L'ultima battuta di Vincino, maestro di dissacrante ironia

Cultura | 21 agosto 2018
Condividi su WhatsApp Twitter

È morto a 72 anni il vignettista siciliano Vincino. Pseudonimo di Vincenzo Gallo, era nato a Palermo nel 1946.

Militante di Lotta Continua a Palermo nel 1968, dal 1969 incomincia a collaborare con il quotidiano L'Ora di Palermo, seguendo da disegnatore il processo sulla strage di viale Lazio. Nel 1972 viene chiamato a Roma al giornale di Lotta Continua, dove resta fino al 1978 quando fonda e dirige L'avventurista, inserto satirico dello stesso giornale del movimento. Nello stesso anno partecipa alla nascita della storica rivista Il Male, di cui sarà direttore per quattro anni fino alla chiusura, nel 1982. Tra il 1984 e il 1985 è direttore di Ottovolante, quotidiano di satira uscito per dieci giorni, cui hanno collaborato diversi importanti vignettisti. Nel 1985 incomincia a collaborare a Telelora e con Il Clandestino, supplemento de l'Espresso, e contemporaneamente con Tango, supplemento de l'Unità, e con Linus. Nel 1987 Vincino è direttore di Zut. A causa di un servizio sull'amante di Scalfari perde il lavoro e viene licenziato.


Sempre nel 1987 incomincia la sua lunga e proficua collaborazione con il Corriere della Sera. Nel 1988 esce Cuore e Vincino ne diventa una delle colonne portanti, fino alla chiusura. . Nel 1987 con Vauro, Riccardo Mannelli e Saviane fa risorgere Il Clandestino; poi nel 1988 collabora con Boxer di Vauro, supplemento de Il Manifesto, di cui dirige un numero. Inoltre fonda e dirige la rivista XL. Nell'ottobre del 2011, insieme con Vauro Senesi, rifonda la storica rivista di satira Il Male, che dura due anni. Successivamente collabora, tra gli altri, con il settimanale Vanity Fair, con Il Foglio e con l'emittente radiofonica nazionale Radio Radicale.

Racconta Vincino in Mi chiamavano Togliatti (Utet) – la sua "autobiografia disegnata a dispense" – la passione per il disegno di Giuseppe Scalarini e Jean-Marc Reiser, gli entusiasmi della gioventù politica, le amarezze e le avventure della Sicilia che si considerava una provincia dell'America di Jack Kerouac e Allen Ginsberg, e poi i morti ammazzati dalla mafia, e la politica che ha conosciuto e raccontato con la satira: "Un giorno, ero nella tribuna della Camera dei deputati. Cominciai a disegnare sul mio taccuino proprio sotto il cartello che dice: 'Vietato prendere appunti'. I commessi, avvertiti dalla presidente della Camera, Nilde Iotti, mi raggiunsero e mi intimarono di consegnare il blocco degli appunti, e uscire. Io salii a cavalcioni sul parapetto della tribuna e minacciai di buttarmi sotto se solo mi avessero toccato. Successe un casino".

Rimpiango i vecchi comunisti, anche se sono diventato anti comunista quando ho visto i carri armati dell'Unione Sovietica entrare a Praga. Nella guerra civile spagnola, ammazzarono più anarchici i comunisti che i fascisti. Però, i comunisti erano uomini integri, duri, con i quali anche scontrarsi era un privilegio”, racconta a Nicola Mirenzi. Poi rivolgendosi ai giornalisti: “Nei giornali come il Male, tutto nasceva da infinite discussioni. Era un gioco bellissimo e faticoso, ma sono convinto che i giornali debbano essere fatti con i nemici. È nel conflitto che nascono le idee. Nella contraddizione. Nello scontro. E nella loro gestione. Oggi non è più così?, chiede Rienzi “Oggi, mi pare, sono pochissimi quelli capaci di contraddire l'opinione del proprio direttore”, chiude amaro Vincino.





Ultimi articoli

« Articoli precedenti