L'Italia ricorda l'eccidio di Pio La Torre e Rosario Di Salvo
Il 2017 è l’anno del 35° anniversario del delitto politico-mafioso di Pio La Torre e Rosario Di Salvo. È anche quello del 31° anniversario del Centro Studi Pio La Torre, sin dalla sua fondazione strumento laico-democratico della memoria e dell’elaborazione dell’antimafia sociale.
L’evento principale promosso dal Centro Studi, alla presenza del Capo dello Stato, venerdì 28 aprile al Teatro Biondo di Palermo, è stato preceduto e sarà seguito da una serie di eventi in Sicilia e in Italia. Ne ricordo alcuni: per la Sicilia intanto le molte iniziative nelle scuole italiane luoghi privilegiati delle celebrazioni; la scopertura di un busto di Pio nell’atrio della Facoltà di Giurisprudenza di Palermo, dove si laureò nel 1962; una scultura di Pio e Rosario al Giardino Di Salvo; la mostra fotografica permanente all’aeroporto “Pio La Torre” di Comiso e altri eventi promossi dalla Presidenza della Camera dei deputati; un francobollo da 95 centesimi, appartenente alla serie tematica «Il senso civico». Il francobollo - la cui immagine è stata resa nota oggi da Poste Italiane - mostra, affiancati, i volti delle due vittime. Il bollettino illustrativo dell’emissione reca testi firmati dai figli di Pio La Torre (Franco e Filippo) e dalle figlie di Rosario di Salvo (Tiziana, Sabrina e Laura). L’annullo speciale ''primo giorno di emissione» sarà apposto a Palermo. .
L’anniversario è un’occasione per riflettere sui mutamenti della mafia e su come e quanto deve cambiare l’antimafia sociale nella sua opera di contrasto e di educazione civile quotidiana.
Negli ultimi undici anni il Centro Studi ha esteso la sua azione educativa tra gli studenti grazie al contributo volontario, persistente e gratuito, di scienziati sociali, economisti, giuristi, di tante università siciliane e italiane.
Quest’anno il decimo report, elaborato dal comitato scientifico, contenente l’indagine sulla percezione degli studenti del fenomeno mafioso, sarà presentato al Teatro Biondo alla presenza del Capo dello Stato, da alcuni giovani del Centro- Nord e del Sud che hanno seguito, in oltre diecimila, il progetto educativo antimafia del Centro Studi.
È un modo sobrio per onorare la memoria di Pio e Rosario senza scadere nella retorica e usarla invece per interpretare la nuova realtà della mafia e dell’antimafia. Per i giovani, sia del Nord che del Sud che in oltre tremila hanno compilato il questionario è andata in crisi l’antimafia di cartone, cioè quella parolaia, autoreferenziale, falsa, buona per carriere e candidature politiche o per schermare affari illeciti. I giovani sono fortemente consapevoli della pericolosità della mafia, del fatto il suo radicamento nei territori tradizionali, la sua espansione territoriale nel paese, le nuove forme di transnazionalità sono favoriti dalla corruzione, dalla corruttibilità delle classi dirigenti locali e dal sistema finanziario globalizzato. La percezione di tale fenomeno riguarda in generale l’84% dei giovani, nel Centro-Nord risultano di più rispetto al 2016, ma non c’è differenza significativa tra i giovani del Centro-Nord e del Sud sulla percezione della corruzione. La mafia è forte perché si infiltra nello Stato che è più forte delle mafie solo per un 13% dei giovani.
Per fortuna la stragrande maggioranza dei giovani, oltre il 90%, ripudia la mafia, ma ritiene che sia forte il rapporto tra mafia e politica. Però, la maggioranza dei giovani intervistati non si rivolgeranno a un mafioso o a un politico per un lavoro, assimilando l’uno all’altro.
L’indagine nel suo insieme appare preoccupante e incoraggiante. Sono preoccupanti alcune risposte di cui sopra, ma sono incoraggianti altri elementi emersi da altre risposte riportate per completezza nel report pubblicato su A Sud’Europa.
Sul tema della fiducia verso le rappresentanze sociali e istituzionali svetta quella riposta sugli insegnanti (83%), seguono magistrati, forze dell’ordine, giornalisti, sindacalisti e per ultimi (sfiducia sopra l’80%) i politici locali e nazionali.
I giovani del Meridione sono meno pessimisti dei loro colleghi del Centro-Nord riguardo all’esito della lotta alla mafia. Si vede che una storia più antica di lotta antimafia ha inciso sulla coscienza civile delle nuove generazioni. Sulla percezione dei giovani certamente incide il ruolo educativo della scuola e dell’antimafia sociale che opera quotidianamente prima e dopo ogni anniversario, ma soprattutto la consapevolezza che occorre cambiare il modello di sviluppo e superare ogni forma di disuguaglianza e ingiustizia sociale che alimentano rabbia, populismi, individualismi ed egoismi sociali.
Se le mafie, dicono i giovani, possono influenzare l’economia delle proprie regioni, e del paese, vanno colpite nei loro interessi economici, vanno contrastate la corruzione, il clientelismo, l’omertà e sostenute le buone pratiche di cittadinanza.
Un ragazzo di Como ha scritto nella sua riflessione che il concetto di legalità più che il semplice rispetto della legge deve essere legato alla dignità e alla moralità dell’essere umano. Il mafioso è irrazionale perché non agisce da uomo negando con i suoi comportamenti violenti e delittuosi il fattore distintivo dell’uomo che è la ragione.
Anche Papa Francesco, del quale il Centro Studi ha approvato pubblicamente la sua azione quasi quotidiana di impegno contro la mafia, ha definito la criminalità il male della società, senza dignità e umiltà umana, da considerare esclusa dall’Ecclesia e ha chiamato tutti gli uomini, credenti e no, laici e religiosi, a un impegno civile antimafia corrispondente ai valori evangelici e allo spirito di solidarietà umana.
I giovani sono convinti che la mafia si batte nei luoghi in cui la “ragione” maggiormente si esercita: nella scuola, principale agenzia educativa della società; nell’economia, dove si forma la ricchezza; nelle istituzioni, dove si rappresenta la “Polis”.
La lezione dei martiri di mafia ha fatto scuola: la lotta antimafia è vera e concreta se è legata al cambiamento sociale del potere in senso democratico, per questo tutti loro, compresi Pio e Rosario, sono caduti, ma non inutilmente.
Ultimi articoli
- La nuova Cortina
di ferro grande campo
di battaglia - La riforma agraria che mancò gli obiettivi / 2
- Mattarella, leggi
di svolta dall'incontro
con il Pci - Mattarella fermato
per le aperture al Pci - La legalità vero antidoto per la cultura mafiosa
- Natale, un po' di rabbia
e tanta speranza
nella cesta degli auguri - Lotte e sconfitte
nelle campagne siciliane
al tempo di Ovazza / 1 - La legge bavaglio imbriglia l'informazione
- Perché l’Occidente si autorinnega
- Ovazza, storia di un tecnico
prestato alla politica