La mafia stragista incombe ancora, allarme a Palermo
Il presidente della corte d’Appello di Palermo, Matteo Frasca, lancia un nuovo allarme mafia in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario : "L’esito delle recenti indagini ha, ancora una volta, comprovato la piena e costante operatività dell’organizzazione Cosa nostra nell’ambito dei settori illeciti che appartengono alla sua tradizionale e sedimentata attività criminale". Guai ad abbassare la guardia, dopo l’ultima stagione di arresti, condanne e sequestri. Dice il giudice: "Sarebbero sufficienti un paio di anni di minore attenzione nei confronti del fenomeno da parte dello Stato per consentire all’associazione mafiosa di ripristinare l’inaudita forza criminale manifestata sino agli anni Novanta". Il presidente della corte d’Appello non esclude neanche "il ritorno a una stagione di inaudita violenza". E nella sua relazione sottolinea il "pericolo rappresentato dal ritorno in libertà di diverse figure storiche o, in ogni caso, di sicuro prestigio criminale nell’ambito associativo", fenomeno che riguarda diversi mandamenti mafiosi.
Sono quasi cento gli scarcerati eccellenti degli ultimi mesi. E c’è fibrillazione fra i diversi clan. Non è solo una questione di nuova geografia criminale: in ballo c’è il grande affare della droga, tornato a essere il principale canale di finanziamento per i clan. "Le cosche — dice Frasca — sono tornate a investire massicciamente nel traffico internazionale di cocaina, ritenuto non solo attività assai più remunerativa, ma anche meno rischiosa della sistematica imposizione del pizzo alle attività commerciali insistenti nel proprio territorio".
«Il numero dei reati dichiarati estinti per prescrizione ha subito una consistente riduzione: 2.888 contro i 4.235 del periodo precedente», continua Frasca. «In particolare sono stati definiti con pronunce di prescrizione: 1.777 i procedimenti dai GIP (pari al 5,82% del totale dei processi definiti) - ha aggiunto - 690 dai Tribunali (pari al 4,85% del totale dei definiti); 421 dalla Corte di Appello (pari all’8% del totale dei definiti)». "Rispetto all’analogo dato nazionale i dati relativi al distretto di Palermo si mantengono al di sotto per ciascuna tipologia di ufficio, infatti 8,5% è il dato medio nazionale relativo ai Tribunali, 7,9% il dato riguardante gli uffici GIP/GUP, 24,5% l’incidenza percentuale dei procedimenti definiti dalle Corti di Appello con sentenza di prescrizione», ha concluso.
«La mafia continua a essere presente e vitale ed è capace di riorganizzarsi anche in pochi mesi quando colpita severamente da arresti e condanne. Le indagini ci raccontano di una mafia che fattura cifre impressionanti», ha ribadito il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi. «Se a pochi soggetti operanti in piccoli comuni dell’entroterra vengono trovati improvvisamente centinaia di migliaia di euro in contanti, ci si rende conto che la distinzione tra mafia territoriale e mafia degli affari va forse rivista. - ha aggiunto - Cosa nostra fa affari innanzitutto perchè controlla il territorio, anche attraverso le estorsioni o il traffico di droga, guadagnando cifre enormi che poi vengono reinvestite nell’economia apparentemente lecita grazie a prestanomi professionisti imprenditori funzionari di banca».
«Il tentativo di modificare i contenuti della Costituzione, respinto in sede referendaria, viene continuato con leggi come quella sulla precarizzazione del lavoro. Una lavoro talmente sottopagato da assicurare solo una sopravvivenza ai limiti della povertà», sottolinea il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, nel suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario che è stato lungamente applaudito dai partecipanti e dal pubblico. «Una decostituzionalizzazione strisciante - ha proseguito - che passa da politiche economiche che hanno determinato un’ascesa vertiginosa delle diseguaglianze sociali. Ogni giorno viene tradito il solenne impegno preso con il principio sancito dal'articolo 3 della Costituzione, secondo il quale compito della Repubblica è rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana». "Le sfide che ci attendono - ha concluso- vanno quindi ben al di là dall’assicurare la produttività della giustizia, ma è il senso stesso del nostro essere comunità che dobbiamo migliorare».
Catania: luce sulla protezione dei migranti
«La collaborazione instaurata con le associazioni internazionali e i soggetti istituzionali, anche stranieri, coinvolti nel fenomeno degli sbarchi ha consentito di far passare le iscrizioni sul registro per i reati di tratta e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina da due a 48 procedimenti, gettando luce su un cono d’ombra particolarmente inquietante per le prospettive stesse di protezione umanitaria, fortemente attenzionate nel Distretto». Lo ha detto il presidente della Corte d’Appello di Catania, Giuseppe Meliado, durante il suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2018. «Lo dimostra l’intensa ed encomiabile attività di collaborazione interistituzionale promossa dal Tribunale per i minorenni - ha aggiunto Meliadò - in favore dei migranti minorenni soli e delle migranti, provenienti in specie dalla Nigeria e vittime di tratta e di sfruttamento della prostituzione, con esiti assolutamente positivi riguardo ai percorsi di integrazione e di tutela. Il lavoro svolto dagli uffici minorili, che fronteggiano da soli quasi il 40% di tutti gli ingressi dei minori soli, merita il più ampio plauso».«Il coinvolgimento dei magistrati della Corte nelle scelte di miglioramento organizzativo intraprese per ridurre i tempi dei processi e modernizzare la risposta di giustizia ha costituito il principale strumento per garantire l’effettività di obiettivi, essenzialmente affidati al superamento di una visione individualistica dei compiti del giudice, antica e radicata nella mentalità degli operatori di giustizia, ma priva ormai di alcuna capacità propulsiva», scrive ancora Meliadò. «Lo stato dell’amministrazione della giustizia nel distretto è stato influenzato da questo orientamento al cambiamento - osserva- e nonostante il persistere di risalenti criticità, manifesta indubbi segnali di miglioramento, sia sul piano della qualità della risposta giudiziaria, della capacità, in altri termini, dell’apparato giudiziario di dare risposta a fenomeni complessi (dall’immigrazione, alle nuove strategie criminali), sia dei tempi necessari per il suo intervento, che si sono significativamente contratti e, comunque, manifestano un’inversione di tendenza rispetto al passato».
Messina: l'informatizzazzione aiuta nella gestione della giustizia
«Si deve riconoscere che, il Ministero ha compiuto, in quest’ultimo periodo, un notevole sforzo che merita ampio apprezzamento nel favorire la progressione in carriera del personale già in servizio, con il conseguimento della qualifica di funzionario e attraverso nuove assunzioni di assistenti giudiziari (25 unita del distretto) che possa attenuarsi quella limitatezza delle risorse che ha, sin qui, costituito uno degli ostacoli al perseguimento degli obiettivi di contenimento della durata dei processi e delle pendenze». Lo ha detto il presidente della Corte di appello di Messina Michele Galluccio durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario. «Fra i dati positivi - prosegue Galluccio - certamente merita di essere segnalata l’informatizzione del processo civile che deve ritenersi ormai come dato acquisito sia preso i tribunali, che in corte, in virtù dell’impegno di tutte le parti in causa e l'avvio e l’informatizzazione del settore penale oltre che a certe condizioni delle notifiche anche delle varie fasi processuali».
Caltanissetta: aumentano i casi di corruzione, giovani costretti alla fuga
La corruzione è in aumento nel distretto della Corte d’appello di Caltanissetta. Lo ha affermato il procuratore generale di Caltanissetta Sergio Lari, evidenziando che le indagini per i reati contro la pubblica amministrazione hanno registrato un aumento del 42 per cento rispetto a un anno fa. «Non accenna a diminuire - ha spiegato Lari - la predazione sistemica delle risorse pubbliche realizzata tramite la corruzione, che sta svuotando le casse delle pubbliche amministrazioni, contribuendo ad accelerare la grave crisi economica che da anni attanaglia il nostro Paese. Ancora una volta, di fronte alla carenza di adeguate forme di controllo».
«Le indagini della magistratura hanno messo in luce fenomeni estesi di illegalità. E nel frattempo intere generazioni di giovani, soprattutto del Mezzogiorno, continuano ad abbandonare il nostro territorio alla ricerca di un lavoro o di una formazione universitaria che aiuti a trovare l’agognato impiego lavorativo - continua Lari - Questa situazione oltre a privarci delle risorse e delle possibilità di ripresa che potrebbero fornirci le più motivate generazioni giovanili sta sprofondando le fasce più deboli della società. L’economia criminale appare, invece, in controtendenza, mostrandosi capace di produrre sempre maggiore ricchezza, derivante da numerose attività illegali che poi riversa sul mercato con l’effetto di inquinarlo, offrendo denaro e posti di lavoro a giovani e meno giovani in cerca di facili guadagni. Situazione ben visibile anche nel nostro territorio, dove sono sempre pesanti le infiltrazioni mafiose, specie nel territorio di Gela, dove Cosa nostra, Stidda e gruppi criminali minori come il clan Alferi, sono sempre attivi»
«Cosa nostra continua ad imperversare nel territorio nisseno», ha detto a chiare lettere la presidente della Corte d’appello di Caltanissetta Maria Grazia Vagliasindi. «Si tratta di un’organizzazione - ha affermato la presidente - strutturata nei quattro mandamenti di Vallelunga Pratameno, Mussomeli, Gela e Riesi. La Stidda è presente soprattutto a Gela dove, dopo il patto di non belligeranza del 1991, convive con Cosa nostra. Il numero di nuove indagini per mafia è rimasto sostanzialmente identico a quello dello scorso anno. Visto che si è passati a 127 iscrizioni rispetto alle 117 dell’anno precedente. Il dato allarmante - ha aggiunto l’alto magistrato - arriva dalle iscrizioni per gli omicidi di mafia. Si sono infatti registrate 15 nuove indagini a carico di noti e 10 a carico di ignoti, mentre nel periodo precedente erano stati rispettivamente 8 e 4. Elementi che confermano l’alto tasso di infiltrazione mafiosa nel nostro territorio». La presidente della Corte ha inoltre sottolineato l’importanza di garantire il "giusto processo», assicurando tempi rapidi di definizione delle cause civili e penali.
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