Le responsabilità del disastrato bilancio regionale

Politica | 2 luglio 2017
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Per la prima volta la Corte dei Conti della Sicilia ha sospeso il giudizio di parifica del Bilancio della Regione 2016 chiedendo chiarimenti al Governo regionale. Il Governo respinge le contestazioni della Corte dei Conti ribadendo i successi ottenuti nel risanamento di bilancio al limite del fallimento ereditato dai precedenti governi.

I rilievi critici contenuti nelle dettagliate relazioni del presidente Maurizio Graffeo e del procuratore generale Pino Zingale sono gravi e meritano qualche riflessione politica.

Le relazioni di Graffeo e Zingale sono tecniche, ma assumono oggettivamente rilievo politico nel momento in cui in esse si intravede più di un dubbio sull’ottimismo governativo per il risanamento ottenuto del bilancio e sulla sua capacità di programmazione della spesa e di affrontare il nodo intrecciato della crisi economica, della corruzione e della distorsione del modello tipico legale. Le responsabilità non possono essere addebitate solo al presente governo ma almeno a tutti quelli dell’ultimo decennio che, in presenza della crisi globale, hanno continuato a svuotare le casse della Regione e svilito l’Autonomia. Un bilancio in cui le spese correnti rappresentano i nove decimi delle spese totali, le entrate sono diminuite mentre la spesa impegnate è aumentata, le spese correnti risultano impegnate per il 74,62% , mentre quelle in conto capitale solo per un misero 6,89%, sicuramente non è un bilancio che proietta la Sicilia fuori dalla crisi né offre strumenti e investimenti per accelerare la debole ripresa. La contestazione di carenze nell’organizzazione dell’amministrazione e della spesa regionale puntualmente rilevate nei vari settori- dagli archeologi e del personale insufficiente in quei siti archeologici che, nonostante tutto, hanno incrementato visitatori e incassi, al numero delle concessioni demaniali marittime che la Regione non ha ancora censito sollevando dubbi sulle sue previsione di entrate al rapporto abnorme tra dirigenti e personale (1 a 9) al Cerisdi ente di diritto privato trattato come pubblico all’ospedale Giglio con i suoi costi fuori controllo-“ le soluzioni adottate dal Governo non sono risolutive per il riequilibrio dei costi, pur riconoscendo che il 2016 è un anno di transizione per le sfide del risanamento e quella dell’armonizzazione dei sistemi contabili.

In conclusione la Corte dei Conti chiede alla Regione la quantificazione del contenzioso passivo e la stima di quello con soccombenza, la giustificazione dell’omessa istituzione del Fondo rischi spese legali e del Fondo rischi derivati, l’elenco dei residui passivi e attivi 2017/ 2018 e il Piano di copertura del disavanzo di amministrazione al 31/12/2016.

Come era facilmente prevedibile la cosiddetta classe dirigente regionale, ormai lanciata nella campagna elettorale più confusa e incerta del dopoguerra, commenta i rilievi della Corte secondo il ruolo momentaneamente occupato nell’opposizione o nella maggioranza. Ma la cosa strana che anche dalla maggioranza tendono a scaricare ogni critica e responsabilità esclusivamente sul Presidente come se non esistesse alcuna responsabilità collettiva di Governo, dell’Ars e di ogni gruppo politico sinora incapaci di progettare, dalla maggioranza come dall’opposizione, una strategia di rilancio postcrisi della Sicilia. Il Pil è a meno il 12% di quello precrisi, cresce la povertà più del doppio che in Italia, fuggono dalla Sicilia a migliaia i giovani laureati, ma nè parlamentari regionali né i loro cosiddetti partiti hanno trovato il tempo per misurarsi su un piano di interventi concreto. Sembrano tutti più preoccupati a riconquistare una poltrona nella nuova Assemblea che da 90 passerà a 70 che interessati a rispondere ai lavoratori, ai disoccupati, ai precari, alle imprese gravati dalla crisi e dalla soffocante presenza della corruzione diffusa sempre più stretta al potere politico mafioso. I siciliani sapranno liberarsi da questo peso rigenerando la classe dirigente partendo da una democrazia partecipata dal basso? Noi crediamo di si.

 di Vito Lo Monaco

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