Ma i figli dei baby boomer sono più cagionevoli

Economia | 30 marzo 2018
Condividi su WhatsApp Twitter

I baby boomer e, in particolare, i nati dal 1956 al 1965 potrebbero invecchiare in condizioni di salute migliori non solo rispetto alle generazioni precedenti, ma anche a quella successiva. Forse è di quest’ultima che dovremmo iniziare a preoccuparci.

Confronto fra generazioni

I baby boomer (la generazione nata dal 1946 al 1965), in Italia come negli altri paesi industrializzati, invecchiano. E i bisogni crescenti di questa popolosa generazione cominciano a destare preoccupazione per la sostenibilità futura della sanità pubblica. Ancora oggi, tuttavia, sappiamo poco della loro salute rispetto alle altre generazioni.
La figura 1 mostra un primo esercizio in questa direzione basato sui dati dell’“Indagine multiscopo sulle famiglie e sugli aspetti della vita quotidiana” (Istat) dall’anno 1997 all’anno 2012. In particolare, per le età tra i 18 e i 86 anni, si riporta la dinamica della salute degli italiani suddivisi per generazioni. La salute è rappresentata da un indice che tiene conto di tre dimensioni. Il primo è un indicatore di salute percepita. Il quesito è quello raccomandato dalla Organizzazione mondiale della sanità: alla domanda “Come giudicherebbe la sua salute in generale?” l’intervistato risponde esprimendo un giudizio con una scala verbale a cinque valori (molto cattiva, cattiva, né buona né cattiva, buona, molto buona). Utilizzando una tecnica di analisi fattoriale, la salute percepita è stata combinata con il numero di condizioni croniche di cui soffre l’intervistato e un indicatore di stile di vita che indica se è fumatore corrente o se ha fumato in passato.
Le generazioni sono state individuate sulla base della definizione dell’Istat. La prima generazione è quella della ricostruzione (definita generazione 0) costituita dai
nati dal 1926 al 1945, protagonisti del secondo dopoguerra. Seguono le generazioni del baby boom, al cui interno si possono identificare due sottogruppi tra loro molto diversi: la generazione dell’impegno (baby boomer 1), costituita dai nati dal 1946 al 1955, protagonisti delle grandi battaglie sociali e trasformazioni culturali degli anni Settanta, e la generazione baby boomer 2, i nati dal 1956 al 1965, cresciuti e vissuti in un’epoca di maggiore benessere economico, di innovazioni tecnologiche rispetto al passato e che offriva più opportunità lavorative rispetto a oggi. Infine, i figli della generazione baby boomer: la generazione X o generazione di transizione, composta dai nati tra il 1966 e il 1980, cresciuti tra il vecchio e il nuovo millennio, entrati nel mondo del lavoro con più lauree e master dei propri genitori, ma i primi a subire le conseguenze della recessione. E condannati a essere “Giovani, carini e disoccupati”, come racconta il film del 1994 di Ben Stiller.

I problemi della generazione X

Dalla figura 1 possiamo trarre diverse indicazioni. La prima, la più ovvia, è che le condizioni di salute si deteriorano per effetto dell’età: sono stabili fino ai 40 anni, poi peggiorano rapidamente. La seconda, meno ovvia, è che le donne sono comparativamente svantaggiate rispetto agli uomini, nonostante la speranza di vita alla nascita risulti più elevata per le prime (oggi 85 anni contro 80,6 degli uomini). Se cominciamo a confrontare le generazioni, scopriamo poi un altro aspetto interessante: il divario tra uomini e donne “dentro le generazioni” si assottiglia notevolmente passando dalla generazione 0 alla generazione X, probabilmente grazie al miglioramento delle condizioni socioeconomiche delle donne, in particolare al maggior livello di istruzione conseguita. In base ai nostri dati il 67 per cento delle donne appartenenti alla generazione X ha un livello di istruzione pari o superiore al diploma di scuola media superiore contro il 12 per cento della generazione 0.
Un esercizio statistico in cui si controlla per l’età e per la regione di residenza, ci ha consentito di ricavare un confronto più preciso.
I risultati suggeriscono che la generazione dei baby boomer 2 potrebbe invecchiare in condizioni di salute migliori non solo rispetto alle generazioni precedenti, ma anche a quella successiva (tabella 1a e 1b). L’aumento dei livelli di istruzione e di benessere economico e i progressi in campo medico, che hanno caratterizzato il vissuto di questa generazione, avrebbero migliorato le condizioni di vita della “nuova” popolazione anziana. Ma il nostro esercizio suggerisce anche che i figli e le figlie dei baby boomer potrebbero non avere le stesse opportunità dei genitori di invecchiare in buona salute e sarebbero le donne ad avere la peggio: a dispetto di uno stile di vita più salutare dei coetanei maschi, misurato nel nostro lavoro dalla minore abitudine al fumo, soffrono di più di malattie croniche e si percepiscono in una condizione di salute peggiore.
Forse vale la pena cominciare a preoccuparsi anche della salute e dei bisogni assistenziali della generazione X. (info.lavoce)

Figura 1 – La salute degli Italiani in base alla classe di età – Confronto tra generazioni

Fonte dati: Istat – Indagine multiscopo sulle famiglie, Aspetti della vita quotidiana” – elaborazione degli autori.

Tabella 1a – Indice di salute per generazione: donne

Nota: stima lineare con minimi quadrati ponderati; Baby Boom 2 categoria di riferimento. *** p < 0.001, ** p <0.01, * p < 0.05.

Tabella 1b – Indice di salute per generazione: uomini

Nota: stima lineare con minimi quadrati ponderati; Baby Boom 2 categoria di riferimento. *** p < 0.001, ** p <0.01, * p < 0.05.



 di Cinzia Di Novi e Anna Marenzi

Ultimi articoli

« Articoli precedenti