Mafia e corruzione, l'Italia riscivola agli ultimi posti

Economia | 11 ottobre 2017
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Il ruolo delle mafie e il restringimento dei diritti, il sistema della corruzione e della violenza (in generale e della tratta) è stato il tema al centro della prima conferenza del Progetto educativo promosso per il dodicesimo anno dal Centro Studi Pio La Torre.

A introdurre la conferenza è stato il saluto della ministra del Miur, Valeria Fedeli, impossibilitata ad essere presente. Nel suo messaggio ai ragazzi la ministra sottolinea come "insegnare a individuare il male, educare ad agire nel rispetto delle regole, del lecito e del giusto è fondamentale per costruire insieme un futuro libero dalle mafie e dalla violenza. La scuola è presidio di legalità, è spazio del sapere che scardina le paure in cui si annidano e trovano terreno fertile i poteri criminali. La missione del nostro sistema di istruzione e di formazione deve essere: educare e formare cittadine e cittadini avvertiti, offrendo loro conoscenza per la loro consapevolezza che una vita nella legalità è una vita libera da coercizioni, privilegi e corruzione, che guarda all’interesse generale e ha speranza fondata di miglioramento condiviso. Perché la legalità - si legge ancora nel messaggio - è la base del benessere collettivo. Legalità è onestà. È giustizia. È etica. È cultura della responsabilità, del merito. È sapere di partire da condizioni eguali per poter ottenere risultati che siano il frutto delle intelligenze e dell’impegno. Senza ostacoli o discriminazioni dovuti a scorrettezze o scorciatoie illecite". 

Proprio ieri è stato diffuso il Rapporto Transparency sulla corruzione. L’Italia è al sessantesimo posto su 176 nazioni prese in esame, e addirittura al terzultimo tra quelle europee, davanti solo a Grecia e Bulgaria. Nonostante il buon livello delle leggi italiane in materia di corruzione, sono state riscontrate gravi lacune per quanto riguarda la loro applicazione. “Welcome to Italy verrebbe da dire. Il rapporto certifica ciò che sapevamo, che in Italia le leggi contro la corruzione ci sono, e pure troppe. Ma non vengono applicate”, sostiene Alberto Vannucci, sociologo dell’Università di Pisa. “In Italia il fatturato della corruzione ammonta a diverse decine di miliardi di euro, risorse che si redistribuiscono nella tasca di pochi, di una oligarchia criminale ai danni della collettività. In ogni atto di corruzione - conclude Vannucci - c’è nascosta, celata, una violenza esercitata nei confronti dei cittadini”.

Una violenza diffusa, percepita in maniera diversa è quella della corruzione, quella esercitata sui diritti dei cittadini”, continua sulla stessa linea Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre. “Per questo abbiamo chiesto con forza che anche ai corrotti vengano applicati i provvedimenti di confisca dei beni provenienti da reato previste per i mafiosi e abbiamo accolto con soddisfazione il nuovo Codice Antimafia che prevede tale norma”. La violenza assume varie forme. Nella scuola, nella vita di ogni giorno, nel dramma della tratta dei migranti. Proprio nella tratta vediamo una commistione tra mafia siciliana e mafia nigeriana che la gestiscono anche grazie ai proventi della droga”.

«Oggi a Palermo una giovane nigeriana costretta a prostituirsi è riuscita a scappare dalla sua 'maman' e ha chiesto protezione per affrancarsi dallo sfruttamento. Solo a Palermo i proventi della tratta sono di 10 milioni di euro l’anno, ma è un dato sottostimato», ha detto l’attivista Nino Rocca, nel corso della conferenza del progetto antimafia promosso dal centro studi Pio La Torre e dedicata al «Ruolo delle mafie e restringimento dei diritti, il sistema della corruzione, della violenza e della tratta». Alla conferenza, in corso al cinema Rouge et noir di Palermo, sarebbe dovuta intervenire Osas, una delle donne nigeriane che è riuscita ad affrancarsi dallo sfruttamento della prostituzione e presidentessa del gruppo «donne di Benin City di Palermo». Ma la fuga odierna della giovane nigeriana l’ha costretta ad attivare una serie di misure di protezione urgenti previste in questi casi. L'associazione «Donne di Benin City» di Palermo ha annunciato un incontro questo sabato in occasione della giornata europea contro la tratta alle 10 alla Chiesa di San Giovanni Decollato nel capoluogo per discutere dello sfruttamento delle minori nigeriane. La stessa sera, alle 22, in via Filippo Juvara, ci sarà un momento di preghiera, seguito da una fiaccolata in ricordo di Loveth, la nigeriana che fu trovata seminuda e senza vita vicino a dei cassonetti del capoluogo. Il 18 ottobre, alle 16, alla Favorita il gruppo «Donne di Benin City» farà un momento di preghiera in ricordo di un’altra vittima, Favour, nel luogo dove è stata avvistata l’ultima volta prima di essere uccisa da un cliente.

La prossima conferenza si terrà mercoledì 8 novembre sul tema "L’espansione territoriale delle mafie e la corruzione. Differenze di genere nella diffusione della corruzione”. A discuterne il professor Rocco Sciarrone, sociologo dell'Università di Torino e il professor Antonio La Spina, sociologo della Luiss. Luiss. 


L'economia illegale vale il 12,6% del Pil, quasi 12  miliardi solo dalla droga

Il volto oscuro dell’economia tra droga, prostituzione, contrabbando, evasione fiscale e lavoro nero vale il 12,6% del Pil in Italia: 208 miliardi di euro nel 2015. L’Istat prende le misure a quell'economia «non osservata" composta dal sommerso e dalle attività illegali e scopre un mondo in trasformazione, dove cala il valore dell’evasione, ma aumenta il lavoro nero fino a coinvolgere 3,7 milioni di persone, e cresce il traffico di stupefacenti, che muove 11,8 miliardi di euro. 

 Il risultato complessivo è quello di «una brusca diminuzione" dell’economia non osservata, dopo anni di espansione: nel 2015 sommerso e traffici illegali generano quasi 5 miliardi di valore aggiunto in meno rispetto al 2014 e il loro peso rispetto al Pil cala di mezzo punto percentuale, attestandosi poco sotto al livello del 2012. I progressi sono dovuti alla sfera del sommerso, che vale oltre 6 miliardi in meno (per un totale di 190 miliardi), e in particolare alla riduzione delle false dichiarazioni delle imprese al fisco per occultare parte del reddito. 

 Ma i passi avanti sono contrastati dal peso del lavoro nero, che continua a crescere e rappresenta per l’Istat «una caratteristica strutturale» dell’economia italiana: tra il 2012 e il 2015 il ricorso al lavoro non regolare da parte di imprese e famiglie è cresciuto del 5,2% e l’ultimo anno del triennio ha visto un ulteriore aumento dell’1,6%. Il tasso di irregolarità - che calcola il peso delle unità di lavoro non regolari sul totale - è al 15,9% ma sfiora il 50% (47,6%) nei servizi alla persona ed è sopra la media anche in agricoltura (17,9%), nelle costruzioni (16,9%), nel commercio, nei trasporti e nel turismo (16,7%). 

 Questi numeri preoccupano il sindacato. Il lavoro nero «è una piaga che continua implacabilmente a persistere», commenta il segretario confederale della Uil Guglielmo Loy, che chiede un "sistema di vigilanza e sanzionatorio moderno ed efficace che venga visto come un deterrente». Nel 2016, ricorda Loy, le ispezioni hanno riguardato poco più di un’azienda su dieci, tra quelle con dipendenti censite dall’Inps, e i controlli sono addirittura diminuiti dagli oltre 220mila del 2014 fino a 192mila. 

 La maggioranza, per voce della responsabile Lavoro del Pd, Chiara Gribaudo, manifesta invece la volontà di combattere il lavoro nero con due strade «la prima è quella dei controlli, ma la seconda e più importante è quella della semplificazione e della convenienza del lavoro legale», spiega la deputata ricordando che «rendere i contratti più semplici e fruibili è stata una delle sfide del Jobs act», ma «ancora molto può essere fatto dal punto di vista burocratico». 

 Gli ultimi dati Istat permettono di fare luce anche sul valore dei traffici criminali, che risultano in lieve aumento fino a 15,8 miliardi di euro, 200 milioni in più rispetto al 2014. La spinta arriva dal traffico di stupefacenti, che da solo conta per poco meno del 75% delle attività illegali analizzate, e sale da 11,6 miliardi a 11,8 miliardi nel 2015. La prostituzione, invece, genera affari per 3,6 miliardi, di poco inferiori ai 3,7 miliardi dell’anno precedente, e il contrabbando di sigarette vale circa 400 milioni, circa 100 in più rispetto al 2014.

 di Davide Mancuso

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