Laureati del Mezzogiorno, il lavoro è sempre più difficile

Società | 16 giugno 2018
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Il ‘dottore tipo’ che riesce più facilmente a trovare lavoro in Italia ad un anno dalla laurea è uomo, del Nord, ha conseguito la laurea triennale, ha frequentato una università del Nord, ha competenze informatiche e ha già qualche esperienza di lavoro maturata durante il periodo degli studi. E’ questo l’identikit che viene fuori dalla XX Indagine AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati a un anno dal conseguimento del titolo accademico. 

Che siano gli uomini  a piazzarsi più facilmente nel mercato del lavoro - i dottori hanno il 14,7% di probabilità in più rispetto alle dottoresse - non sorprende, a differenza di quanto accade per le opportunità occupazionali legate al titolo di studio: sono maggiori - il 14,7% di probabilità in più - per coloro che sono in possesso di una laurea di primo livello rispetto a chi ha conseguito una laurea magistrale biennale. L’indagine conferma anche un dato noto da tempo: chi ha studiato a Nord ha il 44,9% di possibilità in più di trovare un lavoro rispetto a chi consegue il titolo accademico in un ateneo del Sud, così come chi risiede in una delle regioni settentrionali ha il 34,1% di probabilità in più di essere occupato rispetto a coloro che vivono nel Mezzogiorno. Va da sé che il rispetto dei tempi previsti per il completamento del percorso universitario agevola la ricerca di un lavoro. Chi è fuoricorso di un anno ha il doppio delle possibilità, il 52,5%, di essere assunto rispetto a quanti conseguono il titolo con almeno quattro anni di ritardo. 

A pesare nell’ingresso nel mondo del lavoro è sicuramente anche l’esperienza professionale pregressa - soprattutto se continuativa e a tempo pieno per almeno la metà della durata degli studi - che si traduce in competenze e abilità. Queste ultime rappresentano una discriminante non indifferente: gli studenti-lavoratori, infatti, hanno il 53% di probabilità in più di trovare un lavoro rispetto a chi non ha mai vissuto in un contesto lavorativo. Se poi nel curriculum il neo-laureato vanta uno stage ha il 20,6% di probabilità in più di trovare una occupazione in tempi più brevi di chi non ha svolto alcun tirocinio curriculare. Maggiori sono le chances - il 14% di probabilità in più - per chi ha partecipato ad un programma UE di studio all’estero. Ovviamente, anche le  conoscenze informatiche hanno un loro peso: chi sa usare almeno cinque strumenti informatici ha il 18,5% di probabilità in più di essere assunto rispetto a chi conosce non più di due strumenti. 

A sorpresa, lo studio mostra che l’appartenenza ad una ‘buona famiglia’ non agevola l’ingresso nel mondo del lavoro: i laureati provenienti da famiglie in cui almeno un genitore è laureato hanno una minore probabilità di occupazione, - 8,7%, a un anno dal titolo.  

La determinazione nell’acquisire professionalità e a fare carriera da maggiori probabilità - da +14,1% a 9,2% - di trovare un lavoro a un anno dalla laurea, così come la disponibilità ad effettuare trasferte per motivi lavorativi è vincente ai fini lavorativi (22,7% di probabilità in più). Viceversa, minori sono le probabilità di occupazione per chi ritiene importante la stabilità del posto di lavoro, la rispondenza ai propri interessi culturali e la flessibilità dell’orario di lavoro (le probabilità variano da - 8,4 a -12,7%). 

 di Alida Federico

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