Mattarella: Pio La Torre esempio di impegno civile

Società | 30 aprile 2020
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“A trentotto anni dall'uccisione per mano mafiosa di Pio La Torre e Rosario Di Salvo desidero unirmi nel ricordo della loro esemplare testimonianza di impegno civile, ai promotori e ai partecipanti, in collegamento da remoto, alla manifestazione di doveroso ricordo. L'iniziativa odierna, seppure rimodulata a causa dell'emergenza sanitaria, consolida il percorso avviato dal centro Pio La Torre nella diffusione della cultura della legalità, sostenendo, attraverso attività formative rivolte alle nuove generazioni, la maturazione di una coscienza civile, fattore determinante per contrastare il radicamento di ogni forma di condizionamento della criminalità organizzata nel tessuto sociale, economico e politico”. Inizia con queste parole il messaggio di vicinanza inviato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al centro studi Pio La Torre nel 38/mo anniversario dell'uccisione politico - mafiosa di Pio La Torre e Rosario Di Salvo. L'emergenza sanitaria non ha fermato infatti la presentazione del progetto educativo antimafia e antiviolenza che ha coinvolto centinaia di scuole da tutta Italia e, per la prima volta, anche alcuni studenti- detenuti. “Assume particolare interesse l'indagine annuale sulla percezione del fenomeno mafioso – prosegue il messaggio del Capo dello Stato - svolta ogni anno tra gli studenti coinvolti nel progetto educativo antimafia e antiviolenza, i cui risultati, presentati nel corso dell'incontro, costituiranno un'ulteriore opportunità di riflessione e di proficuo confronto, nella consapevolezza del valore del prezioso apporto dei giovani nel comune impegno per l'affermazione della legalità”.

Nella videoconferenza trasmessa in streaming e on line sul sito del centro Pio La Torre sono disponibili i videomessaggi di affetto e partecipazione inviati, come quello della 

presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati: “Pio La Torre, Rosario Di Salvo e Piersanti Mattarella sono eroi della normalità che dimostrarono il valore rivoluzionario della scelta di compiere fino in fondo il loro dovere nell'attività politica e istituzionale. Quella loro è stata politica vissuta come impegno per la promozione e la giustizia sociale". "La loro incessante battaglia contro le mafie e le sue infiltrazioni nella società, nell'economia e nelle istituzioni – ha aggiunto la presidente Casellati - traeva forza dalla coscienza del fondamento etico del nostro vivere. In questo risiede il senso più profondo della quotidiana battaglia contro l'illegalità, una battaglia di tutti che nelle scuole può trovare un formidabile alleato, una battaglia che ci deve vedere sempre impegnati contro ogni sopruso e violazione delle regole del vivere civile". 

"La fiducia nello Stato e nelle istituzioni è irrinunciabile. Lo Stato c'è - sottolinea la Presidente del Senato - ed è accanto a voi ragazzi, ai cittadini, alle famiglie, alle forze dell'ordine, alle imprese, a tutti colori che vogliono vivere liberi la quotidianità, per questo voglio sottolineare l'importanza del Centro studi dedicato a Pio La Torre: a lui dobbiamo una legge che fu un autentico spartiacque nella storia della lotta alle mafie. Una legge che ha introdotto nel codice penale le associazioni mafiose colpendole nel metodo intimidatorio e nei patrimoni accumulati in maniera illecita. Per la prima volta è stato possibile portare la mafia a processo". 

“La figura di Pio La Torre va ricordata con le azioni che Parlamento e Governo devono fare per la lotta alle mafie – ha detto il Presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico - Voglio ricordare a tutti che all’ingresso di Montecitorio c’è una targa in onore di Pio La Torre che qui è stato deputato è che proprio per sue lotte politiche e sindacali e in parlamento è stato brutalmente ucciso dalla mafia. È sua l’idea, poi sviluppata in legge, di aggredire i patrimoni dei mafiosi, ed oggi è una pietra miliare in Italia per la lotta alla mafia. La lotta alla criminalità organizzata e alle mafie è una priorità assoluta, soprattutto in un momento in cui la mafia potrebbe insinuarsi laddove ci sono sacche della popolazione con maggiori disagi in questo momento di difficoltà. Lo Stato deve arrivare prima, deve essere forte proprio in memoria di Pio La Torre, una delle figure più forti e coraggiose della nostra Repubblica”.

Il centro Pio La Torre è stato antesignano della didattica a distanza, con le sue videoconferenze in streaming, come apprezzato dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina,

nel suo messaggio: “In questo periodo cosi complicato è importante garantire ai nostri studenti un minimo di quella normalità e di vicinanza che tutto il mondo della scuola ha da sempre rappresentato. Come centro studi avete mantenuto vivo il vostro impegno educativo anche in questi giorni. L’utilizzo della piattaforma web e l'alta qualità delle videoconferenze messe a disposizione delle scuole e da quest'anno dei centri di educazione degli adulti nelle case circondariali rappresentano una modalità di lavoro digitale e smart, come richiedono queste settimane particolari, ma anche approfondite ed efficaci. Il vostro progetto educativo antimafia e antiviolenza è un'occasione unica di approfondimento della conoscenza dei fenomeni criminali di stampo mafioso e un validissimo percorso educativo. Le testimonianze e l'impegno costante di realtà che come la vostra lavorano duramente per sensibilizzare le giovani generazioni sui temi della legalità, dell'antimafia e della non violenza sono semi di speranza piantati in terreni non sempre facili da lavorare”.

“Mi dispiace molto non essere a Palermo nel giorno dell’uccisione mafiosa di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, che non era il suo autista, ma un suo compagno di lotte e scelte di vita – ha detto nel suo videomessaggio il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano - Ovunque ognuno di noi può esprimere il proprio impegno: nella scuola, nelle associazioni e nelle reti di cittadinanza attiva che in Italia, in questo momento molto difficile, stanno dando una grande mano alle istituzioni. Tanti di voi che non avranno fiducia nella politica dovranno ricordare che la politica è stata anche quella di uomini come Pio La Torre, e se è stata quello, può tornare ad esserlo. 

Lo scrittore Vincenzo Consolo diceva che Pio la Torre è l’orgoglio della Sicilia. Oggi che il problema delle mafie non riguarda solo la Sicilia e il Mezzogiorno, ma tutto il Paese, possiamo dire che Pio La Torre è un grande orgoglio nazionale e da siciliani possiamo dire che i veri nobili della Sicilia, i veri uomini d’onore della Sicilia, sono uomini come Pio La Torre”.

Il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, ha sottolineato l'intuizione di Pio La Torre che ha portato alla nascita dell’articolo 416 bis e allo strumento della confisca dei beni. “Rivolgendomi ai ragazzi - ha detto De Raho - direi loro: guardate a uomini come Pio La Torre, scegliete questi uomini come modello di vita, perché loro sono l’incarnazione di quello che di più bello c’è nella nostra Costituzione la libertà, la dignità, la solidarietà e soprattutto la fermezza e il rigore nel contrasto alle mafie”. Dal generale Giuseppe Governale, direttore della Dia, è poi arrivato il monito verso un passato che non deve più tornare, quando la mafia era detta “onorata società, o considerata solo uno scontro di bande criminali, senza considerare l’impatto che determinava sulla società civile, sostituendosi allo Stato addirittura nel welfare. Mi piace ricordare una frase di Pio La Torre mi ha sempre colpito: “Se sei colto, ti potrai difendere e potrai difendere anche gli altri”. Apprezzamento per l'indagine è stato espresso anche dal presidente della regione siciliana, Nello Musumeci: “Alcune risposte sorprendono, altre sono scontate, altre lasciano piacevolmente convinti che l’interesse verso questo triste e plurisecolare fenomeno stia crescendo. E questo nonostante nelle scuole ancora non si sia pensato a dedicare un apposito spazio di confronto tra docenti e discenti per parlare della criminalità organizzata in Sicilia”, ha detto il presidente. “Lo Stato c’è, anche se a volte non riesce a dare risposte immediate e tempestive, come ad esempio l’esigenza di cambiare la legge sullo scioglimento dei consigli comunali per condizionamento o infiltrazione mafiosa, nonostante io lo chieda da diversi anni. Ognuno di noi deve sentirsi impegnato in questa trincea della lotta alla mafia che ieri sembrava solo un compito degli uomini in divisa e dei magistrati, e che oggi è il compito che grava su ciascuno di noi, ognuno nel proprio ruolo. L’amministrazione regionale è disposta a continuare a fare la sua parte, come ha fatto in passato, pur con difficoltà finanziarie assolutamente indicibili. Stare dalla parte dello Stato paga e lo Stato riuscirà prima o poi ad estirpare questo cancro che avvilisce e tiene in tensione la parte sana che è la stragrande maggioranza della nostra comunità”. 

“La 13esima indagine sulla percezione del fenomeno mafioso tra gli studenti ci deve far riflettere – ha detto Vito Lo Monaco – presidente del centro Pio La Torre – agli amici giornalisti chiedo di riflettere sui dati del report, perché loro sono la chiave della corretta informazione e della lotta alle fake news. Sui rischi della pandemia il nostro report si è espresso, ma una cosa va detta: occorre che lo Stato sottragga tutti dalla stretta del bisogno. Offrire la detenzione domiciliare ai boss che hanno problemi di salute è un messaggio sbagliato”.

"Nell'anniversario dell'uccisione di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, l'amministrazione comunale di Palermo ha partecipato ad una cerimonia sobria, ma doverosa, di commemorazione, rendendo omaggio alla lapide posta sul luogo dell' omicidio. “Il 30 aprile è un’occasione di ricordo e di memoria di Rosario Di Salvo e di Pio La Torre – ha detto Orlando nel suo videomessaggio - Il centro Pio La Torre ci invita, ancora una volta, non soltanto a ricordare freddamente, ma anche a fare memoria. La memoria ti inquieta, ti interroga, ti interpella, ti pone una domanda forte: cosa facciamo oggi per evitare che possano ripetersi terribili tragedie come quelle che ha conosciuto la nostra città? E la memoria ti interpella in maniera esigente, per capire se il cambio culturale cammina di pari passo con il necessario intervento delle autorità giudiziarie e delle forze dell’ordine. La percezione rileva alcuni elementi positivi e tanti elementi inquietanti che confermano che c’è ancora molto da fare e che non ci si può fermare”.

Riscatto, legalità, diritti, giustizia sociale, è quanto chiede in modo compatto il fronte sindacale che tramite ha inviato un proprio videomessaggio: dal segretario generale Cgil, Maurizio Landini alla segretaria generale Cisl Annamaria Furlan, fino ai segretari regionali Alfio Mannino (Cgil), Claudio Barone (Uil), Leonardo La Piana (Cisl Palermo). 

A inviare un messaggio di vicinanza e partecipazione sono stati anche: Nicola Morra, presidente della commissione parlamentare antimafia, Gianfranco Miccichè, presidente dell'Assemblea regionale siciliana, Claudio Fava, presidente della commissione antimafia dell’Ars, Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, Giuseppe Giulietti, presidente della Fnsi, il professore Nando Dalla Chiesa, don Luigi Ciotti, presidente di Libera, Maria Falcone, Umberto Santino, Giovanni Chinnici, della fondazione Rocco Chinnici, Gianfranco Amenta, della fondazione Gaetano Costa, Vittorio Teresi, presidente del centro studi Paolo e Rita Borsellino, Pierpaolo Romani, presidente di Avviso pubblico, Pippo Di Vita, presidente del Celm,Nino Tranchina, presidente Acli Palermo, e poi i familiari delle vittime come Filippo e Franco La Torre e Tiziana Di Salvo, figlia di Rosario. 

Il report in pdf della 13/ma indagine sulla percezione del fenomeno mafioso tra gli studenti e i detenuti insieme ai videomessaggi arrivati oggi da istituzioni, sindacati e associazioni sono on line sul sito piolatorre.it.

Antonella Lombardi



Gli altri interventi



Sassoli: Pio la Torre faceva puara e venne ucciso

«Aveva proposto il reato di associazione mafiosa e la confisca dei patrimoni di mafia. Pio La Torre, segretario regionale del Pci, faceva troppa paura, e doveva morire. Fu ucciso il 30 aprile 1982 con Rosario di Salvo. Se oggi la mafia è più debole lo dobbiamo a uomini come lui». Lo scrive il Presidente dell’Europarlamento, David Sassoli.


Zingaretti: l'eredità di La Torre resta a fianco della democrazia

«Pio La Torre fu assassinato dalla mafia il 30 aprile 1982. La mafia aveva paura della sua forza morale e del suo pensiero. Gli strumenti più forti nella lotta

alla criminalità organizzata ci vengono dal lavoro di La Torre

perché, con la legge che porta il suo nome, si affermano due

principi fondamentali: il riconoscimento del reato di

associazione mafiosa e la strategia per la confisca dei beni

alle mafie». Lo scrive su Facebook il segretario Pd Nicola

Zingaretti. «L'eredità di Pio La Torre è tutti i giorni al

fianco della democrazia italiana nell’impegno per la legalità di

tutti noi», aggiunge.


Faraone: esempio di Pio e Rosario ci indica la via

"La legge che colpì la mafia al cuore porta ancora il suo nome. Il sogno di una terra libera dalla violenza, dalla sopraffazione e dal ricatto porta ancora il suo nome. Trentotto anni fa Pio La Torre e Rosario Di Salvo furono strappati alla vita dalla barbarie mafiosa, ma da quel sacrificio germogliò il seme di una nuova speranza. Il loro esempio ci indica la via". Così su Facebook Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva al Senato.


Businarolo: Pio La Torre un eroe dei nostri tempi

«Esempio di coraggio, lucidità e generosità, Pio La Torre, ucciso 38 anni fa insieme all’autista

Rosario Di Salvo, è un eroe moderno. La sua azione politica

nella lotta contro la mafia, fino all’estremo sacrificio della

vita, la sua eredità, con la legge sulla confisca dei beni

illegali, e la sua integrità devono guidarci oggi, mentre il

Paese è impegnato nella ricostruzione e le mafie in agguato per

accaparrarsi le risorse pubbliche: una piovra alla quale

dobbiamo dichiarare guerra totale, come fece Pio La Torre». Così

Francesca Businarolo, presidente della commissione giustizia di

Montecitorio, deputata del Movimento 5 Stelle.


Mauri: un dovere ricordare la battaglia di La Torre

«Il 30 aprile di 38 anni fa la mafia uccideva Pio La Torre, insieme all’autista Rosario Di Salvo. Per tutti noi è un dovere ricordare la sua lotta contro la mafia, fino all’estremo sacrificio della vita. L’impegno politico e sociale dell’ex segretario regionale del Pci in Sicilia è stato un esempio per molti di noi. Fu lui a ispirare la legge che prevede la confisca dei beni alla mafia. Una norma che ha cambiato la storia della lotta dello Stato alla criminalità organizzata». Così su Facebook il Vice Ministro dell’Interno Matteo Mauri. «Seguendo l’esempio di Pio La Torre - prosegue Mauri -, è nostro dovere mantenere viva nel presente e nel futuro la cultura della giustizia sociale e della solidarietà. Le mafie continuano ancora oggi a minare la nostra vita democratica e la civile convivenza nel nostro Paese. Per questo stiamo facendo tutti gli sforzi necessari per il controllo e la repressione del fenomeno. Per favorire lo sviluppo di un’economia sana e l’educazione delle giovani generazioni. Soprattutto in questa fase di difficoltà di cittadini e imprese che le Mafie proveranno a sfruttare per aumentare e consolidare il proprio radicamento».


Lupo: simbolo di legalità ed uguaglianza

«Se oggi in Italia abbiamo uno strumento importantissimo per la lotta ed il contrasto alla

mafia ed alla criminalità organizzata, che prevede il reato di

associazione mafiosa e permette di aggredire i beni ed i

patrimoni finanziari illeciti, lo dobbiamo soprattutto alla

lungimiranza di un uomo come Pio La Torre. Ed è anche merito suo

se in Italia abbiamo radicato il senso di un valore centrale

nella nostra società, come quello della pace». Lo dice in

ricordo di Pio La Torre, segretario regionale del Pc ucciso

dalla mafia, il deputato Pd Giuseppe Lupo.

«Quell'omicidio segnò profondamente un’intera stagione

politica e sociale, non solo in Sicilia. - aggiunge - Pio La

Torre era, e lo divenne ancora di più in seguito, un simbolo di

legalità, di eguaglianza, di lotta per i diritti sociali. La sua

eredità morale e politica è ancora oggi patrimonio non solo del

nostro partito, ma dell’intera classe dirigente del nostro

Paese».



La Cgil ricorda Pio La Torre e tutti i sindacalisti uccisi dalla mafia


La Cgil ricorda Pio La Torre e Rosario Di Salvo, a 38 anni dal loro omicidio avvenuto il 30 aprile del 1982. E sempre oggi ricorre la seconda Giornata in memoria di tutti i sindacalisti uccisi, istituita un anno fa dalla Cgil, che ha visto la Cgil palermitana impegnata nel percorso della memoria attraverso l’intitolazione in un quartiere di Palermo, Bonagia, di 21 "vie dei diritti" dedicate a dirigenti del movimento sindacale. L’ultima strada è stata intitolata tre mesi fa a Nicolò Azoti.

"Non saremo in piazza Turba come ogni anno ma teniamo a sottolineare la figura di Pio la Torre per il suo impegno politico e sindacale che si è svolto in un momento molto convulso della storia della Sicilia e del Mezzogiorno - dichiara il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo - La Torre fu sia segretario della Cgil Palermo che della Cgil Sicilia e fu protagonista delle lotte dei braccianti e di quelle della città. Va a sostituire Placido Rizzotto alla Camera del Lavoro di Corleone nel 1948, ed è protagonista delle lotte sindacali per l'applicazione del decreto Gullo sulla divisione dei prodotti agricoli che gli agrari, spalleggiati dai mafiosi, non vogliono far rispettare". La Torre viene arrestato per la sua attività in difesa dei contadini, dei poveri e dei braccianti, e sta un anno e mezzo in carcere. Dopo il carcere, viene mandato alla Camera del Lavoro di Palermo, prima in segreteria, e dopo diventa segretario generale.

"Qui inizia una battaglia speciale nei confronti dei metalmeccanici, dei Cantieri navali in particolare, dove le condizioni di lavoro sono disumane e gli infortuni continui - ricorda Campo - La Torre svolge il suo impegno sindacale per 15 anni. Dall’impegno di La Torre alla guida del sindacato e dalla sua importante lezione nascono le basi per la legislazione antimafia, di cui La Torre fu protagonista con la legge che ha istituito il reato di associazione mafiosa e colpito i patrimoni dei boss. E con La Torre si creano i presupposti per il movimento sociale antimafia, nato negli anni delle lotte contadine. Senza queste premesse non ci sarebbe stato il movimento antimafia degli anni Ottanta e Novanta a Palermo". Un anno fa, nella sede della Cgil Sicilia, fu istituita la prima Giornata in memoria dei sindacalisti uccisi dalla mafia. "Quest’anno, in vista della seconda giornata, abbiamo portato a compimento il percorso di intitolazione delle strade ai protagonisti del movimento sindacale uccisi, portatori dei valori di giustizia, democrazia, libertà alla base della nostra Costituzione - aggiunge Campo - Con l’ultima intitolazione, il 27 gennaio scorso, di una strada a Nicolò Azoti, segretario della Camera del Lavoro di Baucina, ucciso il 21 dicembre 1947, abbiamo lavorato alla ricostruzione della storia della Cgil, raccontando il sacrificio di quanti sono morti facendo il proprio lavoro nella difesa dei diritti dei lavoratori. Una grande opera di verità e di recupero della memoria per per mettere al centro il lavoro, i diritti, la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori". La Cgil Palermo, insieme alla Flc Cgil Palermo e alla Flc regionale e nazionale, avrebbe dovuto presentare il Calendario della memoria, un libro che racchiude la storia di tutti i sindacalisti uccisi. Ma la presentazione del volume è stata rinviata a un’altra data a causa dell’emergenza sanitaria in corso.



 di Antonella Lombardi

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