La violenza contro le donne che non vuole avere fine
Maltrattamenti fisici, bambine costrette a sposare uomini adulti, tratta e sfruttamento della prostituzione, mutilazioni genitali, sono molteplici le forme in cui si perpetuano le violenze sulle donne, non solo nelle società meno avanzate. Di questo si è parlato nella videoconferenza sul tema "le violenze contro le donne nella società contemporanea" tenutasi stamani al cinema Rouge et Noir di Palermo nell'ambito del Progetto educativo antimafia promosso dal Centro Studi Pio La Torre.
"Fino a quarant'anni fa esisteva in Italia il diritto d'onore - ricorda Pina Lalli, professoressa ordinaria di Sociologia dei processi culturali e comunicativi dell'Università di Bologna - se un uomo scopriva la moglie in flagranza di adulterio e l'uccideva aveva un attenuante perché aveva agito per salvaguardare il proprio onore ferito. Per fortuna la legge è stata abolita, ma non sono spariti i luoghi comuni e gli stereotipi che l'accompagnavano.
Abbiamo condotto una ricerca - continua la Lalli - su come i giornalisti raccontino i casi di violenza estrema e leggendo gli articoli della stampa nazionale si nota come sia molto difficile fare un racconto che sfugga agli stereotipi del raptus, della gelosia, come se facessimo fatica ad avere gli strumenti per raccontare i fatti in maniera diversa, cosa che non succede se si parla di stranieri". Le vittime di assassinio non sono classificate per genere, alcune associazioni hanno cercato di ricostruire quante donne siano uccise ogni anno. Il dato, sottostimato, parla di 1036 donne uccise dal 2005 al 2013. Il 72% sono italiane e di queste oltre il 60% è stato ucciso da un partner, mentre il 75% degli assassini è italiano. Altro tema drammatico è quello delle spose bambine.
"Più di 700 milioni di donne nel mondo si sono sposate prima dei 18 anni e 250 milioni prima dei quindici - spiega Ornella Dino, dottoressa referente dell'assistenza sanitaria ai migranti dell'Asp di Palermo -, ogni anno nel mondo 15 milioni di donne minorenni si sposano e un terzo ha meno di quindici anni. Molte donne poi sono costrette a subire mutilazioni genetiche. Sono circa duecento milioni le donne che le hanno subite e ogni anno questa terribile pratica riguarda tre milioni di bambine da pochi mesi di vita fino ai 14 anni. Questa pratica - continua la Dino - ora viene fatta sempre più in tenera età, perché le bambine non possano opporsi.
Non bisogna pensare che sia una pratica legata all'Islam, le mutilazioni cominciano nell'antico Egitto ai tempi dei faraoni, poi continuarono nell'antica Roma. Oggi Egitto, Somalia e Indonesia sono i paesi in cui vengono più praticate". Commovente il racconto di Osas Egbon, dell'associazione delle donne di Benin City, giunta da migrante in Italia, costretta a prostituirsi ma adesso libera e madre di due bimbi. "Molte donne sono vittime delle violenze derivante dalla tratta dei migranti. Sono vendute per procurare denaro alle proprie famiglie, vengono violentate dai soldati e dagli altri migranti e costrette poi a prostituirsi quando arrivano in Italia. Se non vengono aiutate a uscire da questa situazione, così come è capitato a me, non potranno mai essere veramente libere".
Una delle associazioni che si occupa di assistenza alle donne è "Le Onde" la cui psicologa Stefania Campisi sottolinea come "le donne vittime di violenza che si rivolgono alla nostra associazione sono circa 400-600 l'anno. Di queste il 96-98% sono donne che raccontano di violenze subite da persone che conoscevano. Molti raccontano di violenze subite prima dei 15 anni. Un aspetto poco considerato è quello delle vittime indirette delle violenze, come i bambini, Non c'è ancora una legge che tutela i bambini di donne vittime di femminicidio e che hanno assistito o percepito violenze da parte di un genitore".
La mattinata è stata trasmessa in videoconferenza per le scuole che hanno aderito al progetto e in diretta streaming sul sito del Centro Studi Pio La Torre www.piolatorre.it e sul portale legalità dell’Ansa www.ansa.it/legalita.
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