L'Italia che rifiuta il patto scellerato tra mafia e Stato

Società | 21 aprile 2018
Condividi su WhatsApp Twitter

Condannati gli ex-vertici del Ros per violenza e minaccia a corpo politico dello Stato, Dell’Utri, cofondatore di Forza Italia, per concorso esterno alla mafia. Assolto l’ex ministro Mancino.

La trattativa tra uomini degli apparati dello Stato, della politica e la mafia ci fu. Non è più una supposizione, ma una sentenza giudiziaria che passerà comunque alla storia seppur in attesa della convalida negli altri gradi di giudizio.

La sentenza, dopo sei anni di dibattito processuale, prova che lo Stato ha scelto di difendere la Costituzione con le sue leggi penali e il regime democratico.

La sentenza di ieri 20 Aprile 2018 conferma l’autonomia dei giudici giudicanti e la validità dell’impianto giuridico introdotto con la legge Rognoni-La Torre. Con essa è stato possibile esplorare i molteplici legami del fenomeno mafioso con i mondi degli affari e della politica e comprenderne e perseguirne i vecchi e nuovi reati, l’evoluzione organizzativa, il metodo e il sistema mafioso esportato in tutto il mondo.

Sono i frutti di quella scuola di pensiero moderno della sinistra comunista, socialista, cattolica del dopoguerra (alla quale sono appartenuti uomini come Li Causi e La Torre) la quale li ha generati nello scontro sociale e politico di quel tempo per la costruzione della democrazia repubblicana. Essi rivendicarono sempre l’attuazione del principio costituzionale della rimozione da parte dello Stato di ogni ostacolo sociale (compreso la mafia) per garantire l’uguaglianza e la libertà, non solo formale, a tutti i cittadini. Tema purtroppo ancora cogente nell’attuale crisi del nostro sistema democratico.

Di tutto ciò dovrebbe tener conto la classe politica i cui tentativi, da una parte e dall’altra, di usare strumentalmente gli esiti del processo nascondono il loro silenzio durante la recente campagna elettorale sul tema della mafia e della corruzione. Ci vuole sempre una sentenza per ricordarle che la priorità è prevenire mafia e corruzione con la scelta di politiche e di uomini che non siano collusi con i mafiosi e i corrotti? Invece quanti collusi e corrotti sono stati eletti nelle recenti elezioni regionali e nazionali?

La mafia continua a esistere, nonostante tutte le sue sconfitte, perché è tollerata e usata da una politica infetta che plaude o contesta le sentenze per schermare i propri comportamenti collusivi e corruttivi.

Nemmeno in questi 45 giorni di tatticismi postelettorali a questi temi è stato fatto cenno da parte di tutti i partiti. È stato appena sollevato il tema della povertà senza alcun legame con quello della disuguaglianza e della violenza quando tutti insieme sono il brodo di coltura delle mafie e della corruzione.

Tutte le forze politiche dicano agli italiani come pensano di applicare ai rei di corruzione la legislazione antimafia, di potenziare le strutture investigative e giudiziarie per un processo veloce e giusto, di rivedere i tempi di prescrizione per i reati di corruzione, di attuare le recenti modifiche al codice antimafia, di potenziare l’Agenzia dei beni confiscati e approvare il decreto legge per le carceri!

E infine, considerato che un altro anno voteremo per il Parlamento europeo, i partiti e i candidati italiani daranno priorità politica alla proposta di varare una legislazione, una procura e strumenti europei per colpire le mafie transnazionali?

 di Vito Lo Monaco

Ultimi articoli

« Articoli precedenti