La bella Sicilia da salvare prima che tempo e incuria la distruggano
Sono di proprietà pubblica e privata, quindi con responsabilità differenti. Il pubblico, che spesso è in ritardo o alla ricerca di finanziamenti, e il privato che sovente non si interessa al bene culturale, al bene comune, sottraendosi dunque a una sua precisa responsabilità. Secondo quanto denunciato da Legambiente si tratta per l’esattezza di 12 siti di proprietà pubblica e di 10 di proprietà privata che sono abbandonati all’incuria, all’aggressione degli agenti atmosferici nonché al vandalismo nel totale disinteresse delle Istituzioni, delle Regioni e dei Comuni. E’ quanto si legge nel dossier “La bella Sicilia da salvare” documento presentato nell’ambito della 17a edizione della campagna Salvalarte Sicilia 2018.
Sono a Palermo, quest’anno Capitale della Cultura, i primi tre siti di proprietà pubblica che occorre salvare: Villa Napoli, Villa Raffo e Villa Pignatelli- Florio. Ma in ogni provincia dell’isola ci sono esempi di beni di proprietà pubblica abbandonati al degrado: a Siracusa (Tonnara di Santa Panaria nel capoluogo di provincia e il Castello Svevo ad Augusta), Enna (La Torre del Padre Santo a Piazza Armerina), Trapani (Chiesa di Santa Maria della Grotta a Marsala, Castello di Santa Caterina a Favignana e Chiesa di Santa Maria della Stella ad Alcamo), Agrigento (Chiesa di Santa Rosalia), Messina (Monastero di San Filippo di Agira e Castello di Acquedolci). Legambiente chiede che ci sia un’inversione di rotta, che si salvi la bellezza dall’incuria e che si custodisca la memoria. A tal proposito asserisce che i fondi per i restauri si possono trovare anche grazie ai bandi della Comunità Europea. “Il primo sito inserito nel dossier – spiega Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia - è Villa Napoli, a Palermo, tipico esempio di totale e scellerato disinteresse da parte delle Istituzioni. Questa villa settecentesca è stata ceduta dalla Regione Siciliana, proprietaria dell’immobile, al patrimonio dell’Orchestra Sinfonica Siciliana, impedendo di fatto, alla Soprintendenza di accedere ai finanziamenti per il suo recupero. E negli anni scorsi è stata posta, per il suo stato di degrado e per i ripetuti saccheggi, sotto sequestro dall’Autorità Giudiziaria”.
“In questo nostro dossier abbiamo inserito anche 10 beni di proprietà privata. In questo caso – spiega Zanna – la situazione è più complicata, in quanto la Regione dovrebbe o sollecitare i proprietari a mettere in sicurezza le strutture o provvedere ad acquistarle”. Si tratta dell’Ex Fornace Penna (Scicli- contrada Sampieri), Tonnara del Secco a San Vito Lo Capo; Villa Alliata di Pietratagliata, Ninfeo di Villa Reggio di Campofiorito a Palermo nonché Torre di Isola delle Femmine; Distilleria Giuffrida a Pozzallo; Torre Bigini a Castelvetrano; Torre di Giudaloca a Scopello; Torre del Salto d’Angiò ad Aragona. Caso emblematico è il Castello Schisò che si affaccia sulla baia di Giardini Naxos, costruito a cavallo del XIII e XIV secolo. Edificato nella forma attuale su uno sperone roccioso formato da una colata lavica di età preistorica. Si mira a un graduale recupero dell’edificio storico ed è inserito nel parco archeologico di Naxos”.
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