La miseria siciliana ignorata dall'Ars ma non dai comici
Diventerà l'intemerata (vulgo: cazziatone) di Pif a Crocetta, diffidato a garantire entro trenta giorni il finanziamento della tutela h.24 ai disabili oppure a dimettersi, la forma nuova che la politica assumerà in Sicilia? Intanto, per non farci cogliere di sorpresa, cominciamo col prenotare i comici che vanno per la maggiore. A Ficarra e Picone potremmo affidare la direzione di un grande comune siciliano e "vedere l'effetto che fa". Per la Regione potrà provvedere Grillo, nel tempo che gli resta libero dagli impegni di sindaco ombra di Roma. A chi affidare, invece, la causa della povertà, che nell'isola colpisce circa 900.000 persone, come ricordano i dati della fondazione Res? Peccato sia morto, ma il non plus ultra sarebbe un confronto tra il Totò di ”Miseria e nobiltà” e l'aplomb anglosassone del benamato presidente della Regione. Dal momento che, purtroppo, lo stato attuale delle conoscenze scientifiche non ci consente di riportare in vita il principe napoletano, basta rivolgerci a Cipri e Maresco, oppure conviene allargare la ricerca in ambito nazionale?
Il quesito va sciolto rapidamente perché la Sicilia rischia ancora una volta di perdere un' occasione. Il Senato ha definitivamente approvato la delega per il Reis, reddito di inclusione sociale, per la lotta alla povertà assoluta che in Italia colpisce quattro milioni e mezzo di persone. Si punta a sviluppare il piano nazionale contro la povertà previsto dalla legge nazionale di stabilità 2015. Non si tratta ancora della misura universale che Italia e Grecia sono gli unici paesi europei a non aver adottato, ma è comunque un passo avanti rispetto alle previsioni attuali del Sia (sistema inclusione attiva). Si amplia innanzitutto la platea dei beneficiari che arriverebbe a coprire in una prima fase circa 200.000 famiglie del milione e ottocentomila stimate dall'Istat in condizioni di povertà assoluta. Nel 2016 furono stanziati circa 600 milioni di euro (nuova carta acquisti); con l'approvazione della delega sarebbero disponibili un miliardo per il 2017 e 1 miliardo e 54 milioni per il 2018.
Le disponibilità finanziarie sono perciò ancora ben lontane dalle necessità: secondo Chiara Saraceno, una delle maggiori studiose italiane del fenomeno, l'intervento sull'universo degli individui in povertà assoluta avrebbe un costo pari a circa sette miliardi di euro, sette volte tanto di quanto stanziato. La studiosa (“Le banche da salvare e la povertà dimenticata”su La Repubblica del 29/12/16) segnala inoltre le incongruenze che stanno emergendo dalla prima fase di applicazione della Sia sull'intero territorio nazionale: ”l'introduzione di condizionalità talvolta assurde e controlli sui beneficiari ...con il risultato di ledere la dignità dei beneficiari, ma di escludere molti che pure avrebbero bisogno di sostegno... Un complicato sistema di punteggi discrimina ulteriormente tra i potenziali beneficiari per ridurre la quota degli aventi diritto”.
La delega autorizza il governo ad agire su tre ambiti: il varo di una misura nazionale di contrasto alla povertà e l'esclusione sociale, il riordino delle prestazioni assistenziali finalizzate al contrasto alla povertà, il coordinamento degli interventi in materia di servizi sociali. L'approvazione definitiva rappresenta, insomma, un significativo punto di partenza, ma il concreto articolarsi delle misure andrà definito in sede di decreti delegati, per l'emanazione dei quali ci auguriamo che Governo e Parlamento si muovano in tempi più rapidi, dando finalmente vita a misure nazionali di riordino che superino le norme esistenti,spesso contraddittorie e concepite a suo tempo in una logica politicamente e socialmente superata. In ogni caso esse dovranno muoversi in una logica di semplificazione delle procedure amministrative e di individuazione di meccanismi automatici e sottratti al clientelismo ed alla possibilità di scambi impropri di qualunque genere. Resta sullo sfondo il tema dell'introduzione in Italia di una forma di sostegno al reddito, che è cosa diversa dall'intervento di contrasto alla povertà assoluta.
Si confrontano tante proposte, ma spesso caratterizzate da esigenze di carattere elettorale , quando non segnate da esplicita demagogia. Presto bisognerà occuparsene concretamente perché sarà verosimilmente uno dei leit motiv della imminente campagna per l'elezione del presidente della Regione e dell'Assemblea di palazzo dei Normanni.
In Sicilia tutto tace sul fronte povertà, nonostante bisognerebbe essere ciechi per non vedere che l'isola ha oltre il 18% di incidenza della povertà assoluta a fronte del 9,4% della popolazione nazionale. E' incredibile che nessun politico siciliano di rilievo abbia commentato i dati della ricerca Res che parlano il linguaggio dell'urgenza e della necessità dell'intervento. Il governo regionale continua ad occuparsi d'altro; se pur di qualcosa si occupa dato che non riesce neanche a far approvare la Finanziaria.
Torniamo a chiederlo, come abbiamo fatto tante volte: l'ARS metta all'ordine del giorno il disegno di legge di iniziativa popolare per il contrasto alla povertà assoluta presentato dal Centro studi Pio La Torre, da Cgil-Cisl-Uil e da un ampio cartello di associazioni del volontariato. Esso è coerente con l'impostazione delle norme nazionali (anzi più facile da applicare dal punto di vista delle procedure amministrative) e potrebbe integrare, a favore dei troppi poveri siciliani, le normative nazionali. Le risorse finanziarie ci sono, come abbiamo più volte dimostrato. Ogni ritardo è ingiustificato e colpevole, così come sarebbero insopportabili, soprattutto alla viglia della campagna elettorale, norme finalizzate a costruire consenso clientelare. Se saremo costretti rivolgerci agli uomini di spettacolo per avere udienza da Crocetta, lo faremo. Tuttavia non possiamo tacere che l'immagine del massimo rappresentante dell'istituzione regionale che “vocia” a favore di telecamera sui destini dei soggetti più disagiati e deboli ci appare più tragica che comica: la tragedia di una politica incapace di dare risposte e che si è ridotta ad imitare in malo modo la commedia dell'arte.
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