La 'ndragheta impoverisce le casse della Cgil

Economia | 2 maggio 2017
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La notizia è stata pubblicata il 26 aprile dal Sole 24 ore, suscitando qualche curiosità anche per il titolo confezionato dal quotidiano di Confindustria “La 'ndragheta impoverisce le casse della Cgil”. In realtà è successo che, a sostegno della decisione di Cgil-Cisl-Uil emiliano-romagnole di costituirsi parte civile nel processo contro la cosca Grande Aracri di Crotone scaturito dall'inchiesta Aemilia, il prof. Alessandro Santoro- associato di Scienza delle Finanze alla Bocconi di Milano- ha presentato una relazione che quantifica il danno economico subito dall'organizzazione sindacale in ragione dell'attività criminale espletata nella regione. Va chiarito in premessa che la Cgil ha dichiarato che le somme eventualmente deliberate dal Tribunale in sede di risarcimento non saranno utilizzate per l'attività ordinaria ma destinate ad un apposito fondo per iniziative a sostegno della legalità. 

Non è la prima volta che le organizzazioni sindacali si costituiscono parte civile in processi penali: avviene ordinariamente nelle cause per infortuni sul lavoro, sta succedendo in Calabria in occasione dei principali processi contro la 'ndragheta, è accaduto più volte in Sicilia contro la mafia. La novità è il tentativo di quantificare il danno diretto nell'attività di tutela collettiva delle lavoratrici e dei lavoratori che all'organizzazione sindacale deriva dalla presenza dell'associazione criminale. Insomma la criminalità, nell'assunto della ricerca, non produce solo effetti di intimidazione e di pressione sociale che vanno a detrimento della libera iniziativa sindacale, ma determina anche un danno diretto in termini di minor numero di iscritti alle imprese (nel caso in specie quelle edili) e perciò di minori entrate da deleghe sindacali. Naturalmente è stato precisato dai dirigenti della Cgil emiliana che tali fattori sono influenzati anche dalla credibilità del sindacato e dalla competizione tra le varie sigle. Precisate tali premesse, il prof. Santoro ha elaborato le sue indagini seguendo il metodo dell'analisi controfattuale, o “analisi della differenza delle differenze” mutuato dallo studio di Banca d'Italia sull'influenza della criminalità organizzata sull'economia delle regioni meridionali. L'analisi controfattuale, generalmente utilizzata nella valutazione delle politiche pubbliche, risponde a domande mirate a provare l'entità ed il segno degli effetti certi di un intervento. In sostanza sono tre le domande principali: l'intervento produce effetti positivi o negativi? Di quale entità? I cambiamenti osservati sono davvero attribuibili all'evento? 

Al fine di verificare i risultati è necessario avere un universo di riferimento simile nel quale si possa verificare l'entità e qualità dei fenomeni in assenza degli elementi che si suppone producano le alterazioni. In questo caso è stata considerata la situazione della Toscana, regione con caratteristiche socio- economiche, struttura produttiva, tasso di sindacalizzazione e cultura della legalità simili a quelle esistenti in Emilia-Romagna. La ricerca ha stimato in un calo 10.511 iscritti e in una perdita di 1.042.742 euro il danno subito dal sindacato degli edili in conseguenza dell'attività della 'ndrina crotonese dal 2004 ad oggi. Questa la notizia, che aiuta a fare alcune riflessioni sulla situazione siciliana a partire anche dalla conclusioni di un recente studio pubblicato su Strumenti RES (V. Saluto “Criminalità e sviluppo economico in Italia:un'analisi delle differenze territoriali” dicembre 2016) che evidenziano come le associazioni criminali diffuse sul territorio nazionale, in particolare la mafia e la 'ndragheta presentino la tendenza a collocare “i traffici illeciti nelle regioni settentrionali e le attività di controllo nelle province del Mezzogiorno”; queste ultime si configurano come “reati più dannosi rispetto ai primi proprio perché erodono ricchezza e non permettono la messa in moto di quei circuiti virtuosi necessari alla crescita economica”. 

Viene qui confermata la correlazione diretta tra la presenza della mafia e i risultati negativi delle performances economiche conseguite a livello dei territori. Non è difficile dimostrare che in Sicilia tale circuito vizioso a parità degli altri fattori evidenziati dalla ricerca della Bocconi, influenza negativamente anche l'attività delle organizzazioni sindacali da un duplice punto di vista: da un lato la compressione delle spazio dell'impresa sana, costretta a confrontarsi con i costi aggiuntivi dell'illegalità diffusa e della corruzione ed a sopportare il peso costrittivo della presenza dell'economia criminale, dall'altro la presenza diretta dell'impresa mafiosa nel sistema economico con il suo potere d'intimidazione nei confronti dei lavoratori che determina un effetto distorsivo della possibilità dell'organizzazione sindacale di svolgere in piena libertà la sua azione di tutela dei diritti individuali e collettivi e di miglioramento delle condizioni retributive e normative delle lavoratrici e dei lavoratori. La metodologia impostata dal professor Santoro sarà senz'altro utile anche nella complessa azione che il sindacato siciliano è chiamato a svolgere in una fase in cui la presenza mafiosa, pur apparentemente meno invasiva sul terreno dell'azione violenta e degli omicidi, si va probabilmente ristrutturando attraverso la penetrazione in nuovi e diversi settori dell'economia.

 di Franco Garufi

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