La nuova guerra fredda che si combatte sotto i mari del mondo

Società | 13 settembre 2019
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Tra le nuove frontiere delle tensioni e dei conflitti tra superpotenze non c’è solo lo spazio. Anche gli abissi marini si stanno guadagnando una importante nuova collocazione. Non è quella della guerra sottomarina che già conta 170 anni di storia, aggiornata alla inimmaginabile potenza distruttiva dei missili atomici anche a testata multipla che possono essere lanciati dai sommergibili nucleari. Ha piuttosto un altro bersaglio: i cavi marini su cui viaggia internet, la rete. I russi sembrano ormai disporre sia dei dati relativi alla loro posizione sia della tecnologia per tagliare i cavi. Producendo in tal modo catastrofiche conseguenze su apparati, infrastrutture, economia, organizzazione stessa dei potenziali avversari. Cioè di Stati Uniti, Europa e non solo. In caso di crisi acuta, senza sparare un colpo, senza causare direttamente una sola vittima in questa azione, sarebbero così in grado di assestare una mazzata – quella sì mortale – all’intero sistema di vita occidentale, alla sicurezza, alla finanza, alla produzione, all’occupazione. Scenari da cataclisma. Una parola tornare dalla rete alle lettere in busta, dalle comunicazioni via web e dalla posta elettronica al telegramma, alle operazioni bancarie eseguite con carta e penna, alle transazioni finanziarie calcolate a mano o con la calcolatrice a manovella, agli interventi chirurgici che si eseguono senza il supporto della tecnologia informatica, al traffico aereo non più interconnesso, affidato alle singole torri di controllo, agli aerei con il computer di bordo ridotto a poco più di un soprammobile. Addio giornali on-line, addio social, Facebook, Twitter, Instagram, addio influencer, followers, “mi piace” (che sollievo sarebbe questo, per la verità…). Dimenticatevi di acquisti on-line e di e-commerce.

Tra chi nega ogni responsabilità, tra chi minimizza e chi enfatizza i rischi, tra chi suppone che si possa almeno in parte rimediare a catastrofi informatiche al cui confronto gli attacchi degli hacker sono nulla più di un passatempo da ragazzi monelli e chi teme che non esistano “Piani B” in grado di arginare le conseguenze del taglio dei cavi di fibra sottomarini della rete, proviamo a ricostruire scenari degni di una avvincente (ed inquietante) spy story. Scenari da copione cinematografico di un capolavoro del filone.

Lo facciamo con l’ausilio di organi di stampa di informazione quotidiana e ricorrendo anche a siti più o meno “di parte”. Cominciando dall’ennesimo incidente ad un sommergibile russo che poco più di due mesi fa ha (ri)acceso prepotentemente i riflettori su una delle tante iniziative autorizzate dal presidente russo Vladimir Putin e tradotte in azioni concrete dall’avanzatissimo apparato scientifico-militare di Mosca. Azioni aggressive, bellicose, da organizzare, collaudare, rodare e attivare al momento giusto. Che non tarderà ad arrivare, se si continua nella frenetica corsa agli armamenti sempre più distruttivi di questi ultimi anni, nelle accuse e controaccuse, nelle ripicche e controripicche tra russi e americani e tra americani e cinesi, nelle crescenti tensioni geopolitiche e commerciali fra le tre principali superpotenze mondiali.


L’incendio a bordo del sottomarino russo As-12 “Losharik”

Qualche mese fa, il 2 luglio, le agenzie battono e i media riprendono in tutto il mondo la notizia di un incidente a un sottomarino russo. Scrive Davide Bartoccini su “Il Giornale”: “Un sottomarino russo che aveva l’obiettivo di effettuare rilievi batimetrici legati a scopi militari è rimasto vittima di un incidente che ha causato la morte di 14 sommergibilisti. A riportarlo sono state fonti del ministero della Difesa di Mosca, che parlano di un incendio scoppiato a bordo del sottomarino nucleare “speciale” Losharik mentre era in acque territoriali russe. L’incidente è avvenuto nella giornata di lunedì. “Il primo luglio nelle acque territoriali della Russia è scoppiato un incendio a bordo di un’unità per la ricerca scientifica in acque profonde che studiava l’ambiente marino dell’oceano mondiale per conto della marina russa” ha riportato l’agenzia d’informazione Interfax citando una dichiarazione del Ministero.

Secondo quanto riportato le vittime, 14 in tutto, sarebbero decedute in seguito all’inalazione di gas combusti, probabilmente dopo essere rimasti a lungo intrappolati negli scompartimenti isolati per non far propagare l’incendio che avrebbe messo a rischio l’intero sottomarino. Il Ministero russo ha rilasciato un comunicato riportando l’informazione che dopo aver domato l’incendio il sottomarino As-12 “Losharik” è stato rimorchiato fino a Severomorsk, base navale dove è schierata la Flotta del Nord. Il Cremlino ha reso noto che è stata aperta una inchiesta sull’accaduto e che verrà presieduta dal Capo di Stato maggiore della Marina russa Nicolay Yevmenov.

La tragedia ha immediatamente riportato alla memoria il disastro del Kursk, sottomarino della marina russa perso nell’agosto del 2000 dopo un oscuro incidente che causò la morte di 118 persone”.

“Repubblica” nello stesso giorno nel suo articolo sull’incidente (“Incendio in un sommergibile russo, morti 14 marinai”) aggiunge che il Ministero della Difesa russo “non ha fornito alcun dettaglio sul tipo di sottomarino ma i media russi, citando fonti anonime dell’esercito, hanno parlato di un As-12, mezzo nucleare utilizzato per operazioni speciali di intelligence. Non ha neanche detto quante persone erano a bordo al momento dell’incendio. Il presidente russo ha cancellato tutti gli impegni per discutere di quanto accaduto con il ministro della Difesa Sergey Shoigu. Lo ha riferito un portavoce del Cremlino”.

L’indomani, mercoledì 3 luglio, alcuni siti e organi di stampa cercano di capire e spiegare meglio cosa è successo e quale attività effettivamente svolgeva il sottomarino. Scrive “Nextquotidiano.it” in un articolo dal titolo “As-12 Losharik: il sottomarino nucleare in fiamme e il pericolo radiazioni”: “Secondo la ricostruzione dell’emittente RBC, l’unità andata distrutta – ora riportata alla base della flotta settentrionale di Severomorsk – è l’As-12 Losharik (progetto 10831), entrata in servizio nel 2010 e considerata dagli esperti come una delle più moderne e segrete imbarcazioni della Marina federale. Ufficialmente serve per studiare le profondità degli oceani. Come spiega “Il Messaggero”, da decenni la Russia sta tentando di dimostrare che parte dell’Artico appartiene alla sua piattaforma continentale, quindi avrebbe sovranità su queste terre ed acque ricche di materie prime. Campioni di terreno dai fondali sono stati recuperati ad una profondità di 2500 metri ma, stando ad alcuni esperti, questo apparato è in grado di raggiungere la quota di meno 6 mila metri”.


Le “ricerche oceanografiche” di Mosca in fondo al mare

La tesi di ricerche collegate all’individuazione nelle profondità marine di materie prime in linea del tutto teorica al limite potrebbe starci. Ma perché tanta riservatezza e segreto militare? E perché a queste ricerche dovrebbero attendere mezzi navali tra i più sofisticati dell’apparato di difesa russo? Si fa strada in Occidente, e non solo, una spiegazione ben diversa. E non è una spiegazione nuova visto che un primo allarme è stato lanciato nel 2015. Mette insieme tutti i pezzi con una ricostruzione documentata e plausibile “Business Insider Italia”: “L’As-12, noto anche come “Losharik”, è stato progettato negli anni 80 e inaugurato nel 2003, ma i dettagli delle sue capacità e del suo compito sono rimasti in gran parte segreti, hanno riferito Radio Free Europe/Radio Liberty e Reuters. Un sottomarino nucleare disarmato. Il Losharik e il suo equipaggio di 25 uomini possono operare a profondità superiori a 3.000 metri, riferisce ABC News. BBC Monitoring ha riportato che i funzionari statunitensi hanno detto che l’As-12 è stato progettato per tagliare i cavi sottomarini che mantengono in funzione la rete mondiale. Stati Uniti ed altri funzionari occidentali hanno più volte avvertito che le navi russe sono state attive vicino a cavi in fibra ottica sottomarini che trasportano i dati relativi a chiamate, email, messaggi e miliardi di dollari di transazioni finanziarie giornaliere. “I russi parlano di queste navi in questo programma, che fanno ricerche batimetriche e ricerche oceaniche, nel senso che fanno cose sul fondo del mare”, ha detto a Business Insider Bryan Clark, ex ufficiale della marina statunitense e esperto di guerra sottomarina. “Se stanno facendo ricerche sul fondo del mare con un sottomarino militare, probabilmente sono anche in grado di mettere fuori uso o interrompere il cablaggio sottomarino o altre infrastrutture sottomarine, come i gasdotti”. “Questi sottomarini potrebbero anche essere usati per installare, rimuovere o distruggere gli array di sonar sul fondo marino” per rafforzare le difese della Russia o smantellare le difese di un altro paese. Il Ministero della Difesa russo ha detto che l’incendio è avvenuto mentre la nave stava conducendo indagini batimetriche – misurando la profondità del fondo marino. Il Ministero della Difesa martedì ha descritto la nave sottomarina come una progettata per studiare il fondo del mare nell’interesse della marina, secondo una dichiarazione in russo riportata dall’agenzia di stampa Interfax. Mosca non ha fornito alcuna spiegazione specifica sul tipo o sul modello della nave, dicendo solo che i dettagli sono un “segreto di stato”, secondo AFP. “Fa parte del più alto livello di informazioni riservate, quindi è assolutamente normale che non venga divulgato nulla al riguardo” ha detto ai giornalisti il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov”.

Ma quali sono le caratteristiche tecniche del sommergibile Lasharik che l’1 luglio si è trasformato in una bara per 14 componenti dell’equipaggio? Cominciamo dalle dimensioni. E’ più piccolo rispetto ai colossali sommergibili nucleari russi e americani che si avvicinano ai 170-180 metri di lunghezza. Il Losharik sarebbe lungo 74 metri (secondo altre fonti 60). Non è comunque, come si intuisce subito, neppure un piccolo batiscafo. E’ in genere trasportato sotto la chiglia di un grande sottomarino nucleare (si pensa in questo caso sia qualche “bestione” della classe Oremburg), usato come base. Può operare fino a 6.000 metri di profondità. E’ dotato di braccia meccaniche. In teoria quindi potrebbe anche recidere cavi.


Le interpretazioni minimizzatrici

Non è un caso che siti ed emittenti della propaganda governativa russa in più lingue che trasmettono nel mondo provino a minimizzare. Emblematico l’articolo postato sul sito “Sputnik Italia” quello stesso 1 luglio, non appena si diffondono le prime notizie dell’incidente, dal titolo (che sa tanto di excusatio non petita, accusatio manifesta) “Cosa accade se la Russia taglia i cavi subacquei di internet”: “Secondo gli esperti, i militari occidentali stanno altamente esagerando su questa minaccia. Ogni paio di giorni in tutto il mondo si danneggia uno dei 428 cavi sottomarini. Nella maggior parte dei casi le cause sono i terremoti o le navi e il loro ancoraggio. Gli utenti di internet spesso non si accorgono della rottura, i dati vengono automaticamente reindirizzati su un’altra linea. In Europa, USA, Asia Orientale e in altre regioni ci sono una moltitudine di cavi. Quindi, scrive Wired, se i sottomarini russi dovessero rompere un paio di cavi nell’Oceano Atlantico, non disturberebbe gravemente il funzionamento di internet. Anche se riuscissero a tagliare tutti i fili dell’Atlantico, il traffico sarebbe ancora possibile reindirizzandolo attraverso i cavi dell’Oceano Pacifico. Nel caso in cui la Russia in qualche modo incredibile riesca a tagliare completamente fuori gli USA da internet, gli americani sarebbero in grado di utilizzare la rete di terra per la comunicazione all’interno del paese, afferma il giornale. In precedenza, gli esperti russi hanno definito fantasie la dichiarazione sull’intenzione della Russia di danneggiare i cavi dell’Atlantico. In particolare, l’esperto militare, redattore capo del giornale “L’Arsenale della Patria”, Victor Murakovskij ha dichiarato che Mosca ha la possibilità teorica di danneggiare in acque profonde la comunicazione che attraversa il fondo dell’Oceano Atlantico, tuttavia la dichiarazione sull’intenzione di farlo è frutto dell’immaginazione dello stato maggiore britannico. Un portavoce dell’ambasciata russa nel Regno Unito ha detto che le parole dei militari britannici (su cui ci soffermeremo più avanti, n.d.r.) sulla minaccia per i cavi sottomarini da parte di Mosca sono un tentativo di aumentare il bilancio della difesa”.


La nave Yantar e quella navigazione tra costa atlantica statunitense e Cuba

Facciamo un passo indietro di quattro anni. Scrive sul portale di geopolitica “eastwest.eu” Danilo Elia il 27 ottobre 2015 in un circostanziato pezzo dall’evocativo titolo “Veramente la Russia vuole tagliare i cavi di internet?”: “E’ stato il New York Times a spargere per primo la notizia. Lo scorso mese i campanelli d’allarme del Pentagono sono scattati quando la nave russa Yantar ha lanciato i due sottomarini di cui è equipaggiata dalle parti di Guantanamo, Cuba, proprio dove passano le dorsali sottomarine delle comunicazioni mondiali. Le fonti citate dal NYT dicono che “la nave Yantar e i suoi due sottomarini di profondità sono capaci di tranciare i cavi a miglia di profondità”. “Benché non ci sia alcuna prova di cavi tagliati” continua il NYT, “la preoccupazione è crescente”. E ancora, “Sono quotidianamente preoccupato per quello che i russi potrebbero fare”, ha detto l’ammiraglio Frederick J. Roegge, comandante della flotta sottomarina del Pacifico. A una diretta domanda sulla possibilità che taglino i russi i cavi sottomarini, però, l’ammiraglio non ha risposto. (…) La Yantar non è una nave militare. E’ una nave oceanografica che somiglia più a un laboratorio galleggiante. Appartiene però alla Flotta del Nord, sotto il Ministero della Difesa, che ne ha ordinato la costruzione ai cantieri di Kaliningrad nel 2009. E’ stata varata nel 2012. “La nave è equipaggiata con attrezzature scientifiche uniche nel loro genere per la raccolta di dati oceanici. Ha capacità superiori a quelle di tutte le altre navi oceanografiche. Non esiste nulla di simile”, ha detto il capo del dipartimento studi sottomarini del Ministero della Difesa russo, Alexej Burilichev. (…) Tornando ai cavi e all’internet c’è da stupirsi ancora meno. E’ sempre il New York Times che, tra le righe, riporta la cosa alla sua dimensione reale: “Alcuni ufficiali della difesa e dell’intelligence americana temono che la Russia possa attaccare le linee di comunicazioni in caso di tensioni o conflitto”. Ebbene, cosa c’è da stupirsi se in caso di guerra tra Usa e Russia quest’ultima cercasse di interrompere il flusso delle informazioni del nemico? Ma l’obiettivo della ricognizione della Yantar potrebbe anche essere il semplice “ascolto” delle comunicazioni. Non sarebbe certo una novità, soprattutto per gli americani. Nel 1971, il sottomarino Usa Halibut trovò un cavo di comunicazioni russo sul fondale del mar di Okhotsk, tra la costa orientale russa e la penisola della Kamichatka, a nord del Giappone. Rimase lì a origliare per dieci anni. L’Nsa, poi, dispone ormai da anni del sottomarino Jimmy Carter che, tra le sue funzioni di spionaggio, ha la capacità di intercettare le comunicazioni attraverso i cavi sottomarini, anche di fibra ottica. Insomma, per il momento possiamo stare tranquilli che nessuno taglierà i cavi sottomarini che portano dati e comunicazioni direttamente nelle orecchie delle navi spia”.

Quella riportata è una tesi che potremmo definire tranquillizzatrice o non apprensiva. Assai più preoccupata sullo stesso argomento, invece, l’analisi, di qualche ora prima, di un altro sito, “ZeusNews.it” (“Il Pentagono teme che i russi taglino i cavi sottomarini di Internet”) il quale - essendo un notiziario dedicato a quanto avviene nel mondo di internet, dell’informatica, della telefonia - ricorre a spiegazioni più tecniche che partono molto da lontano, dal 1860 e dai cavi sottomarini telegrafici. “La posizione dei cavi sottomarini che supportano la rete mondiale di comunicazioni telefoniche e internet non è un segreto: sono gli stessi posti dal 1860, ossia da quando si è iniziato a posare cavi sottomarini telegrafici, e gli operatori delle telecomunicazioni preferiscono ambienti familiari nel quadro di accordi ormai secolari. I cavi speciali sottomarini che supportano le comunicazioni militari segrete di Paesi come gli Usa si trovano invece a grandi profondità e in luoghi non segnati dalle mappe. Oggi però il Ministero della Difesa Usa teme per la sicurezza di questa rete a causa di un rinnovato e intenso impegno della flotta militare russa. Proprio il mese scorso la nave spia russa Yantar, dotata di due sommergibili, ha incrociato lentamente al largo della costa orientale degli Stati Uniti nel suo cammino verso Cuba, nei pressi della stazione navale americana di Guantanamo Bay. E’ stata monitorata costantemente da satelliti spia americani, navi e aerei. I funzionari della Marina hanno detto che la Yantar e i sommergibili che possono lasciare i suoi ponti hanno la capacità di tagliare i cavi sottomarini”.


Scenari sottomarini, obiettivi, modalità tecniche

Il 27 ottobre 2015 su “ByoBlu”, blog italiano di controinformazione, una analisi a firma di Claudio Messora (“Sottomarini russi minacciano la dorsale internet nell’Oceano. Gli Stati Uniti in allerta”) aiuta ad inquadrare tutti i vari aspetti della complessa questione, non solo d’ordine militare ma anche tecnico-operativo. “Virtualmente tutte le informazioni del mondo viaggiano nelle profondità del mare. Oltre il 95 per cento di tutto quello che si muove su Internet passa attraverso circa 200 cavi, alcuni dei quali sono stesi ad una profondità tale da pareggiare, negativamente, l’altezza del monte Everest. Di solito, tutta questa mole di informazioni viaggiano al sicuro lungo i filamenti di fibra ottica sui quali corrono i dati che rappresentano la spina dorsale dell’economia globale. Ultimamente, però, molte segnalazioni da fonti diverse indicano un rinnovato interesse delle forze russe per quei cavi: i sottomarini di Putin starebbero effettuando un perlustramento dettagliato e mirato del sistema. Le motivazioni tattiche alla base di questo comportamento sono chiare: in caso di innalzamento delle tensioni geopolitiche, l’accesso al sistema di cavi sottomarini rappresenta una ricchissima miniera d’oro per l’intelligence e la potenziale distruzione dell’intera economia del nemico, nonché un vanto per la marina russa, che sta cercando di addestrare i propri uomini ad eseguire le delicate e complesse operazioni tecniche necessarie per allacciarsi alla rete e intercettare il flusso di informazioni.

Negli Usa è l’Huffington Post a suggerire che i marines dovrebbero essere pronti a difendere i “loro” cavi sottomarini, esattamente come vengono difese le linee elettriche, le industrie primarie e le reti di trasporto. Il che si traduce in un potenziamento dell’operatività sottomarina degli States, sia dal punto di vista della potenza che dall’equipaggiamento tecnologico e delle competenze degli equipaggi. Ma soprattutto, si lancia l’idea di una task force Nato per il pattugliamento e la sorveglianza delle infrastrutture dati oceaniche, nonché la necessità di aumentare la resistenza e la ridondanza della rete dei cavi, che attualmente è molto vulnerabile rispetto a possibili sabotaggi, specialmente nelle parti terminali, dove gli stessi giacciono in acque relativamente profonde. Viene inoltre lanciata proprio in questa ore l’idea di avere molti “dark cables”, cioè un sistema di cavi non operativi ma pronti per sostituire quelli eventualmente danneggiati. La Russia ha replicato che la nave spia Yantar, che il mese scorso si aggirava nei pressi di Guantanamo Bay, esattamente dove parte uno di questi collegamenti, equipaggiata con veicoli sottomarini in grado di tagliare i cavi, sarebbe una nave oceanografica usata per le ricerche scientifiche”.


Come a Washington anche a Londra cresce la preoccupazione

Due anni dopo le prime apprensioni suscitate dalla …crociera della Yantar dalle parti della costa orientale Usa e delle coste cubane – siamo alla fine del 2017 - il maresciallo dell’Aria sir Stuart Peach, Capo di Stato maggiore britannico, mette in guardia il governo inglese e la Nato: la Russia potrebbe servirsi dei sommergibili sempre più moderni di cui dispone per provocare danni economici immensi ai suoi avversari distruggendo i cavi sottomarini per internet e le telecomunicazioni.

E’ enorme e complicata la rete di cavi sottomarini che fa funzionare Internet diffusa in tutto il mondo. Molte centinaia di cavi in fibra ottica garantiscono la vastità dell’infrastruttura che mantiene in funzione internet. Come spiegava Business Insider Italia il 18 febbraio 2018 (“La stupefacente mappa dei cavi sottomarini che trasportano il 97 per cento dei dati di Internet. E c’è chi teme che la Russia possa tagliarli”) è stata costruita in decenni, principalmente come risultato di iniziative private, più che di progetti di infrastrutture statali coordinate, come le reti stradali o idriche. “Sebbene siano di evidente importanza strategica per i paesi coinvolti, si fa relativamente poco per proteggerli. (…) Rishj Sunal, un deputato conservatore inglese, ha prodotto un rapporto per il think tank di Policy Exchange in cui ha avvertito che la Russia sta “operando aggressivamente” nell’Atlantico, dove i cavi collegano l’Europa e gli Stati Uniti. Nella prefazione al rapporto, l’ammiraglio della Marina statunitense in pensione James Stavridis ha affermato: “Le forze dei sottomarini russi hanno intrapreso attività di monitoraggio e targeting dettagliate nelle vicinanze dell’infrastruttura di cavi sottomarini del Nord Atlantico”. Ha detto che hanno la capacità di fare un colpo mirato, causando un danno “potenzialmente catastrofico”.

Dunque anche in Gran Bretagna come negli Stati Uniti aumenta la preoccupazione. L’allarme del membro del Parlamento fa il paio con il monito del generale Peach del dicembre 2017 a cui abbiamo già accennato (“C’è un nuovo rischio per il nostro modo di vivere, che è la vulnerabilità dei cavi che attraversano i fondali marini – ammoniva l’alto ufficiale - Potete immaginare uno scenario in cui questi cavi vengono tagliati o interrotti, il che avrebbe immediatamente e potenzialmente conseguenze catastrofiche sulla nostra economia e su altri modi di vivere”). Timori ripresi, sempre a fine 2017, anche da Robert Hannigan, ex direttore del GCHQ – Government Communications Headquarters, l’agenzia governativa britannica che si occupa di sicurezza, spionaggio, controspionaggio nell’ambito delle comunicazioni - il quale in una intervista al quotidiano londinese Times dichiarava: “Nella guerra ibrida è possibile modificare l’economia del Regno Unito anche senza metterla in ginocchio, tagliando solo alcuni cavi in fibra ottica. Si potrebbero rallentare le cose e con il trading automatico si potrebbe rendere la vita molto difficile se uno lo volesse, senza dover affrontare un conflitto completo”.

La Russia – concludeva Business Insider – ha risposto agli allarmi sostenendo che non è una cosa seria. La sua ambasciata a Londra ha pubblicato un sondaggio su Twitter in risposta all’intervista al Times in cui la maggior parte degli intervistati sembrava non prendere sul serio la prospettiva”.

Informazione, manipolazione, disinformazione. Sembrano mosse e contromosse da film di “007”. O da romanzi di fantapolitica o fantastrategia. In realtà sono scenari quanto mai concreti, da crisi internazionale particolarmente acuta o, ancora più presumibilmente, da una delle nuove frontiere (assieme allo spazio) dei conflitti sempre più avveniristici e catastrofici che si programmano per il futuro. Ecco perché sembrano pagine del geniale scrittore Jules Verne o soggetti cinematografici di spy story. Ma dalla fervida penna di qualche autore alla realtà più raggelante il passo è purtroppo assai più breve di quanto si pensi.

 di Pino Scorciapino

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