo senso deteriore diventano ingredienti irresistibili. Emerge inoltre un comune denominatore nei lavori di Camilleri, nell’ultimo Ficarra e Picone e nella serie di Pif: tutti e tre sanno cogliere e raccontare un diffuso bisogno di giustizia umana, di etica e allineamento ai valori umani più profondi.
La Sicilia che piace e che si racconta sembra essere proprio quella alla ricerca di autenticità, di tempi umani e distesi di personaggi che, smessi i panni dei boss o dei seduttori, sanno mostrare le loro piccolezze e fragilità Su questa ondata di consenso e successo, Marrone pone una domanda legittima: « Chi si vuole occupare di questa Sicilia che piace, riscuote consensi e si fa interprete di bisogni universali? ». Il momento sembra propizio ad accogliere la sfida e saperla portare avanti, non alla ricerca di brand ma di fatti.(La Repubblica Palermo)
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