La strategia di rilancio per la Sicilia, consigli ai candidati al governo

Politica | 19 giugno 2017
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La  Sicilia, come è noto, langue in fondo a quasi tutte le classifiche delle regioni italiane non solo per lo scarso sviluppo economico e per  la misura della disoccupazione, giovanile e non, ma anche per la quantità e la qualità dei servizi. Basta per questo ultimo aspetto considerare lo stato dei settori che l’autonomia di cui godiamo assegna alla nostra regione:  la sanità, i trasporti ferroviari, la   formazione professionale, la raccolta dei rifiuti , le discariche, i lavori pubblici, la burocrazia regionale, quelle che  sono state le province, il territorio, le strade, tutti settori in condizione a dir poco problematica.

Grandi imputati l’assemblea regionale ed i  governi che si sono succeduti, per altro responsabili dello scadimento della nostra immagine  a livello nazionale per gli sprechi, l’abusivismo edilizio e l’eccezionale quantità di personale precario.

La situazione, se possibile, nell’ultimo periodo si è aggravata per l’acuirsi della crisi finanziaria e per l’approssimarsi  delle elezioni regionali  , elezioni che non  favoriscono certo l’attività legislativa se non per qualche provvedimento teso a favorire  qualche categoria di  elettori.

 Eppure, anche per le politiche a corto raggio praticate in genere nel sud, oltre che per la situazione grave in cui si trova la nostra regione, sarebbe opportuno elaborare una strategia che affrontasse i suoi principali problemi strutturali  al fine di creare le premesse dello sviluppo economico, ridurre la disoccupazione e  migliorare i servizi. Essa dovrebbe essere ispirata e garantita da una persona competente e di alto prestigio e preliminarmente  mirare   a ridurre, se non eliminare, lo svantaggio competitivo che oggi soffriamo per le pessime condizioni del nostro contesto, svantaggio che in passato ed ancora oggi scoraggia gli operatori economici dal fare investimenti in Sicilia

Elaborare una strategia vuol dire stabilire degli obiettivi a medio e lungo termine da perseguire, scadenzarli, trovare i consensi necessari, perseguirli con coerenza e con costanza, definire i piani operativi ed i controlli necessari .

Per realizzarla occorrerebbe prima di tutto:

a) riconoscere come premessa  la gravità e l’insostenibilità dell’attuale condizione della nostra regione;

 b) stabilire la “vision” dell’ente, come intendere la sua attività ( fino ad ora è stata intesa come stipendificio) al fine di identificare in funzione di essa la sua  “mission”, la sua funzione ;

c) analizzare le caratteristiche del contesto in cui la regione è chiamata ad operare al fine di scoprire opportunità e rischi (analisi dell’ambiente esterno);

d) individuare i  punti di forza ed i  punti di debolezza dell’ente (analisi dell’ambiente interno) onde tenerne conto nella programmazione dell’azione strategica;

e) definire, anche in base ai punti di cui sopra ed  alla concezione dell’attività dell’ente, in quali  settori operare, come operare e come competere (strategie competitive) ;

 f) individuare le leve e le funzioni aziendali attraverso le quali agire ( strategie funzionali);

 g) procedere ad una ristrutturazione organizzativa e finanziaria in modo da assicurare il raggiungimento degli obiettivi programmati.

            Certo tutto questo può apparire complicato ma chi ha questa opinione deve tenere presente che:

1)      abbiamo raggiunto un livello di depressione, non solo economica, difficilmente compatibile con un paese civile;

2)      lo sviluppo economico da tutti auspicato esige condizioni di contesto di cui non disponiamo;

3)      lo Stato ormai per il suo elevato debito non può da solo finanziare il nostro sviluppo;

4)      l’alternativa alla mancanza di sviluppo sono il degrado , la disoccupazione e l’emigrazione.

     Chi si candida alla guida della Regione dovrebbe riflettere su tutto questo, elaborare comunque una strategia e cercare le alleanze necessarie per portarla avanti .

 


 di Diego Lana

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