La difficile giustizia, i processi per i crimini di guerra tedeschi in Italia

Cultura | 24 ottobre 2017
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Presso la chiesa di San Giacomo dei Militari, sita all’interno del comando legione carabinieri Sicilia di Palermo, è stato presentato il volume ”La difficile giustizia. I processi per i crimini di guerra tedeschi in Italia 1943-2013” scritto da Marco de Paolis, procuratore della Repubblica presso il Tribunale militare di Roma e da Paolo Pezzino, storico ed accademico, alla presenza del comandante interregionale carabinieri Sicilia "Culqualber" generale di corpo d’armata Luigi Robusto e di altre autorità.  All’evento sono intervenuti, oltre gli autori, il comandante della legione carabinieri Sicilia, generale di Brigata Riccardo Galletta, Antonio Scaglione docente di Scienze giuridiche, della società e dello Sport presso l’Università di Palermo, Salvatore Messina già presidente del Tribunale Militare di Palermo e Matteo Di Figlia professore associato di Storia contemporanea all’Università di Palermo. Pubblichiamo l'intervento del professor Antonio Scaglione. 



  “LA DIFFICILE GIUSTIZIA”

I PROCESSI PER I CRIMINI DI GUERRA TEDESCHI IN ITALIA”

(Legione Carabinieri Sicilia-Palermo, 23 ottobre 2017)

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Intervento del

Prof. Antonio Scaglione

Vice Presidente del Consiglio della Magistratura militare


Autorità civili e militari, relatori, gentili signore e signori,

anzitutto ritengo doveroso ringraziare vivamente il Generale di Brigata dott. Riccardo Galletta, Comandante della Legione Carabinieri Sicilia, sia per avere ospitato, in questo splendido e secolare plesso, la presentazione del volume curato dal dott. Marco De Paolis e dal prof. Paolo Pezzino, oggi presenti, sulla storia giudiziaria dei crimini nazifascisti1, sia per avermi invitato a partecipare come relatore.

Voglio poi ricordare che il dott. De Paolis è stato recentemente insignito, a Pechino, del premio alla carriera dalla Associazione internazionale dei Procuratori (IAP), nell’ambito della ventiduesima conferenza del sodalizio.

Nella motivazione si fa riferimento al suo impegno nel perseguire i militari tedeschi responsabili dei crimini di guerra commessi in Italia e all’estero dopo l’8 settembre 1943.

Il magistrato, infatti, ha promosso e istruito oltre 500 procedimenti penali relativi a stragi commesse sia in Italia contro la popolazione civile – tra le quali le stragi di Marzabotto, Monte Sole, Sant’Anna di Stazzema, Civitavella Val di Chiana, Padule di Fucecchio, San Terenzo e Vinca – sia all’estero contro militari italiani, prigionieri di guerra dei nazisti.

In questo contesto sono stati complessivamente 450 i procedimenti penali istruiti dal dott. De Paolis, e, conseguentemente, 80 i militari tedeschi rinviati a giudizio e processati davanti ai Tribunali militari di Roma, La Spezia e Verona e 57 gli ergastoli irrogati.

Il dott. De Paolis è stato anche insignito, in questo mese di ottobre, della cittadinanza onoraria del Comune di Marzabotto.

Quanto ai volumi, già pubblicati e curati dai due autori, il primo affronta le problematiche generali, sostanziali e processuali, relative ai processi per crimini di guerra commessi dalle truppe tedesche nell’Italia occupata negli anni 1943-1945.

Il secondo volume ricostruisce, invece, sul piano storico e giudiziario, la strage avvenuta a Sant’Anna di Stazzema2.

Il terzo, in corso di pubblicazione, riguarderà le vicende di Cefalonia.

Sui primi due volumi deve essere formulato un giudizio ampiamente positivo per l’accurata ricerca delle fonti storiche e giudiziarie e per il difficile compito degli autori di dare una risposta sulle motivazioni, di politica interna e internazionale, per le quali si è verificato un colpevole ritardo nel perseguire efferati delitti che avevano coinvolto migliaia di inermi vittime3.

Sulla base della ricerca che ha portato alla pubblicazione dell’Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia, curato dallo stesso prof. Paolo Pezzino, si registrano nel periodo 1943-1945 circa 22 mila morti escludendo i caduti in combattimento4.

Gli autori evidenziano altresì che, anche laddove è stata fatta giustizia, sia pure tardiva, le sentenze emesse dai collegi giudicanti militari evidenziano comunque rilevanti lacune e difficoltà dei giudici militari nell’affrontare la complessa questione dei crimini di guerra nazifascisti.

Con il termine “Nazifascisti”, vogliamo sottolineare - come ha affermato la Corte di cassazione in una sentenza del 2010 - <<l’osmosi politica e militare tra ideologie che, nate con radici diverse, si unirono nella volontà e nell’azione di razzismo antisionista>>5.

La ricostruzione dei processi penali per i crimini di guerra commessi in Italia, soprattutto nel 1944, evidenzia, come si è già notato, le molte ombre e le più recenti luci della nostra giustizia penale militare6.

Il contesto originario è costituito dalla situazione del nostro paese alla fine del secondo conflitto mondiale.

Si sarebbero dovuti processare immediatamente, con rigore e equilibrio, tutti i militari tedeschi e italiani, responsabili delle stragi e degli altri efferati delitti commessi in danno di militari, civili e ebrei.

Sennonché ciò avvenne in maniera molto limitata.

Infatti, dopo i cinquanta processi circa a carico di militari tedeschi portati a conclusione dalle Corti militari alleate, l’autorità giudiziaria militare italiana, nell’arco temporale di dieci anni, avviò e portò a conclusione solo dodici processi a carico di militari tedeschi per crimini di guerra.

Le cause devono essere ricondotte, sul piano internazionale al contesto della guerra fredda e, sul piano interno, al qualunquismo, alla sconfitta del fronte di sinistra nel 1948, alla spaccatura della popolazione tra comunisti e anticomunisti, all’esigenza di proteggere i militari italiani per i crimini di guerra commessi all’estero, al revanscismo, e al ritorno della vecchia Italia del compromesso e delle ambiguità.

A questo quadro, sul piano normativo, si devono aggiungere l’amnistia del Ministro della Giustizia dell’epoca, motivata dalla “necessità della riconciliazione e della pacificazione di tutti gli Italiani”, nonché i contestuali provvedimenti di indulto, di grazia e di liberazione condizionale concessi ampiamente ai condannati.

Solo nel 1994, dopo un lungo periodo di colpevole stasi giudiziaria, nel corso delle indagini riaperte per la strage delle Fosse ardeatine a carico del Capitano delle SS Erich Priebke, fu scoperto, negli archivi di un ufficio giudiziario militare di Roma, un armadio, passato alla storia, secondo una puntuale definizione del giornalista Franco Giustolisi, come “l’armadio della vergogna”.

In questo armadio erano contenuti 695 fascicoli processuali relativi a delitti commessi dalle truppe tedesche e italiane della Repubblica di Salò nei confronti di civili e militari italiani dal 1943 al 1945, archiviati provvisoriamente nel 1960 dall’autorità giudiziaria militare dell’epoca7, tra i quali gli atti relativi alla strage di Cefalonia8, nella quale furono trucidati dai nazisti, non in combattimento, migliaia di militari italiani della Divisione Acqui.

Purtroppo, però, alla luce di un recente studio di una storica, sia pure limitato ai crimini di guerra commessi all’estero9, si registra un ulteriore periodo di stasi dal 1994 al 2001, connotato da riaperture delle indagini e rapide conclusive archiviazioni.

Ad analoghe conclusioni, sulla base di un confronto tra gli elenchi forniti dalla Procura militare di Roma e gli atti della Commissione parlamentare di inchiesta sull’occultamento dei fascicoli, si è pervenuti anche con riferimento ai processi penali per crimini di guerra commessi dai militari tedeschi nel centro dell’Italia durante l’occupazione tedesca. Nel periodo 1994-2001 si registrano infatti sia provvedimenti di archiviazione senza lo svolgimento di idonee e effettive investigazioni, sia applicazioni generalizzate e problematiche dell’istituto della prescrizione.

Solo successivamente si registrano, invece, riaperture delle indagini e positive conclusioni delle stesse per impulso di alcune Procure militari: la Procura militare di La Spezia, diretta dal dott. De Paolis, tra il 2002 e il 2008, quella di Verona dal 2008 al 2010 e, infine, quella di Roma, diretta dal dott. De Paolis dal 2010 ai nostri giorni.

Da notare altresì che, mentre i pochi processi penali celebrati in precedenza avevano limitato la responsabilità penale ai comandanti, i nuovi processi hanno riguardato anche militari di grado non elevato sul presupposto della irrilevanza, per questi crimini di guerra, della causa di giustificazione dell’adempimento del dovere.

Questi processi per fatti complessi di strage, nonostante la difficoltà di avvalersi della prova testimoniale per il decorso del tempo e anche se con decenni di ritardo dovuti alla già evidenziata stasi processuale del periodo 1994-2001, si sono però conclusi con decine di sentenze di condanna all’ergastolo.

In particolare, con riferimento alla strage di Cefalonia, il relativo procedimento penale fu avviato solo nel 2007 e fu chiuso successivamente per la morte dell’unico imputato, un sottotenente dell’esercito tedesco. Le indagini furono però riaperte nel 2009 dal Procuratore De Paolis e portarono, nel 2013, alla sentenza di condanna all’ergastolo (in contumacia) emessa dal Tribunale militare di Roma, poi passata in giudicato, del caporale tedesco Alfred Stork, ritenuto responsabile della fucilazione di almeno 117 ufficiali dell’Esercito italiano.

Il Procuratore De Paolis dichiarò all’epoca che questa sentenza di condanna, a distanza di settant’anni dai fatti, costituisce comunque un caso di “denegata giustizia”, pur essendo positiva la statuizione che l’ordine illegittimo, nel caso di specie, non doveva essere eseguito non potendo costituire “un paravento per coprire misfatti del genere”10.

Mi avvio alla conclusione, ricordando che, il 27 gennaio 2016 nella ricorrenza del giorno della memoria, il Presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, ha auspicato che “si continuino ad esaminare tutti quei fascicoli sui crimini di guerra commessi durante l’occupazione nazifascista […] non per un’ansia astratta di giustizia, ma solo per conoscere più compiutamente la nostra storia italiana”11.

Aggiungo che permane comunque l’obbligo giuridico, discendente dall’art. 112 della Costituzione, di rendere giustizia, sia pure tardiva e laddove ovviamente ancora possibile nell’inesorabile decorso del tempo, alle migliaia di vittime innocenti della barbarie nazifascista.

Al riguardo, sempre il Procuratore militare di Roma, Marco De Paolis, nel corso di un’intervista dello scorso anno, ha evidenziato, da un lato, positivamente che sono ancora pendenti, davanti alle autorità giudiziarie militari, procedimenti penali per nove stragi nazifasciste, e dall’altro però , con profonda amarezza, che, pur essendo state condannate all’ergastolo negli ultimi dieci anni cinquantasette persone di cui solo sette ancora in vita, la Germania non ha mai eseguito queste sentenze12.

In questo contesto, si deve altresì condividere pienamente, per motivi di trasparenza e di impegno nella memoria, la decisione della Presidenza della Camera dei deputati del febbraio dello scorso anno di pubblicare sul sito web dell’Archivio storico della stessa Camera tutta la già citata documentazione, consistente in oltre tredicimila pagine e “dimenticata” – come si è già notato - dall’immediato dopoguerra sino alla metà degli anni novanta del secolo scorso, che racconta gli efferati crimini di guerra commessi in Italia dai nazifascisti nel periodo 1943-194513.

Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione.


1 In generale sule stragi nazifasciste in Italia, v., da ultimo, A. STRAMACCIONI, Crimini di guerra. Storia e memoria del caso italiano, Laterza, Bari, 2016, p. 39 ss.

2 M. DE PAOLIS - P. PEZZINO, Sant’Anna di Stazzema: Il processo, la storia, i documenti,, Ed. Viella, Roma, 2016.

3 V. , anche, A. M. DE LUCA, Recensione a M. De Paolis e P. Pezzino, La difficile giustizia. I processi per crimini di guerra tedeschi in Italia 1943-2013, Ed. Viella, 2016, in Giust. pen., 2017, I, c. 61 ss.

4 V. il Corriere della Sera 2 marzo 2016.

5 Cass., sez. V, sent. 8 gennaio 2010, n. 10449.

6 Sul tema v. S. BUZZELLI- M. DE PAOLIS - A. SPERANZONI, La ricostruzione giudiziale dei crimini nazifascisti in Italia. Questioni preliminari, Giappichelli, Torino, 2012, passim.


7 V. M. DE PAOLIS, La punizione dei crimini di guerra in Italia, in S. BUZZELLI, M. DE PAOLIS, A. SPERANZONI, La ricostruzione giudiziale dei crimini nazifascisti in Italia, cit., p. 109 ss.

8 V. F. GIUSTOLISI, L’armadio della vergogna, Beat, Nutrimenti, Roma, 2011 (ristampa).

9 I. INSOLVIBILE, Archiviazione definitiva. La sorte dei fascicoli esteri dopo il rinvenimento dell’armadio della vergogna, in Giornale di Storia contemporanea, XVIII (2 n.s.), 1, 2015, pp.5-44.

10 V. E. A. ROSSI, Cefalonia. La resistenza, l’eccidio, il mito, Il Mulino, 2016, p. 119 s..

11 V. Giorno della memoria con Mattarella. Gerusalemme:ebrei colpiti in Europa, in Corriere della Sera, 27 gennaio 2016, p. 21.

12 M. DE PAOLIS, in Corriere della Sera, cit., ibidem.

13 V. A. CUSTODERO, Stragi nazifasciste:on line i documenti dell’armadio della vergogna, in htpp://www.repubblica.it/politica/2016/02/2016/news/stragi­­­­_nazifasciste­_online­_archivi; S. FIORI - C. VECCHIO, Ecco i segreti nascosti nell’armadio della vergogna,in la Repubblica, 17 febbraio 2016, p. 46 s. .



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