Migrazioni necessarie, serve un cambio di passo europeo

Politica | 12 luglio 2018
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I venti dei movimenti migratori e della destabilizzazione dell'area del Mediterraneo stanno prepotentemente investendo la stessa esistenza dell'Unione Europea, creando nuove tensioni sia all'interno dei singoli stati membri che fra gli stessi.

Questo è un patrimonio sociale , culturale, economico e politico che dobbiamo difendere, comprendendo, tra l'altro, che nella situazione attuale non ha senso pensare ad un superamento degli stati nazionali quanto, piuttosto, alla valorizzazione della loro alleanza e coordinazione attorno a grandi obiettivi comuni capaci d'incidere con successo sui problemi della nostra epoca.

l'Europa ha alle sue spalle il grande successo della risposta comune data alla crisi del blocco sovietico . Grazie al fatto che la maggior parte dei paesi ex Comecon erano del nostro continente , la facilitazione del loro ingresso dentro L'Unione Europea ha permesso un loro sviluppo e la circolazione delle risorse umane. Vi è stato ,inoltre, un immediato benessere anche per i paesi fondatori che hanno sviluppato i loro commerci e gli insediamenti produttivi in quelle aree. Naturalmente, vi sono problemi da affrontare come le delocalizzazioni produttive; ma, forse, si può fare qualcosa proprio in ragione della nuova grande opportunità che si pone .

Si ! Una grande opportunità che è quella di rovesciare in senso positivo quello che oggi è un problema : L'area del Mediterraneo.

Oggi quest'area è attraversata da flussi migratori importanti e da una relativa destabilizzazione culturale , politica, economica e religiosa . Questa può rappresentare un grave pericolo per il nostro futuro se a prevalere sarà la paura reciproca e la lotta per prevalere l'uno sull'altro. Se, invece, si sarà capaci d'intraprendere la strada dello sviluppo reciproco e coinvolgente che permetta a tutta l'area di diventare un centro di benessere e di civiltà, ne saremo tutti avvantaggiati.

L'Europa ha davanti a sè questa sfida. Gli stati costieri come l'Italia , la Grecia , la Spagna , la Francia ed altri possono farsi promotori di un grande processo di utilizzazione delle risorse umane e naturali esistenti e realizzare opportuni investimenti per trasformarle in ricchezza comune.Penso anche qui alla valorizzazione dell'esistente con investimenti, che vengano ripagati dai futuri ricavi secondo un piano di ritorno prefissato, e continuino a produrre ricchezza sia per i paesi che investono, sia per quelli ospitanti, sia per tutta l'area.

I settori principali mi sembrano immediatamente quelllidell'energia , dell'agricoltura , della pesca , dell'estrazione di minerali ,della cantieristica , della realizzazione d'infrastrutture da coordinare anche con quelle previste dalla Cina nell'ambito della realizzazione della nuova via della seta , ed anche nuove fabbriche manufatturiere. Tuuto questo comporterebbe una capacità d'investimento europea comune di rilevanza molto maggiiore di quella prevista attualmente nei territori africani e del Medio Oriente .

E' una situazione di rilevanza storica enorme e pertanto la destinazione dei fondi del prossimo bilancio europeo dovrebbe tenerne conto . Oltre ad un aumento importante dei fondi destinati agli investimenti fuori dall'area Europea bisognerà concentrare gli sforzi comuni verso l'avvio di attività produttive nei nostri territori in cui dare occupazione ai migranti anche economici insieme ai disoccupati europei. Questo potrebbe costituire la base per uno sviluppo comune altamente competitivo nel mondo. Anche in questo caso la capacità di attrarre l'investimento comune e di offrire il proprio territorio per ospitarlo trasformerebbe il problema della migrazione in un'opportunità di crescita. Penso a settori non puramente assistenziali ma al contrario legati allo svilupo dello sfruttamento energetico ( impianti fotovoltaici) o l'avvio di una diffusa produzione di auto elettriche per esempio ecc. ecc. Penso che in questi casi e per queste attività bisognerebbe evitare la dispersione dei fondi in finanziamenti a pioggia ma concentrarli su pochi grandi investimenti diretti e realizzati centralmente dagli Stati beneficiari. Dobbiamo operare un cambio di passo importante che potrebbe avere una rilevanza storica tale da renderci i protagonisti del futuro del mondo.

 di Giuseppe Ardizzone

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