Massone sì o no? L'Ars obbliga i politici a fare outing

Politica | 20 ottobre 2018
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L'attività di produzione legislativa dell'Assemblea Regionale Siciliana ha ormai la frequenza delle oasi nel deserto del Sahara: cosi' poche da sembrare a volte frutto di miraggio. Per questo va celebrato come un evento che sul numero odierno della Gazzetta ufficiale della Regione siciliana siano pubblicate ben due leggi: la numero 17 dedicata alla vendita diretta dei prodotti agricoli (il cosiddetto chilometro zero)- che ha rischiato di diventare famosa per il tentativo di inserirvi di soppiatto l'ampliamento dei centri commerciali, poi per fortuna fatto saltare- e la numero 18 sull' ”obbligo dichiarativo dei deputati dell'ARS, dei componenti della Giunta regionale e degli amministratori locali in tema di affiliazione a logge massoniche o similari “. 

La legge è meglio conosciuta come legge Fava per l'impegno che vi ha speso il presidente della Commissione regionale antimafia ed è stata approvata alla quasi unanimità. Una legge sintetica, formata da soli quattro articoli, che impone entro quarantacinque giorni dalla sua pubblicazione, ai soggetti individuati in epigrafe di depositare “una dichiarazione anche negativa , sull'eventuale appartenenza a qualunque titolo ad associazioni massoniche o similari …..precisandone la denominazione”. Fin qui tutto bene: anche in sede giudiziaria- si pensi per tutte alla famosa inchiesta Scontrino di Trapani- è stato accertato l'intreccio maleodorante che si realizzava in alcune logge massoniche tra imprenditori, pubblici funzionari, politici e noti mafiosi. E' altrettanto chiaro che parlare di massoneria in Italia richiama immediatamente la P2 di Licio Gelli che rappresentò uno dei più noti tentativi di inquinamento della politica e dei vertici della burocrazia statale in anni decisivi per la storia della Repubblica. La legge 17/1982, che determinò lo scioglimento della Loggia P2, afferma che “chiunque partecipa ad un' associazione segreta è punito con una condanna fino a due anni” Si considerano associazioni segrete quelle che “anche all'interno di associazioni palesi, occultando la loro esistenza, ovvero tenendo segrete congiuntamente finalità ed attività sociali ovvero rendendo sconosciuti, in tutto o in parte ed anche reciprocamente i soci, svolgono attività diretta ad interferire sull'esercizio di funzioni di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche::” ecc. 

Poiché la massoneria italiana , almeno quella dell'osservanza di piazza del Gesù, ha reso noti gli elenchi dei propri aderenti, la legge regionale non poteva e non voleva proporre sanzioni per l'appartenenza alle logge . Infatti essa recita:“in caso di mancato deposito della suddetta dichiarazione i presidenti dei rispetti organi istituzionali (presidente della Regione, presidente dell'ARS o presidente del Consiglio comunale) ne danno comunicazione rispettivamente all'Assemblea regionale ed al Consiglio comunale e predispongono la pubblicazione sui siti Web dell'Assemblea regionale, della Regione e dei comuni interessati. In sostanza, lo scopo della legge è di garantire la massima trasparenza sull'appartenenza ad organizzazioni massoniche o para massoniche degli amministratori siciliani. Scopo di per sé lodevole e subito fatto proprio da qualche zelante dirigente regionale che – suscitando non poche polemiche e diversi dubbi giuridici- intendeva sottoporre ala medesima dichiarazione tutti i suoi dipendenti. La normativa ha suscitato anche polemiche ,a partire dalla presa di cappello del gran maestro della massoneria italiana che ha addirittura minacciato il ricorso alla Corte Costituzionale. E' lecita qualche domanda sugli sviluppi concreti che potrà determinare la formulazione dell'articolo 2 della legge. Allo scopo di chiarire la natura del quesito che vuol formulare, chi scrive racconta un piccolo episodio che risale a diversi anni or sono preceduto da una premessa che diventerà chiara tra qualche riga. La premessa è che l'autore dell'articolo non è massone, non appartiene a famiglia massonica e considera la massoneria attuale nel caso migliore un residuo folkloristico dei modelli associativi della grande borghesia degli ultimi due secoli; e nel caso peggiore un'occasione per stringere rapporti di solidarietà utili a fare affari aggirando regole del mercato e leggi dello stato. 

Ecco di che si tratta: nel corso di una conversazione privata, fu chiesto ad una persona che deteneva (e detiene) posizioni significative di responsabilità se fosse vera la vox populi che lo indicava come massone. La risposta fu illuminante : se lo fossi non potrei dirtelo ma non potrei nemmeno negare. Ecco il busillis: la mancata dichiarazione di non appartenenza alla massoneria di un deputato regionale o di un sindaco diventerà allora segno inequivocabile dell'abitudine di indossare il grembiulino e giocare con i compassi? Un bel dilemma che fa pronosticare che i 70 di Sala d'Ercole si precipiteranno ad affermare la loro estraneità a qualunque associazione che abbia un tasso di riservatezza maggiore della bocciofila del loro paese. Si accettano scommesse.

 di Franco Garufi

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