Monito di Don Ciotti ai boss: non nascondetevi dietro Dio

Giovani | 2 marzo 2017
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"Nessuno si nasconda dietro Dio. I mafiosi si sono creati un loro Dio che fa credere loro di essere dalla parte dei giusti e questo li toglie da un senso di colpa. Quando il male si traveste, come nel caso della religiosità dei mafiosi, dobbiamo ribadire con forza che il Vangelo è incompatibile con il male operato dei mafiosi". Così Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, intervenuto alla conferenza del Progetto educativo antimafia promossa dal Centro studi Pio La Torre sul tema "La Chiesa cattolica e la mafia: dal silenzio all'antimafia attiva" e tenutasi al cinema Rouge et Noir di Palermo.
"Non basta però definirsi antimafiosi - continua don Ciotti. Ci sono delle parole che ci sono state rubate e che noi dobbiamo bonificare, proprio come antimafia e legalità. L'antimafia è una parola che mi sta stretta, è un problema di responsabilità e di coscienza innanzitutto e non può essere una carta di identità che uno tira fuori a seconda delle circostanze. Così vale anche per la legalità, che è diventata un idolo. La legalità è diventata il lasciapassare per tanta gente - dice ancora don Ciotti - e da quando ne parliamo è cresciuta nel nostro paese. Affinché non resti una parola astratta, una maschera, dobbiamo saldarla alla parola responsabilità".
"Ho due punti di riferimento nella mia vita: il Vangelo e la Costituzione della Repubblica italiana. Tutta la mia vita è stata spesa per saldare il cielo con la terra, la salvezza celeste con la dignità e la libertà dell’uomo su questa terra. Il prossimo 21 marzo saremo a Locri, in Calabria, per la giornata della memoria. Tutti i vescovi della conferenza episcopale calabra hanno aderito e saranno presenti. Sono piccoli segni ma un cambiamento di rotta rispetto a qualche anno fa, quando tutto ciò non sarebbe successo".
Per la professoressa Alessandra Dino, sociologa dell'Università di Palermo, "nel rapporto tra Chiesa e mafia bisogna tenere presente un terzo fattore, lo Stato. Ci sono una serie di questioni aperte che in qualche modo chiamano fortemente in causa questa relazione e talvolta è stata proprio la Chiesa a mediare tra questi due soggetti. Il problema dei rapporti tra Chiesa e mafia è enormemente attuale. Papa Francesco se ne è fatto carico aprendo la tematica a 360 gradi, prima ha scomunicato i mafiosi, poi ha parlato della corruzione come un male abituale per il quale non basta la confessione ma un cambiamento di vita. La Chiesa si faccia insieme alla società civile - conclude la Dino - promotrice di una richiesta di verità sulle stragi anche se questa verità può riguardare politici o esponenti del clero".
Presente alla conferenza anche don Cosimo Scordato, teologo rettore della chiesa di S.Francesco Saverio di Palermo. "Sarebbe bene che ci fosse un indirizzo pastorale unitario da parte della Chiesa per trattare i singoli casi nella prassi pastorale" per evitare casi come quello del veto giunto all'ultimo istante sul battesimo in cattedrale del figlio di Giuseppe Graviano, complice nell'assassinio di Padre Pino Puglisi . "Ma la domanda è: la comunità cristiana è davvero sempre alternativa alla mentalità mafiosa. O la Chiesa sceglie i poveri o non sarà alternativa alla mafia, la vera Chiesa è povera e sta dalla parte dei poveri, se anche nella stessa Chiesa prevalgono criteri di dominio e potere non sarà mai una vera alternativa alla mafia".
La mattinata è stata trasmessa in videoconferenza per le scuole che hanno aderito al progetto e in diretta streaming sul sito del Centro Studi Pio La Torre www.piolatorre.it e sul portale legalità dell’Ansa www.ansa.it/legalita.

 di Davide Mancuso

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