La cultura paga la crisi dei comuni, Palermo resiste

Cultura | 28 febbraio 2017
Condividi su WhatsApp Twitter

L’Italia è un paese ricco di patrimonio culturale sia pubblico che privato. Al settore pubblico spetta la prerogativa di valorizzare i beni e promuovere la politica culturale. Tali attività tuttavia non sono svolte solo dallo Stato. Anche i comuni infatti contribuiscono a rendere accessibile la cultura e a diffonderla mantenendo biblioteche, musei e teatri di loro proprietà, oppure organizzando eventi e manifestazioni. Questo ruolo pubblico negli anni è stato più volte messo in discussione, in particolare a seguito della crisi economica.

 Consultando i dati forniti da openbilanci.it si può constatare che anche a livello locale tanti comuni italiani, forse in molti casi stretti tra la necessità di far fronte ai tagli e quella di tutelare le esigenze sociali emerse con la crisi, hanno sacrificato le spese per la cultura. Un calo iniziale si rilevava già prima della crisi economica. Nel 2005 la spesa mediana in cultura delle città con più di 200mila abitanti era di 71,5 euro per ogni abitante; poi, dopo due anni di flessione, risale fino ai 77 euro pro capite del 2009. È proprio dal 2010 che assistiamo all’inizio di un declino inarrestabile.

Record negativo nel 2014, quanto la spesa culturale mediana delle maggiori città scende a 61 euro per abitante. In questo trend generale, però, ci sono delle eccezioni. Tra le 14 maggiori città italiane, sono 6 quelle che nonostante la crisi, hanno aumentato la loro spesa culturale anche dopo il 2010. Palermo, prossima capitale italiana della cultura nel 2018, è la città che ha aumentato di più la spesa in cultura tra il 2010 e il 2014 (+81,8%), seguita da Firenze (+ 80%). A doppia cifra anche gli aumenti di Bari (+ 25%), Catania (+ 16,7%), Napoli (+7,1%) e Trieste (+6,4%). Questi dati segnalano una controtendenza del Mezzogiorno rispetto ai tagli sulla cultura avvenuti in altre grandi città italiane.

 I principali centri italiani del Mezzogiorno si trovano agli ultimi posti, con una spesa attorno ai 20 euro per abitante per Catania, Bari e Palermo – mentre Napoli si colloca sui 15 euro a persona. Al vertice della classifica 2014 la città che – insieme al capoluogo siciliano – ha avuto il maggiori incremento negli anni della crisi: Firenze, con oltre 162 euro per abitante. In Sicilia dei 338 comuni presi in esame, quello che ha speso di più in cultura nel 2014 è stato Acquaviva Platani in provincia di Caltanissetta- attestandosi al 112 posto della classifica dei comuni in tutta Italia- con una spesa pro capite di 213 euro.

 Lo segue Camastra, in provincia di Agrigento, con una spesa pari a 137 euro e Isnello in provincia di Palermo con una spesa pari a 108 euro. Tra i capoluoghi di provincia Agrigento ha una spesa pari a 22 euro, Palermo pari a 20 euro e Trapani pari a 17 euro. Sono stati 27 i Comuni che non hanno speso neppure 1 euro, mentre 18 quelli che hanno speso solo 1 euro. Le politiche adottate tuttavia non sembrano essere state sufficienti a ridurre il divario tra il nord e il sud. Nonostante le scelte degli ultimi anni, infatti, la distanza resta molto ampia. Se si isolano le spese per la cultura nel solo 2014, la classifica delle città maggiori mostra agli ultimi posti quelle meridionali.

 di Melania Federico

Ultimi articoli

« Articoli precedenti