Malarazza, la periferia senza speranza di Giovanni Virgilio

Cultura | 21 ottobre 2017
Condividi su WhatsApp Twitter

Il disagio del mondo ai margini della città è protagonista di Malarazza (Una storia di periferia), opera seconda del regista e produttore Giovanni Virgilio (La bugia bianca), al cinema dal 9 novembre distribuito da Mariposa Cinematografica e prodotto da Movie Side e Xenon Produzioni Cinematografiche in collaborazione con Studi Cinematografici Siciliani.

Il film racconta la storia di una giovane madre (Stella Egitto) e di suo figlio Antonino (Antonino Frasca Spada) che, assieme al fratello della donna (Paolo Briguglia nei panni del transessuale Franco), sono vittime di un sistema di potere malavitoso rappresentato dal boss in declino Tommasino Malarazza (David Coco) e da Pietro (Cosimo Coltraro), detto U Porcu. Per queste tragiche esistenze non sembra esserci speranza di un riscatto sociale.

Ambientato a Catania, nei disagiati sobborghi (Librino) e nei quartieri degradati del centro (San Berillo), Malarazza ci porta dentro il mondo senza speranza dell’agglomerato di casermoni in cui la disoccupazione giovanile (specie quella femminile) raggiunge percentuali senza pari, dove la coesione sociale sta svanendo in fretta e ogni strada può essere un confine tra ultimi e penultimi. In questo ritratto di un’umanità disperata, la colonna sonora del film, composta da Giuliano Fondacaro, gioca un ruolo fondamentale attraverso un mix di generi (si va dal rap alla bossanova fino al neomelodico). Tra le canzoni quella di Arisa che per la prima volta canta in portoghese il brano O pensamento de voc.

«Il film - spiega il regista - ci fa riflettere su quanto le periferie siano parte integrante delle città e dimostra che lo stato di degrado in cui sono lasciate non fa altro che aumentare ingiustizie e microcriminalità. Malarazza è una denuncia delle condizioni delle periferie urbane al fine di riflettere sulla crisi della legalità nelle aree più marginali dei territori, anche se spesso localizzate nei quartieri più centrali. Territori che domandano bellezza, giustizia e sicurezza per garantire un futuro e una speranza ai cittadini che vogliono affrancarsi dalla criminalità e dall’esclusione che logorano le loro vite». E aggiunge Giovanni Virgilio: «Sulla base della mia diretta esperienza, ritengo che le amministrazioni locali facciano molto per ricucire gli strappi fra le periferie e il resto della città, ma purtroppo molte altre istituzioni restano a guardare. Come scriveva Italo Calvino, anche le più drammatiche e le più infelici tra le città hanno sempre qualcosa di buono. Quel qualcosa, però, dobbiamo scoprirlo e alimentarlo. Solo così avremo città migliori». 



Ultimi articoli

« Articoli precedenti