Minori stranieri non accompagnati, il record della Sicilia

Società | 22 giugno 2018
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I minori stranieri non accompagnati rappresentano una presenza costante e significativa sul totale degli arrivi dei migranti via mare in Italia, con una percentuale superiore al 13% nel 2016 e nel 2017, salita fino al 15% nel 2018 (2.171 su 14.330 persone sbarcate fino all11 giugno 2018). Nel 2017 - secondo i dati contenuti nella seconda edizione dellAtlante dei minori migranti stranieri non accompagnati “Crescere lontano da casa”- sono giunti in Italia 18.303 ragazzi e ragazze. Per molti di loro la decisione di partire e rischiare la vita è una scelta obbligata. I minori che arrivano nel nostro Paese hanno alle spalle un pesante bagaglio di vita, costituito sovente da torture, violenze, schiavitù e privazioni. Ciò che accomuna tutti è la speranza di un futuro possibile in Europa, nonché lesperienza di un lungo viaggio, compiuto senza un adulto di riferimento.

Quasi la metà dei 18.303 minori non accompagnati presenti in Italia al 31 dicembre 2017, 7.988 pari al 43,6% del totale, è ospitato in Sicilia, seguono la Calabria (1.443 pari al 7,9%), la Lombardia (1.216 pari al 6,6%), il Lazio (1.049 pari al 5,7%) e l’Emilia Romagna (1.017 pari al 5,6%); 9 minori su 10 sono ospitati in strutture di accoglienza e solo una parte residuale (il 3,1%) presso privati (generalmente affidati a famiglie). Nello specifico, quasi 1 su 3 (il 30,6%, pari a 5.605 minori) si trova in strutture di prima accoglienza, mentre la maggioranza (il 60,2%, pari a 11.022) è ospitata in strutture di seconda accoglienza. Quasi la metà dei minori accolti (il 48,7%) proviene da soli 5 paesi: Gambia (2202, 12%), Egitto (1807, 9,9%), Guinea (1752, 9,6%), Albania (1677, 9,6%) ed Eritrea (1459, 8%).

Da tempo - ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia- denunciamo ripetutamente le condizioni di vulnerabilità di questi bambini e adolescenti, raccogliendo nei porti di sbarco le loro terribili testimonianze sulle violenze compiute dai trafficanti lungo tutto il percorso e la permanenza in Libia”. L’organizzazione internazionale ribadisce che i bambini non possono essere ostaggio delle dispute politiche e il soccorso umanitario deve essere una priorità, insieme allapertura di canali legali verso lEuropa e agli interventi di sviluppo nei paesi di origine e di transito dei migranti. I minori non accompagnati che riescono a raggiungere lItalia e lEuropa incontrano molteplici ostacoli e difficoltà e affrontano le sfide dellintegrazione. Quest’ultima è la chiave che può aprire la porta del loro futuro, che comincia con l’apprendimento della lingua e prosegue con linserimento scolastico e lavorativo.

Un sistema che viene in aiuto ai minori soli è laffido familiare. Al 31 dicembre 2017 in Italia, tuttavia, risultano essere in affido familiare solo 567 minori stranieri non accompagnati sugli oltre 18.300 in accoglienza (il 3,1% del totale). Si tratta degli affidamenti tuttora in corso e tengono dunque in considerazione anche i provvedimenti emessi negli anni precedenti. Nel corso del solo 2017, al Ministero del Lavoro risultano essere stati emessi in Italia appena 306 provvedimenti di affido, di cui 236 ragazzi (77,1%) e 70 ragazze (22,9%), la metà dei quali di 17 anni (150, pari a 49%). La regione in cui questa buona prassi è più diffusa è lEmilia Romagna con 40 provvedimenti (13,1%); seguita da Veneto e Piemonte con 24, (7,8%); Toscana con 22 (7,2%); Lombardia con 20 (6,5%).

Unaltra categoria particolarmente a rischio è rappresentata da ragazzi e ragazze per i quali è stato segnalato dalle autorità competenti un allontanamento dalle strutture che li ospitavano: i cosiddetti “irreperibili” che al 31 dicembre 2017 risultavano essere 5.828, un numero allarmante anche se in calo rispetto ai 6.561 registrati alla stessa data del 2016 che aveva visto però un numero maggiore di arrivi. Questi minori sono di fatto transitanti che cercano di rendersi invisibilial sistema dopo essersi allontanati dalle strutture di accoglienza, spesso per ricongiungersi a familiari o amici. Vivono di frequente senza protezione e assistenza, sono esposti a isolamento e a pericoli, con lintenzione di attraversare da soli il confine tra lItalia e il resto dEuropa.

Unaltra occasione per aiutare i minori soli non accompagnati è rappresentata dalla nuova legge sui tutori volontari. La legge 47 del 2017 ha introdotto molte innovazioni nel sistema di accoglienza e protezione dei minori stranieri non accompagnati. Sono 4.110, al 7 maggio 2018, le candidature dei cittadini che hanno dato la loro disponibilità a diventare tutore volontario e 1.070 i nominativi trasmessi ai Tribunali per i Minorenni di coloro che, avendo già terminato il corso di formazione, sono pronti ad assumere una tutela. Quasi tutti i Garanti regionali hanno attivato corsi di formazione sul territorio nazionale, mentre le difficoltà riguardano i tempi di nomina.

I tutori -ha spiegato Raffaela Milano, direttore dei Programmi Italia-Europa di Save the Children- sono un tassello fondamentale del processo di integrazione, se lo intendiamo, come dovremmo, non solo nei termini di garantire risorse materiali fondamentali (un posto dove dormire, un modo per mantenersi), ma anche come ricostruzione di un legame di fiducia. La disponibilità dei tutori volontari è un segnale straordinario che viene dalla società civile e che oggi sta alle istituzioni raccogliere e non tradire.

Nel corso del 2017, il percorso di integrazione che si è realizzato con maggior frequenza è stato quello scolastico, che ha coinvolto 1.136 ragazzi e ragazze, il 54,3% del totale, mentre 601, pari al 28,7% del totale, hanno svolto percorsi dintegrazione misti di scuola e formazione. In totale, quindi, più di 8 ragazzi su 10 (l83%) seguono percorsi scolastici e formativi, il restante 17% di neo maggiorenni ha realizzato, invece, un percorso dintegrazione attraverso progetti di inserimento socio-lavorativo: 325 ragazzi sono stati coinvolti in percorsi misti di scuola e lavoro, mentre solo 30 ragazzi sono stati impegnati in percorsi esclusivamente lavorativi, soprattutto nel settore della ristorazione (il 29,2%), come cuochi o pizzaioli per esempio. Altri si formano nel campo dellindustria o della meccanica (il 22,1%) e diventano meccanici, elettricisti e operai. Altri imparano un mestiere artigianale, per lo più nel settore del legno e dellarredamento. Molti, infine, sono impiegati nel settore dei servizi, soprattutto come giardinieri, commessi e camerieri.

Liscrizione a un corso di lingua italiana o a scuola rappresentano per i minori migranti i principali strumenti per linserimento nella comunità ospitante e per lavvio di un effettivo progetto di integrazione. Secondo lultimo rapporto annuale SPRAR disponibile, la stragrande maggioranza dei progetti SPRAR (94,8%) ha garantito almeno dieci ore settimanali di studio della lingua italiana a tutti o alla gran parte dei minori presenti nel corso del 2016, quasi 3.000 minori hanno quindi potuto frequentare un corso di lingua italiana.

 di Melania Federico

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