Lazzaro felice, a Cannes la favola della santità
Con 'Lazzaro Felicè di Alice Rohrwacher, primo dei due film italiani in concorso al Festival di Cannes, la regista alza il tiro e in un pastiche di generi e riferimenti autoriali - si va dai Taviani al Bertolucci di Novecento fino ad Olmi - mette in campo una favola della santità che alla fine tutto salva. Insomma non è facile districarsi in questa storia che mescola l’inganno dei giusti, la crudeltà dei cattivi, il mondo dei poveri e dei ricchi e tutto questo con improbabili, quanto voluti, salti temporali.
Il fatto è che Alice Rohrwacher in 'Lazzaro Felicè, molto applaudito alla premiere di pubblico e stampa e che sarà distribuito da 01 dal 31 maggio, vuole parlare appunto di lazzari felici, di uomini buoni da lei incontrati, e questo al di là di loro, di una credibile storia, del tempo stesso, perché alla fine per lei al centro di tutto c'è solo la figura di Lazzaro (Adriano Tordiolo), contadino così buono da non sembrare neppure stupido.
La storia è difficile da raccontare. Parte in un’azienda agricola durante gli anni Novanta, ma che sembra viva nel Medioevo dove la 'marchesa-padronà, Alfonsina De Luna (Nicoletta Braschi), tratta i suoi contadini come veri e propri schiavi. Qui ci sono anche una giovanissima contadina, Antonia (Agnese Graziani), e il viziatissimo rampollo di famiglia Tancredi Luca Chikovani, pieno di ricco cinismo, ma che scopre l'amicizia grazie all’angelico Lazzaro.
A un certo punto un fatto di cronaca porta la polizia nella tenuta ed arriva lo scandalo, ovvero l’improbabile 'ingannò della famiglia dei marchesi, re del tabacco, che sono riusciti a tenere nascosto ai propri contadini che negli anni Novanta hanno diritti e vanno pagati.
Da qui un salto temporale di venti anni e si arriva al medioevo di oggi. Ora i contadini sono più vecchi, ma sempre poveri e i marchesi invece caduti in disgrazia.
In questo ritrovato futuro ricompare Lazzaro, giovane come anni prima. Lui è ancora buono, uno che ha le virtù di San Francesco che neppure i lupi osano attaccare ("loro sanno sentire l’odore dell’uomo buono"). Per i contadini, specie per Antonia (Alba Roarwacher) è miracolo, ma la sorpresa dura poco (siamo pur dentro a una favola).
Lazzaro andrà a cercare così il suo vecchio amico Tancredi (Tommaso Ragno) ormai in rovina e a cercare di fare l’ultimo miracolo per i suoi vecchi padroni sfruttatori.
Rohrwacher: cerco la bontà nel medioevo di ieri e oggi
E’ appena finita con dieci minuti di applausi una proiezione trionfale per 'Lazzaro felicè di Alice Rohrwacher, in concorso per la Palma d’Oro al Festival di Cannes. «Ho ultimato il film solo mercoledì, venire qui era davvero una scommessa e non mi aspettavo nulla: un film bislacco e libero, davvero non pensavamo all’accoglienza», dice ancora emozionata la regista. Dedica gli applausi di questa sera a Ermanno Olmi, il 'Mastrò come lo chiama lei, «il cui sguardo ci manca. Avevo forte il desiderio di fargli vedere il film e purtroppo non ho fatto in tempo».
Nella storia di 'Lazzaro felicè, un animo buono oltre ogni razionalità in una storia che parte da un medioevo recente per arrivare ad un medioevo presente, c'è forte una dimensione religiosa, «nel senso preistorico del termine, la vicenda di San Francesco - ha risposto all’ANSA Alice Rohrwacher - è sicuramente uno spunto, come pure un libro per bambini che mi aveva stregato, di Chiara Frugoni, in cui un lupo non mangia il protagonista perché capisce che è buono, così come accade al mio Lazzaro».
Adriano Tardiolo, il protagonista al suo debutto cinematografico, è proprio come la Rohrwacher lo rappresenta: occhi felici sul mondo. «Lazzaro non giudica - prosegue la regista - ma ha una fiducia incondizionata nel prossimo. E anche se la mia è una fiaba, io lazzari così nella realtà li ho incontrati davvero. Lazzaro è una persona concreta, ma anche un simbolo, quello della possibilità di stare al mondo e fidarsi degli uomini». La regista racconta che questa «era una storia urgente perché la mezzadria è finita solo nel 1982 e io ho vissuto quell'epoca e prima che questa memoria contadina sparisca mi piaceva testimoniarla. Non penso affatto che bisogna tornare al passato, ad un mondo arcaico, quello era un medioevo e aveva bellezze e amarezze, che ho cercato di mostrare nella prima parte del film, così come ci sono oggi».
Lazzaro felice è una storia temporalmente volutamente confusa che arriva fino all’oggi, facendo capire l’evoluzione rapida degli ultimi vent'anni del nostro paese. «Elsa Morante diceva che siamo passati dal primo medioevo al secondo medioevo, ho pensato di raccontare questo passaggio ma in realtà mentre tutto cambia, in realtà tutto resta com'è».
E’ una storia che la regista non esita a definire una fiaba, con i buoni e i cattivi, come la terribile marchesa interpretata da Nicoletta Braschi. «Sono ancora commossa per il film, che mi ha toccato corde profonde - ha detto l’attrice, accompagnata a Cannes da Roberto Benigni - ho cercato di passare al personaggio tutto il disgusto che provavo per lei».
Il viaggio nel tempo e senza tempo di Lazzaro felice capita l'indomani della marcia delle donne sulla Montee des Marces alla quale hanno partecipato sia Alice che Alba Rohrwacher. "L'emozione di ieri - sottolinea Alice - è stata reale e simbolica al tempo stesso, è un’immagine che parla, lasciamola ora lavorare. Essere qui è uno dei risultati, anche se la selezione di Fremaux non è stata certo di genere quanto di sguardi sul mondo».
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