L’Italia ludopatica nelle notti in bianco dell’azzardo on line
Si può raccontare l’Italia attraverso una storia probabilmente poco italiana? Si può affidare un simile compito a una figura così poco convenzionale e antiaccademica come Andrea Piva, già sceneggiatore e giocatore professionista di poker, che aveva scritto il precedente e unico romanzo undici anni fa? Sì, si può. Piva è una “felice anomalia”, non un corpo estraneo alla contemporaneità, ma di sicuro distante da mode e consorterie.
Dentro il suo “L’animale notturno” (366 pagine, 16 euro) ci sono più dubbi che certezze, c’è più amarezza che retorica, una Roma bella e maledetta di una decina d’anni fa (bollata da molti, forse frettolosamente, come quella de “La grande bellezza”), la solitudine in generale e in particolare quella feroce del giocatore (ma, per favore, non scomodiamo il vecchio Fedor), l’ossessione per il denaro e le droghe e, last but not least, la radiografia di molti trentenni e quarantenni di oggi: magari colti, brillanti – ma anche no – che per sbarcare il lunario esplorano strade che ai più, specie la gente di un’altra generazione, sembrano inverosimili. Il tutto raccontato con una lingua affilata e ironica, ricchissima di avverbi e aggettivi, intarsiata dei più vari registri linguistici (dal più colloquiale al più alto dei lessici) con qualche tecnicismo, senza cedimenti all’idea di libro come “prodotto smerigliato” che va tanto di moda oggi.
Il lettore (a cui spesso si rivolge la voce narrante, quella di Vittorio Ferragamo) non si lasci ingannare da quanto dice («la fragilità pretestuosa di questo mio teatrino d’intrattenimento») il protagonista su quanto vive e come lo racconta. C’è potenza e sostanza in un racconto tutt’altro che fragile e che non è un teatrino, ma quasi la felice unione di due romanzi in uno. Il calabrese Vittorio (e questo è il primo romanzo) ha lavorato nel cinema, da giovane sceneggiatore di successo, ma – anche a causa del desiderio di non scendere a compromessi – il suo momento sembra già essere passato, tanto che ha pure rotto il naso a Mauro Bonetti, regista e suo ex amico. Si reinventerà, tra ghigni disincantati e dribbling al perbenismo, come “animale notturno” (e questo è il secondo romanzo, ben più avvincente), in infinite partite on line, al poker o alla roulette, iniziato al gioco d’azzardo su Internet dall’ex senatore Mimì Testini, ricco e ottantenne avvocato napoletano su sedia a rotelle, ex protagonista della Prima Repubblica, che gli chiede di fargli compagnia a casa, davanti al computer. Così, grazie alla teoria dei giochi, cioè a un metodo scientifico che apprende in corso d’opera, e a lunghe notti in bianco dei tornei di Texas Holdem, Vittorio ottiene non solo il denaro, suo obiettivo primario, ma una nuova consapevolezza di sé, che non necessariamente coincide con la felicità. Piva, coi suoi dialoghi credibili e la sua felice abilità descrittiva, s’è fatto attendere, ma ne è valsa la pena. Per leggerlo ancora pare che non passerà di nuovo più di un decennio. La storia di Vittorio Ferragamo dovrebbe andare oltre questo volume…
Ultimi articoli
- La nuova Cortina
di ferro grande campo
di battaglia - La riforma agraria che mancò gli obiettivi / 2
- Mattarella, leggi
di svolta dall'incontro
con il Pci - Mattarella fermato
per le aperture al Pci - La legalità vero antidoto per la cultura mafiosa
- Natale, un po' di rabbia
e tanta speranza
nella cesta degli auguri - Lotte e sconfitte
nelle campagne siciliane
al tempo di Ovazza / 1 - La legge bavaglio imbriglia l'informazione
- Perché l’Occidente si autorinnega
- Ovazza, storia di un tecnico
prestato alla politica