Mobilitazione nazionale per approvare il Codice antimafia integro
È alla vigilia della discussione alla Camera sulla modifica del Codice antimafia, prevista per il prossimo 25 settembre, che alcuni dei soggetti promotori della campagna nazionale “Io riattivo il lavoro” hanno fatto sentire nuovamente la loro voce. Organizzazioni sindacali, dell’associazionismo e della cooperazione, infatti, cinque anni fa, si erano spesi a favore della proposta di legge di iniziativa popolare a tutela dei lavoratori delle aziende sequestrate e confiscate alla mafia. E ancora, all’inizio dell’anno in corso, Avviso Pubblico, Centro Studi Pio La Torre, Legambiente, Libera, Cgil, Cisl e Uil avevano rivolto il loro invito al Governo e al Parlamento affinché venissero approvate rapidamente le leggi per rafforzare la prevenzione e il contrasto alle mafie e alla corruzione.
Misure riguardanti gli amministratori locali minacciati e intimiditi, le modifiche alla normativa in materia di beni e aziende confiscate alle mafie, la riforma della prescrizione dei processi, ma anche misure di contrasto alla criminalità nel settore del gioco d’azzardo e quelle a favore dei testimoni di giustizia. A queste richieste si aggiungeva altresì quella del riconoscimento ufficiale del 21 marzo come Giornata nazionale della memoria in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, poi diventata legge. La nuova iniziativa, di appena qualche giorno fa e che vede tra i firmatari anche l’Arci, richiama al senso di responsabilità tutte le forze politiche. Vista l’approssimarsi della fine della legislatura, occorre che palazzo Madama recepisca il testo ricevuto dal Senato senza apportare alcuna modifica e che lo approvi in maniera definitiva, evitando di disperdere “l’importante lavoro svolto durante questa legislatura dalla Camera e dal Senato”- si sottolinea nell’appello dello scorso gennaio. Con l’approvazione del testo di modifica del Codice antimafia, le forze politiche dimostrerebbero “di avere coscienza di compiere un atto politico di responsabilità, a distanza di 35 anni dall’approvazione della legge Rognoni-La Torre e in un momento storico nel quale le mafie e la corruzione hanno dimostrato la loro pervasività e la loro capacità di inquinare parti della pubblica amministrazione, dell’economia e della società” - si legge nell’ultimo appello.
Anche il Centro Pio La Torre ribadisce la necessità di approvare, senza modifiche, il testo del Codice Antimafia già votato al Senato. E il presidente del Centro Studi, Vito Lo Monaco, chiede che “venga confermata, senza alcuna futura modifica, la norma che prevede di applicare anche ai corrotti le misure relative alle confische dei beni riservate ai mafiosi”. “La corruzione – puntualizza Lo Monaco - si riconferma essere il brodo di coltura della proliferazione delle organizzazioni mafiose e del loro rapporto con il potere politico”.
La Commissione Giustizia della Camera ha concluso l’esame del provvedimento, respingendo tutti gli emendamenti al testo. Al momento, dunque, nessuna modifica. Ma è il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, intervenuto ai lavori della commissione, a lasciare intravedere la possibilità di alcuni correttivi in materia di applicazione delle misure di prevenzione. “Credo sia emerso dalla discussione che è vero che l’area delle misure di prevenzione si estende, ma cambia profondamente la loro natura – ha specificato il guardasigilli - nel senso che viene giurisdizionalizzato il procedimento che porta alla loro assunzione, e questo consentirà di fare emergere le posizioni di chi è colpito da questi provvedimenti e quindi esercitare, secondo le indicazioni della Corte europea dei diritti dell’uomo, il diritto alla difesa”.
“Riteniamo - ha proseguito Orlando - che dove possono esservi le condizioni di una precisazione anche sulla base di un ordine del giorno del Parlamento che circoscriva meglio l’esercizio di questo potere e faccia una ricognizione dei reati sottoposti a questo tipo di misure saremo disponibili a recepire questa indicazione e a metterla in atto. Attendiamo che il Parlamento ci dia una indicazione puntuale su quale è l’elemento che si ritiene sia rischioso e sulla base di quella indicazione abbiamo dato disponibilità a muoverci». E sarà sempre il Pd a presentare un ordine del giorno in cui si impegna il governo a correggere l’equiparazione tra mafiosi e corrotti che ha sollevato diverse obiezioni, in primis da parte del presidente dell’Anac Raffaele Cantone. Come? Eliminando dal testo il sequestro preventivo dei beni ai corruttori che, altrimenti, verrebbero equiparati ai mafiosi.
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